R Recensione

7/10

Gomo

Best Of

Who is Gomo?”, si saranno chiesti migliaia di orecchie portoghesi spalancate alla ricerca di nuove oscillazioni musicali, dopo avere ascoltati i due brani “You Might Ask” e “Proud To Be Bald” in radio, che il giovane Paulo Gouvela, sotto lo pseudonimo Gomo, aveva mandato a diverse stazioni radiofoniche senza lasciare nessuna traccia del mittente.Gomo è la migliore dimostrazione possibile del fatto che esistono ancora le favole nella scena musicale, per cui un album promettente vende senza grandi spese e piani di marketing delle grande etichette, senza pubblicità e, ancora più straordinario, senza che il cantante metta in scena il suo bel faccino su My Space.

Poco dopo la sua insolita “infiltrazione”, la sue melodie hanno cominciato a propagarsi per tutti gli stereo del paese, e la sua faccia è stata resa celebre da video irresistibili (in heavy rotation su MTV all’epoca, ed ora su You Tube). La loro semplicità e il loro umorismo sicuramente sono in gran parte responsabili del suo successo: Feeling Alive – primo pezzo dell’esordio - è il divertente esempio di come fare un video low-budget che non manca di sbeffeggiare l’eterno riciclaggio di pose e gesti da rockstar delle tante stelline new rock disseminate per il vecchio e il nuovo mondo, mentre “I Wonder”, nella stessa filosofia, è la perfetta e leggera interpretazione low-budget delle due momenti più inquietanti e euforizzanti di Fight Club.

A importare in Italia Gomo ci ha pensato la Homesleep Records (label di gente come Austin Lace, Sodastream o Giardini di Mirò): la sua spontaneità e la sua leggerezza erano troppo seducenti per non varcare gli angusti confini portoghesi. Quasi ogni pezzo dell’esordio Best of ha l’appeal melodico di un singolo, e il disco è estremamente ballabile, anche se sei da sola a casa. Le melodie di un album felicemente disomogeneo ti catturano attraverso un’iride colorata di onde elettroniche, drum loop, synth lo-fi, fin dal primo gioioso pezzo “Feeling Alive”. Il secondo pezzo, “I Wonder”, uno degli highlight del disco, lusinga l’ascoltatore con una romantica brass section, mentre i brani più sperimentali, come il pezzo a-natalizio “Santa’s Depression”, o “Army Slave” lambiscono le orecchie con la magia della musica fai-da-te, che altri chiamerebbero imperfetta e naïf, e che, al contrario, produce una piacevole freschezza che rende impossibile mantenere un atteggiamento critico contro questo cantante dalla faccia tosta (la sua inclinazione per l’ auto-ironia viene già resa esplicita nel battesimo del titolo dell’album). “Proud To Be Bald” ti attrae con il suo testo e ti spinge a passare sopra la relativa banalità della melodia. La splendida “You Never Came” risalta per contrasto – spezzando per un attimo l’allegria del disco e bagnandosi nelle acque calde di una downtempo in bassa fedeltà.

Con “You Might Ask”, ultima traccia del disco, l’iride di melodie accattivanti si posa nuovamente sulla terra, sempre che si riesca a resistere alla tentazione di schiacciare di nuovo il tasto play dopo pochi secondi. Gomo riporta la filosofia slacker di Pavement e Beck in una musica indie rock in cui ci si prende spesso troppo sul serio. Se questo è “solamente” pop, è pop dal suo verso migliore, incarnazione di allegria, freschezza e giocoso sperimentalismo. Eureka.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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Enrico Venturi (ha votato 8 questo disco) alle 16:46 del 17 febbraio 2008 ha scritto:

Io a suo tempo mi presi un po' una cotta per questo album..tirandomi addosso le ironie dei puristi indie.

Lo recensii altrove (la pagina è ancora online), ma nessuno se lo filò.

Oggi, dopo aver letto queste righe, mi sento un po' meno solo. Grazie.