Ghost Culture
Ghost Culture
È un disco che si costruisce su unantitesi, il debutto del 24enne londinese James Greenwood, ossia quella tra la sua voce tenue e la geometrica durezza dei synth alle sue spalle. Non è una novità, e niente, daltronde, in Ghost Culture, suona nuovo: Bernard Sumner che canta i New Order era-Technique viene in mente a ogni piè sospinto, oltre che per la vicinanza di certe linee vocali, anche per luso quasi psichedelico e alienante di alcuni bleeps (un po come in Fine Time).
Il synth pop di Ghost Culture ama le costruzioni complesse, a volte quasi involute, piuttosto che la simmetria pop, girando quasi sempre al largo dalla pista da ballo. È dunque musica da cantieri e quartieri grigi (linizio Depeche Mode di Mouth), mai veramente sporcata o impeciata di rumore, come spesso aveva amato fare il decennio scorso nel suo revivalismo 80 (vd. Cold Cave, Blank Dogs e dintorni). I suoni sono puliti, solo amplificati e fatti oscillare da effetti che sembrano sfasare i piani in continuazione, come in un incubo architettonico pieno di illusioni ottiche (Arms, nel cui finale i beats iniziano persino a mitragliare), cui contrasta, per lappunto, la voce tranquillamente rassegnata di Greenwood.
Il rischio dellassuefazione viene evitato con linserimento di alcuni numeri meno ispidi e metallici (How, The Fog, Glaciers, downtempo quasi trip hop guidata da una voce e da accordi di tastiera in totale deliquescenza: Morcheeba più che Massive Attack) e soprattutto con un paio di pezzi da dancefloor, tra cui spicca Lucky, forse lunico episodio nel quale Greenwood sfoggi un autentico talento electro, con rimando a certe screziature electro pop fine anni 90 qua stonate dai continui cambi di tonalità. Nonostante queste varianti minime, il complesso del disco risulta un po troppo uniforme, anche al di là della grammatica del genere.
Ne esce un lavoro che potrebbe paradossalmente piacere di più a chi il synth pop lo bazzica meno, se si considera quanto tenda a emergere uno stile di songwriting delicatamente rétro che potrebbe funzionare con mille altri arrangiamenti (Lying, in una versione indie pop venato di tropicalia, sarebbe perfetta). Comunque, da tenere d'occhio.
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