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R Recensione

6,5/10

The Chills

Snow Bound

Come si fa a non essere semplicemente entusiasti per un nuovo album dei Chills? Martin Phillipps ha camminato a lungo in bilico su quel filo che separa la vita dalla morte, ha vissuto una intera esistenza al limite e si considera un sopravvissuto. Lo dice senza vanagloria oppure compiacimento: la semplice constatazione dolce e amara allo stesso tempo di uno stato di cose che si è protratto per troppo tempo, ma anche la consapevolezza di essere ancora qui per poterne parlare. Dire quanto tutta una serie di brutte storie appartengano al passato può saperlo solo lui, noi invece che amiamo la sua musica non possiamo che provare per lui grande simpatia e accogliere con grandissimo piacere il fatto che dopo il ritorno con "Silver Bullets" (Fire Records, 2015), i Chills sono ancora sul pezzo e si ripropongono con dieci nuove canzoni e un nuovo LP intitolato "Snow Bound".

Anche questa volta il disco è pubblicato da Fire Records ed è stato anticipato nel corso dei mesi da due pezzi messi in diffusione dalla band per presentarne l'uscita ("Complex" e "Lord Of All I Survey"). Martin Phillips lo presenta in sei passaggi: 1. I Chills sono una delle band leggendarie della scena pop-rock neo-zalendese; 2. I Chills hanno pubblicato la più grande summer-hit di sempre: "Heavenly Pop Hit" (1990); 3. I Chills hanno superato una pausa (quel grande buco nero già richiamato) di 19 anni; 4. Dal 2015 i Chills sono ritornati a lavoro con una rinnovata carica, nuova musica e un occhio di riguardo per la politica, l'ambiente e i temi sociali; 5. Eccovi qua "Snow Bound", il nuovo capitolo di questo fantastico viaggio sonoro.

Potrebbero bastare queste parole per presentare il disco, che del resto - va detto - non è che si distingua in maniera particolare per originalità. Questa sta semmai proprio nel marchio di fabbrica, quell'imprinting dato da Martin Phillipps e i Chills al Dunedin Sound e la storia del power-pop in Nuova Zelanda e nel resto del mondo. Da questo punto di vista, be', parliamo sicuramente di qualche cosa di originale: capostipiti di una scuola musicale che riesce ancora a trovare tanto dei seguaci quanto degli epigoni a un livello poco mainstream (gli anni in cui radio e televisione mandavano a ripetizione gli REM sono lontani anni luce oramai) e sotterraneo, dove evidentemente c'è ancora chi riesce a ricercare e riprodurre quella bassa fedeltà sensibile che poi è la stessa di queste dieci canzoni. Rispetto al precedente "Silver Bullets", primo termine di paragone ovviamente per quello che riguarda questo nuovo capitolo della storia dei Chills, "Snow Bound" è un lavoro più omogeneo, c'è una continuità tra tutte e dieci le canzoni e nessuna tra queste sembra spiccare tra le altre oppure differenziarsi per qualche ragione particolare: la formula è sempre quel convincente sound easy-listening che ha una estetica tutta sua eppure allo stesso modo universale. Non ci troviamo davanti a un capolavoro, ma dischi come questi sono diventati delle perle rare mentre invece ce ne sarebbe proprio bisogno in maniera massiva, quindi benissimo così.

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