V Video

R Recensione

7/10

Gold Zebra

Gold Zebra

Li avevamo segnalati su queste pagine ben quattro anni fa, in occasione dell’ep di debutto (appunto: “Debut”), ma solo ora i Gold Zebra arrivano al primo disco, eponimo, che di quell’ep riprende, rielaborandole, un paio di canzoni. Evidentemente JP Richard e la vocalist Julie, da Montreal, sono due perfezionisti, tanto più che avrebbe giocato a loro favore uscire qualche anno fa, sulla scia di “Kill For Love” dei Chromatics, riferimento smaccato e impossibile da eludere, qua più ancora che nell’ep.

Tra intro, outro e interludi, sono 6-7 i pezzi che formano il cuore del disco: nessuna originalità, ma sono gran bei brani con basi italo, stratificazioni di tastiere spesse e ondivaghe, una voce che con accento francese accenna melodie sempre quadrate, spesso sul rimbalzo di due soli accordi (“Drift Away”). Italo-jam, insomma, a ricercare la via di fuga onirica e la ripetizione narcotica sul grattio dei bassi e gli spazi ampi spalancati dai synth (“Apart Again”), tirando lunghi i minuti, fino agli otto di “Invisible Disorder”.

C’è perdizione, sensualità (“Love, French, Better”), una ripresa muscolosa del pop disossato alla The xx (“Back In The Dust”) e il raffinamento di un’idea di synth-pop che, al di là dei rilanci modaioli di certe annate (la killforlivazzazione della Italians Do It Better, il traino del glo-fi, prima ancora la pervasiva ripresa dell’estetica e del beat ’80), sembra ormai avere messo radici solide, ed essere presente, magari nel sottobosco, come in questo caso (pubblica la canadese Visage), sempre e a ogni latitudine.

Dopo gli Still Corners l’anno scorso, mi sembra questo, nel genere, il disco più interessante.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.