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R Recensione

6/10

Camera Obscura

My Maudlin Career

Si consiglia di ascoltare questo disco nelle seguenti occasioni: tornando a casa in bici nel vuoto suburbano dopo essere usciti una domenica di aprile dopo pranzo; durante una vacanza fuori stagione al lago; mangiando un gelato a settembre; quando si sente una nostalgia matta per i Belle And Sebastian; durante un viaggio in Svezia; quando si è innamorati e si accetta l’idea di essere un po’ insulsi; guardando fuori dalla finestra un giorno di sole pallido; giocando con il figlioletto della propria sorella. Perché questo disco dimora nel regno dell’indie pop color pastello, assieme nostalgico e rasserenante, e non si scappa.

I Camera Obscura, di Glasgow, sono al quarto disco, e continuano a non cambiare di una virgola la ricetta del loro sound, ancorato a un pop retrò che vaga tra i più celebri concittadini sopracitati ed esperienze twee pop scandinave (The Concretes, i Cardigans di “Emmerdale” e “Life”). La voce lineare ma evocativa di Tracyanne Campbell traccia melodie mediamente facili sopra chitarre e campanelli, spesso con archi a sostenere i passaggi più ricchi di pathos. Non c’è nulla di buio, nulla di complicato, nulla di ruvido: indie pop, appunto. 

Ci sono, invece: l’orchestrazione old-fashioned di “French Navy”, le venature ye-ye di “The Sweetest Thing”, il passo sciancato e la batteria scura di “Away With Murder” (apice), la scia Saint Etienne di “You Told A Lie”, il piano pomposo di “My Maudlin Career”, il duetto ninna-nanna voce-chitarra di “Other Towns And Cities”, l’andatura nostalgica di “Forests And Sands”. Peccato, poi, che nell’ascolto si inciampi in qualche stonatura ben evitata nel disco precedente (“Let’s Get Out of This Country”, 2006, tuttora il miglior episodio della loro discografia), e così un pezzo banalotto come “Swans” poteva esserne risparmiato, con quel riff scampanellante da compleanno delle elementari nella campagna scozzese, mentre “Careless Love” ha un piglio romantico-melenso decisamente troppo enfatico.

Nel complesso, i Camera Obscura si sono costruiti la loro nicchia con vista su un lungomare alberato primaverile e non si muovono da lì. Ubriacarsi con una pacca di cocktail alla fragola e al melone può far venire un mal di pancia tremendo unito a emicrania al sapore di panna, ma può anche essere un dolce esilio dalla routine di birre scure e whiskey viscosi. L’happy-hour dei Camera Obscura è al crepuscolo: chi ha troppo amaro in bocca ne goda subito.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 13:59 del 5 febbraio 2011 ha scritto:

Sì, questo è stato una delusione. Soprattutto perché veniva dopo quel capolavoro, "Let's get out of this country", che per me vale 4 stelle e mezza. Ma anche i primi due capitoli di Tracyanne (una delle mie voci indie preferite) erano notevoli, sebbene un pizzichino troppo derivativi (B&S)