Best Coast
The Only Place
Canzoncine indie-stupidine, forza, tiratemi voi su il morale! Se la scorsa estate l'esordio dei Best Coast era riuscito a divertire grazie alla sua formula fatta di surf rock in costante uptempo, piglio punk-pop ciondolante e ritornelli killer, questa volta la proposta di Bethany Cosentino risulta indietreggiare -anche se in maniera per niente drammatica- in efficacia e comunicatività.
L'esuberanza da “tre accordi e via” che faceva scivolare le tracce di Crazy for You senza intoppi è sempre presente, ma leggermente sopita: questa volta infatti il tutto, pur venendo riproposto seguendo un canovaccio molto simile, riduce le asperità per un suono maggiormente laccato e pulito (grazie alla produzione di Jon Brion), privilegiando melodie nitide senza tuttavia rinunciare al piglio “stonato” dell'esordio, tra richiami ai girl group, arrangiamenti più coraggiosi e filastrocche indie.
Filastrocche, appunto, come quelle della prima The Only Place, che ci promette che nulla è cambiato negli ultimi due anni (But we always, yes we always / we always have fun), della più posata Why I Cry, che ripropone il romanticismo neanche troppo spicciolo di brani passati come Goodbye o Our Deal (You seem to think you know everything / but you don't know why I cry) o ancora di Let's Go Home. Tutti brani spigliati ma lontani dall'anima lo-fi che nel 2010 aveva mandato molti (me compreso) in sollucheri. Un cambiamento che salta particolarmente all'occhio nel corpo centrale dell'album, dove si trovano brani come la lenta Dreaming My Life Away e i suoi profumi bossa-nova, con quel suo mood notturno cui contribuisce l'apporto dreamy del vibrafono, o la curatissima My Life con i suoi inserti d'archi, o ancora nell'indie pop zuccheroso dai richiami anni '50 di Do You Love Me Like You Used To Do.
Un ingresso in una fase adulta forse non pienamente convincente ma sicuramente piacevole e (speriamo) promettente. Non resta che far passare l'estate e vedere come se la cavano i Best Coast con l'autunno.
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