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R Recensione

6/10

Lemeleagre

Atlante

La scena alternativa tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Nuovo Millennio era largamente influenzata, se non addirittura dominata, dal punk più melodico ed orecchiabile di band come Negazione, Minnie's, Prozac+ e, successivamente, Vanilla Sky. Durante quegli anni, nel 1997, nasceva il progetto Lemeleagre dalla fusione tra Psychocandies e Priscilla Zoe. Dal '99 in poi, dopo la pubblicazione del promo In Un Soffio, il trio romagnolo ha acquisito sempre più consensi da parte della critica (vincendo numerosi festival tra cui il M.E.I. e l'Arezzo Wave per la categoria “gruppi emergenti”), senza però riuscire mai ad imporsi al medio/grande pubblico. Questione di tempistiche, poiché gli adolescenti della fine degli anni Novanta si sono ritrovati “maturi” anagraficamente agli albori del Duemila, discostandosi dall'amato punk melodico e abbracciando le sonorità del nuovo millennio (chi si avvicinò al post-qualsiasi cosa, chi si avvicinò all'indie-qualsiasi cosa, chi smise di ascoltare musica e, parlando con i colleghi, ricordava le giornate passate in cameretta a fumare e ad ascoltare i Negazione senza malinconia, ma quasi con un senso di vergogna). Da allora, nell'ombra, Lemeleagre hanno continuato a pubblicare stoicamente dischi mantenendo la falsariga power pop che li contraddistingue ormai da più di dieci anni. E Atlante, il nuovo disco, non è l'eccezione che conferma la regola.

 

Prodotto e missato da Alessandro Sportelli (Negazione, Prozac+), Atlante è il classico disco power pop che cerca di conciliare l'energia della musica rock, la melodia della musica pop, e la rabbia del punk anni '90. Il risultato è buono, anche perché in questo disco si sperimenta poco e si punta al concreto, seguendo i canoni del genere evitando digressioni d'ogni tipo (eccezion fatta per il brano La Chiesa dei Morti Viventi, dove avviene un piccolo, in realtà impercettibile, avvicinamento alla musica elettronica). Chitarroni energici, strofe serrate e ben cadenzate, ritornelli spesso accompagnati da cori e armonie vocali, il tutto per conferire orecchiabilità ai pezzi, che inevitabilmente si fatica a scacciare dalla propria testa (Atlante, Sub, Trementina).

 

Alcuni brani dalla struttura più simile a quella di una power ballad come Giordano, Puro/Impuro e Affidavit sembrano i punti deboli del disco; momenti di simil-quiete non richiesta visto l'incedere sostenuto di tutta la release che, piaccia o non piaccia il genere, riesce a tener viva l'attenzione. Voglio di Più è una cover degli Angeli, storica band hardcore torinese fondata da Roberto Tax Farano, ex Negazione, che presta la sua chitarra alla causa Atlante, almeno in questo brano. La cover è una buona prova, ma perde la cattiveria e la caoticità dell'originale a causa della voce più pulita e della produzione molto più curata.

 

Tirando le somme, Atlante de Lemeleagre è un buon disco power pop. Piacerà moltissimo ai fan della band, così come ai neofiti del genere. Il resto della popolazione invece si ritroverà di fronte ad un disco carino, ma prescindibilissimo. Purtroppo per Lemeleagre il sottoscritto fa parte del resto della popolazione.

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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tramblogy alle 0:16 del 20 settembre 2011 ha scritto:

Ma che copertina?..che cavolo sta combinando?