Princess Century
Progress
Princess Century è Maya Postepski, già metà dei primi Trust (i migliori) e poi parte integrante degli Austra, ed è al secondo disco da solista (dopo Lossless, 2013; in mezzo, questanno, anche lep Lossy) un buon disco. Senza i contrappunti vocali di Alfons o di Stelmanis, i suoi pezzi rimangono ancorati a un synth-pop strumentale scuro e rétro, eppure dotato di unanima selvaggia e vagabonda, capace di farlo uscire dagli schemi più geometrici del genere.
Si intrecciano, dunque, pezzi più solidi, fissati a una ritmica quadrata, beat e basso in evidenza, decorazioni di tastiera a dotare di un minimo di melodia marce 4/4 ancora impregnate di dark wave fino al collo, a brani più sperimentali, svaporati fino allastrattismo. Le cose migliori, direi, stanno nel primo polo, sebbene qualche numero appaia anche nel secondo.
Sunscream, Bros vs. UFOs, Sunrise 101 / Last Disco e leccellente Domestic (rischio dellascolto in loop altissimo: grigiori 80 che colano a secchiate negli intermezzi dove il beat si ferma, per poi riprendere sudaticcio di dancefloor sottoterra) mostrano una mano synth wave che pochi altri hanno, lì fuori, mentre la maggior parte degli episodi più sperimentali annoia, dalle percussioni tribali campionate fino allipnosi di Tokyo Hands ai giochi di specchi labirintici di Sheughnessy, tutta rifrazioni primitive e rimbalzi digitali (meglio quando, a metà, sembra entrare in gamba tesa lAndy Stott più crostoso, con grumi di bassi che danno più spessore). Grande adorazione, invece, per lelementare arpeggio di synth malinconico fino allestenuazione, sotto le puntinature più acute degne di un basso di Peter Hook intirizzito dal tempo, su cui si costruisce Fata Morgana; quando negli ultimi secondi entra in ballo un beat nato scarico, si capisce che la fine è compiuta ("Metro", in realtà, rilancia, in chiusura, con una cavalcata degna di certa eurodance primi '90).
Bel mix di pista per dark wavers dantan e cameretta per solipsismi inattuali. Brava lei.
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