Fountains Of Wayne
Traffic and Weather
Arrivati al quarto album, i Fountains of Wayne toccano il punto più basso della loro carriera: è inutile girarci attorno, il gruppo non fa altro che proseguire lungo quella parabola discendente che li ha condotti, dalle vette dellottimo album desordio (1996), che proseguiva amabilmente la trama power pop già intrecciata in quel decennio da gruppi come Teenage Fanclub e Posies, giù giù dentro le secche dellispirazione e nella melma di un suono sempre più piatto e artificioso.
Con brani in bilico tra un saltellante power pop (Yolanda Hayes, Strapped for Cash, New Routine) e finte ruvidità da rock band cattiva (Traffic and Weather, 92 Subaru) i Fountains of Wayne tentano di far rivivere i fasti passati e le atmosfere dei dischi di Supergrass e Lemonheads, ma non riuscendo ad avere né il brio dei primi né la carica emotiva dei secondi.
La situazione non migliora quando si attenuano toni già decisamente molto bassi: le melense Fire in the Canyon e This Better Be Good riportano alla mente i momenti più tristi dei Coral e le stagionate prestazioni dellultimo Brian Wilson.
Revolving Dora dà proprio limpressione di musica patinata alleccesso, priva di ogni nerbo; I-95 sarebbe bella, se non fosse per leccessivo pathos emotivo che pervade il finale del brano rovinandolo.
La sensazione generale è quella di una musica di plastica, senza emozione, alla ricerca di una pura dimensione estetica, ma senza essere qualitativamente degna di essere detta bella. Musica dozzinale da discount di supermercato o già masticata e digerita per lheavy rotation su Mtv. Esempio di questa mediocrità la struttura di Hotel majestic, con quel discreto assolo buttato un po lì, lasciato solo a vagare in un mare di futilità.
Si salvano, forse, alcuni brani meno sofisticati come le oneste e scarne Seatbacks and Traytables e Michael and Heather at the Baggage Claim nonchè il discreto power pop di Someone To Love.
Limpressione generale resta però quella di un lavoro dallinutilità sconcertante, privo di ogni spunto originale, eroso da una mancanza decisamente preoccupante di idee, fatto a cui si cerca di rimediare tuffandosi in un passato musicale più o meno distante (Beatles e Beach Boys su tutti, come da tradizione), senza la capacità di operare una qualsivoglia rielaborazione che valga la pena di essere ricordata né di brillare in qualche modo nella rilettura del rassicurante canovaccio.
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