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R Recensione

7/10

Friendly Fires

Pala

Ci avevano lasciato nel 2008 con l’estasi celestiale, piena di fervore adolescenziale, del debutto omonimo. Tante le perle che allora conquistarono cuori nostalgici e sensibili: basta citare brani come “Jump In The Pool” o “Paris” per sentir riaffiorare le più disparate sensazioni, dalla gioia alla malinconia, dallo spasso alla rievocazione di amori infranti. Sul piano musicale, il disco trasportava in suolo inglese gli influssi del dance-punk targato DFA, graziandolo con un suono ancora più angelico e candido.  La band ottenne anche un buon successo commerciale in patria, rientrando tra i nomi di punta di una scena in continuo fermento.

 Passano tre anni e te li ritrovi con il singolone “Live Those Days Tonight”, un irresistibile assalto frontale di synth esplosivi, ritmi folli, chitarre funkeggianti, su cui svetta una melodia spavalda e sfrontata. È come se i Klaxons dell’ultimo disco fossero stati colti da un virus danzereccio a metà tra Talking Heads e Duran Duran. Scelta decisamente azzeccata quella di lanciare questo brano come apripista, in quanto preannuncia le caratteristiche dominanti dell’album, gettando  al tempo stesso un ponte di collegamento con quello precedente.

In sostanza, “Pala” (titolo che deriva dal romanzo utopistico “Island”, di Aldous Huxley) amplifica moltissimo il suono del debutto, rendendolo più percussivo e sincopato, e in un certo senso molto più “maturo” e adulto. Se tre anni fa andare a Parigi con la fidanzata era la massima aspirazione (leggere il testo di “Paris” per capire), ora i nostri ambiscono a scenari più vasti, da stadio. È come se la band volesse coinvolgerci in un party intergalattico che non è la rievocazione di un passato remoto, ma il godimento di un presente che sta accadendo proprio ora, in questo momento.  L’effetto viene ottenuto attraverso un suono, curato dal produttore Paul Epworth, che esplode da ogni parte e invade istantaneamente cuore e cervello dell’ascoltatore.

Le influenze principali sembrano spostare il baricentro verso una direzione decisamente più da dancefloor: evidenti i rimandi alla french disco di Daft Punk e Justice (i primi quasi plagiati in “Blue Cassette”, una versione più rallentata e romantica di “One More Time”, i secondi invece messi bene in mostra nella sensualità di “Hurting”), e al synth-pop dei Cut Copy, forse la maggiore fonte di ispirazione, come testimoniano la robotica “Running Away”, o la conclusiva “Helpless”, tesa al massimo verso atmosfere suggestivamente dreamy e cristalline che ricordano certi voli celestiali di “Zonoscope”. Hawaiian  Air e Pull Me Back To Earth, invece, combinano piacevolmente una componente esotico/caraibica (memore di Paul Simon e, di rimando, dei Vampire Weekend) con deflagrazioni sintetiche di rinfrescante vitalità. Peccato solo per lo scadimento in pose da boyband di “Show Me Lights” e “True Love”, piuttosto banali e stucchevoli. L’irresistibile spirale melodica di “Chimes”, però, riporta presto tutto sulla retta via.

Con Pala i Friendly Fires hanno allestito un disco adatto ad accompagnare qualsiasi tipo di festa o di estate: non solo quelle che ci apprestiamo a vivere tra poco, ma qualunque festa del cuore e estate dello spirito che la vita ci offre con le sue molteplici sorprese. Poche band sono in grado di offrire un cocktail musicale così spassoso e creativo allo stesso tempo.

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Voto degli utenti: 5,7/10 in media su 3 voti.
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