Human League
Credo
Human League. Una delle forze primigenie del synth pop, tra i primissimi a mettere in soffitta le volgari chitarre, tra gli ultimi dell’armata sintetica a riscuotere il meritato successo. Reproduction (1979) e Travelogue (1980) sono gli album apripista, pionieristiche esplorazioni di glaciale e imperturbabile synth pop: l‘illustre sottogenere della new wave! Dare (1981) li consacra campioni di vendita mettendo d’accordo gli intelligentoni e il popolino, poi una lunga terapia di mantenimento senza considerevoli picchi di genialità, dischi sempre più sporadici fino a dieci anni fa. Tanti ne sono passati dall’ultimo lavoro in studio della band di Sheffield capitanata da Phil Oakey, oggi di nuovo nei migliori negozi di dischi grazie ad un contratto con la Wall of Sound.
Proprio l’etichetta londinese nelle note divulgative per il lancio del disco si affanna a ricordarci un aforisma di Bowie risalente al 1979: “Quello degli Human League è il sound del futuro”.
Il buon Bowie aveva azzeccato anche questa (sarebbe ora che qualcuno si decidesse a stampare un libricino di aforismi bowiani, da posizionare accanto quello di Oscar Wilde), peccato che dei migliori Human League, ad oggi, non v’è alcuna traccia. Credo è un disco-disastro.
È triste ammetterlo, ma degli undici brani in scaletta non riusciamo a salvare nulla, soluzioni musicali sempre tamarre e anacronistiche a partire dall’iniziale Never Let Me Go, passando per Night People e Single Minded, quest’ultima il punto più basso in assoluto. Linee vocali sempre elementari coadiuvate da languidi e fastidiosi coretti: prestate attenzione all’imbarazzante call and response di Sky; il turpe ritornello di Electric Shock, poi, è la classica goccia che fa traboccare il vaso… La pazienza è ormai finita e la conclusiva (passabile) When The Stars Start To Shine giunge fuori tempo massimo.
Chi ama ballare in gaiezza hi-fi quattro/quarti troverà sicuramente maggiori soddisfazioni in un disco di Hercules and Love Affair e/o The Juan Maclean. Il nuovo lavoro di Phil Oakey e soci ci prendiamo la responsabilità di silurarlo senza pietà, sia chiara una cosa però: la nostra devozione per il marchio Human League rimane immutata.
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