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R Recensione

6/10

Active Child

You Are All I See

Active Child, l’arpa, ed una vastità di emozioni mai completamente elaborate: possiamo, banalmente, sintetizzare in questi termini il debutto (anticipato dall’ep Curtis Lane del 2010) del ventitreenne americano Patrick Grossi, “You Are All I See”. Ma c’è, giustamente, di più in questo lavoro: un contenitore synth pop di matrice ‘80s in cui il nostro si muove con fluidità, tra scalate (goth)wave e flavour dreamy, condite da aromi - nell’etere – r’n’b. Ancorato saldamente ad un approccio, in sostanza, easy listening, il sound si mostra altamente hi-fi (la produzione); il cantato in falsetto, classico e modulato via corollari ricavati da talenti vocali quali Jonathan Meilburg (Shearwater) ed Antony Hegarty, tenta, spontaneo, soluzioni in profondità, note sul terreno più esposto dell’underground (e non) ai vari James Blake, Bon Iver e Jamie Woon.

Emozioni a fiotti, si diceva, che nel songwriting non paiono mai elevarsi a sentimenti, data la materia ‘grezza’ e pericolosamente affettiva delle liriche – ma, certamente, carica di onesta intensità, nella forma.  Ed è un pessimismo vivido quello che smuove buona parte dei pezzi del disco: questi, sorretti sovente da tastiere enfatiche e rigonfie, arricchiti da contrappunti d’arpa e bassi accennati, creano strutture melodiche a presa rapida; beat cadenzati, textures estetiche (Korallreven) e stratificate (M83) dallo spiccato piglio dancy – “Call me Tonight”; “Playing House” ft. How to Dress Well - si alterano sia ad episodi dal tratto ben più melodrammatico (“Hanging On”, “Way too Fast”), sia a inclinazioni art/dark wave, anche spettrali (“Johnny Belinda”, “Ivy”, “Ancient Eye”, “Shield & Sword”). Le soluzioni del disco, originali data la miscela strumentale, paiono, in alcuni momenti, divagare senza precisa rotta, per poi tornare sui binari di una forma canzone più ordinata; non un male in termini generici (Knife, Balam Acab, ad esempio), ma qui contribuisce, in buona misura, a far calare il disco con il passare degli ascolti - per compattezza. Infatti, a favore del disco fin da subito si sono svelate notevoli potenzialità di rimaneggiamento, data la mole di remix già attivi: su tutti, il contributo ipnagogico - ad alta fedeltà - di Chad Valley, su “Playing House”.

Una manciata di canzoni rimangono (“Playing House”, “Hanging On”, “Call Me Tonight“, “Johnny Belinda”), il resto non pare possedere le credenziali per superare la – fatidica, o non richiesta: a voi - prova del tempo. Proposta coraggiosa, e non banale, ad ogni  modo.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 0:45 del 20 gennaio 2012 ha scritto:

Mezza stellina in più perché alla fine si fa ascoltare con piacere, crea alcune atmosfere ipnagogiche "rigonfie" (per usare il termine azzeccato di Mauro) di suoni enfatici e bozzetti zuccherosi, e ogni tanto butta pure giù qualche pezzo veramente riuscito (gli Knife meets 80s di "Call Me Tonight", la carica pulsante di "Way Too Fast", una "Hanging On" che strizza entrambi gli occhi a Balam Acab), ma nel complesso si perde avvitandosi su se stesso: un esercizio di stile, ben riuscito, ma povero di contenuti di chissà quale spessore. Mauretto ormai le prende tutte, è diventato la spina synth-pop del sito... e prende il passo di quelle antipatiche e altezzose che se ne vanno.

hiperwlt, autore, alle 11:48 del 20 gennaio 2012 ha scritto:

grazie Fil, al solito troppo gentile e preciso nel commento. al prossimo giro mi faccio consigliare un disco doom metal da Marco, così sfatiamo quel che hai detto ehehe ps: i mint julep, hai dato un ascolto?

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 15:11 del 20 gennaio 2012 ha scritto:

RE:

Ascoltato un paio di pezzi: non mi garbano particolarmente... troppa indiegestione dream-pop degli ultimi anni.

hiperwlt, autore, alle 16:22 del 20 gennaio 2012 ha scritto:

sì Fil confermo le tue impressioni: il disco è un dream pop/shoegaze non proprio ispirato - ne parlerò, non proprio con entusiasmo, fra qualche tempo. però c'è un pezzo nel disco che reputo decisamente buono: "to the sea"... prova a dargli un ascolto - anche se non rende appieno, immagina degli austra ben più tirati... ma anche più grossolani