Gold Zebra
Gold Zebra
Li avevamo segnalati su queste pagine ben quattro anni fa, in occasione dellep di debutto (appunto: Debut), ma solo ora i Gold Zebra arrivano al primo disco, eponimo, che di quellep riprende, rielaborandole, un paio di canzoni. Evidentemente JP Richard e la vocalist Julie, da Montreal, sono due perfezionisti, tanto più che avrebbe giocato a loro favore uscire qualche anno fa, sulla scia di Kill For Love dei Chromatics, riferimento smaccato e impossibile da eludere, qua più ancora che nellep.
Tra intro, outro e interludi, sono 6-7 i pezzi che formano il cuore del disco: nessuna originalità, ma sono gran bei brani con basi italo, stratificazioni di tastiere spesse e ondivaghe, una voce che con accento francese accenna melodie sempre quadrate, spesso sul rimbalzo di due soli accordi (Drift Away). Italo-jam, insomma, a ricercare la via di fuga onirica e la ripetizione narcotica sul grattio dei bassi e gli spazi ampi spalancati dai synth (Apart Again), tirando lunghi i minuti, fino agli otto di Invisible Disorder.
Cè perdizione, sensualità (Love, French, Better), una ripresa muscolosa del pop disossato alla The xx (Back In The Dust) e il raffinamento di unidea di synth-pop che, al di là dei rilanci modaioli di certe annate (la killforlivazzazione della Italians Do It Better, il traino del glo-fi, prima ancora la pervasiva ripresa dellestetica e del beat 80), sembra ormai avere messo radici solide, ed essere presente, magari nel sottobosco, come in questo caso (pubblica la canadese Visage), sempre e a ogni latitudine.
Dopo gli Still Corners lanno scorso, mi sembra questo, nel genere, il disco più interessante.
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