Crystal Stilts
Nature Noir
Arrivano un po mosci al terzo disco i Crystal Stilts, primo loro su Sacred Bones dopo il buon ep Radiant Door del 2011. Dei primi due lavori scarseggiano sia lenergia sia le buone melodie, mentre le ascendenze post punk ormai arretrano del tutto, dietro una cortina psichedelica sempre più indolentemente resa dallattitudine vocale di Brad Hargett. Deviltalizzati, insomma, più che scazzati.
Gli elementi sono i soliti: chitarre abrasive e in drogato riverbero, organi doorsiani e tanta patina rétro, ma se il dinamismo sta a zero ne escono pezzi in loop stancante (Spirit in Front of Me, "Electrons Rising"), mentre non portano a granché gli archi se dietro ci stanno canzoni scialbe più che noir (Star Crawl, Memory Room, "Phases Forever").
Nel complesso va detto che gli Stilts funzionano meglio dove si abbandonano al gusto C86 e, insomma, più pop, che pure improntava le parti migliori del precedente In Love With Oblivion, rispetto a dove ancheggiano a ritmi elettrici più rochenrolle. Per dirla con due canzoni: bella Sticks and Stones, con la sua chitarra jangle e la linea vocale che illuminano, meno Future Folklore, troppo ingabbiata nel riffettone sixties. Peccato che la maggior parte del disco si impaludi tra queste soluzioni, uscendo anfibia e irrisolta (Words Gone Weird), spesso sottoritmo o in leggera, e non piacevole, confusione (Darken the Door: per la serie non lho capita). La seconda metà del disco, soprattutto, delude, con leccezione della notevole title track.
Ne esce un lavoro grigio, che potrebbe essere lanticamera della routine o il passo a lato di cui poi ci si pente. La seconda che ho detto, spero.
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