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R Recensione

6,5/10

Baths

Obsidian

William Wiesenfeld, 1990, a.k.a. Baths. Il suo “Cerulean”, quale lavoro che ha saputo integrare con qualità, all’interno del calderone electro/dream pop anni ‘10, le innovazioni revivalistiche del movimento glo fi.

Un vero gioiello pop, meccanismo easy listening autopoietico; un mix di ingredienti dreambeat, sperimentali e no, convogliati (su laptop, drum machine e tastiere) in assetti emotivi e melodici (il loop e il break di piano di, rispettivamente, “<3” e “You’re My Excuse to Travel”; la patina minimal chill wave di brani come “Rafting Starlit Evergrades”) ripiegati su turbinii nevrotici e romantici (negli umori del falsetto di Will; nelle tonalità scintillanti e random di una fantastica “Plea”, sulla risacca chill wave di “Rain Smell”). Messe a nudo poggiate, fondamentale, su un sostrato frammentato (le groovosità ritmiche di stampo glitch in “Aminals”, le stesse “Plea” e “You’re My Excuse to Travel"), sincopato (le proiezioni Flying Lotus Teebs, in brani come “Apologetic Shoulder Blades”, “Lovely Bloodflood”), basamento della resa estetica (incontro-scontro tra IDM synth pop) del disco.

A tre anni di distanza (nel mezzo, i bozzetti di “Pop Music/ False B-Sides”) dal debutto il losangelino torna sulle scene, con “Obsidian”, dopo un periodo di seria malattia (<<There was so much nothing in my life at that point, so I looked into writing darker material about apathy>> da un’intervista a Pitchfork); svoltando, in un certo senso, (pur mantenendo il suo tratto distintivo), anche a causa di questa.

Sicché, novità che non possono sfuggire all’ascoltatore attento ce ne sono: il sound è, innanzitutto, a più alta fedeltà, riprodotto in vesti al solito (dream) pop, ora via suggestioni clubby (“Miasma Sky”, “No Eyes”), ora in introspezioni dallo spiccato turbamento (“Earth Dead” l’apice, in questo senso). La gestalt, quindi, risulta meno intima e nuda sentimentalmente, data la sottrazione emotiva (che pur, appunto, rimane) a favore di un esistenzialismo più spiccato. In cui a dominare (specie nell’ultima parte) sono fondali intrisi di tenebre, anche crudi (sicuramente meno trasognati, sicuramente non retromaniaci), ma che non rinunciano mai a soluzioni melodiche e al genetico piglio pop del nostro.

Il disco rimanda proiezioni di tempra maggiore (a scapiti di certa fluidità delle composizioni): per dire, le connessure di synth pop-wave in“Ossuary”, funebre e dream insieme, (sincopi e beat che s’inceppano tra armonie vocali), pur mantenendo riconoscibilissima l’identità Baths strutturano elettricità (il riff centrale) e corposità di groove inaspettate - esponendo Wiesenfeld, in questo senso, come mai prima. La scura e possente “Earth Death”, i graffi di voce (su saturazione di tastiere: elegia dark) di “No Past Lives”  sono qualcosa che, nel 2010, a stento avremmo potuto immaginarci.

Colpisce, poi, l'uso che, nella primissima parte, Wiesenfeld fa degli archi. Lo dimostra il ruolo (a volte più centrale, altre volte solo ad accompagnare) che questi hanno in alcuni episodi del disco - tra dinamicità ritmiche e break melodici (in un fermento di armonie vocali: “Worsening”, uno degli episodi più ancorabili a "Cerulean"), scatenamenti synth pop (“Miasma Sky”: ottima materia per futuri remix) e ballads cupe (“Ironworks”, “Incompatible”).

Il tentativo di coniugare l’estro arty con una maggior quadratura ritmica funziona, decisamente, nell'electro pop ‘80s/'00s di “No Eyes”: ma rimane, questo, tutto sommato, un episodio isolato -  soluzione, comunque, esplorabile maggiormente in futuro.

Un disco, "Obsidian", che non possiede la portata inedita del debutto; così, gli episodi che funzionano mettono in luce tutto il talento di Baths (in ordine, “Ossuary”, “Miasma Sky”, “No Eyes”, “Worsening”), ma quelli che portano all’estremo i nuovi innesti estetico/concettuali ridimensionano la qualità della proposta. 6,5 quindi; Pitchfork permettendo.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 2 voti.
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mavri 7,5/10

C Commenti

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Cas alle 9:50 del 25 giugno 2013 ha scritto:

in poche righe hai descritto alla perfezione il precedente Cerulean, grande!

a questo ho dato un ascolto distratto, ma ci ripasserò sicuramente sopra... certo è che le prime impressioni sono state quelle di una perdita di mordente. vedremo

Filippo Maradei (ha votato 6 questo disco) alle 10:50 del 25 giugno 2013 ha scritto:

L'ennesima grande rece di double M! Mi piace soprattutto - ma da sempre - quando racconti il disco, quando emergi dal tracking (mai lineare) dei pezzi e metti a fuoco la materia prima e gli umori che circolano. Qui la sostanza è obsidiana, appunto, ma di bassa lega: poche idee confuse e gestazione abortifera. Il debutto, dici benissimo, era ben altra cosa. Casomai non si fosse capito (LOL), sei tra i recensori che leggo più volentieri qui dentro!

daniele colombo alle 12:59 del 25 giugno 2013 ha scritto:

cazzo ma la Anticon fa uscire roba sempre meno bella....speriamo bene nel nuovo disco di Jel

hiperwlt, autore, alle 18:33 del 25 giugno 2013 ha scritto:

sì, con voi sul calo netto rispetto a "cerulean". rimangono una manciata di tracce, secondo me bellissime, come "miasma sky", "ossuary" e "no eyes" e poco altro. grazie del passaggio boys - Fil, la cosa è assolutamente reciproca (e lo sai )

mavri (ha votato 7,5 questo disco) alle 21:05 del 25 giugno 2013 ha scritto:

Un po' monocromo, ma ce ne fossero...