R Recensione

9/10

Magic Numbers

Those The Brokes

Spesso si parla di difficile secondo (o terzo) disco, più in generale il disco difficile per una band, specie se giovane, è quello che segue un grosso successo discografico: potete immaginare allora quale tensione avessero sulle spalle i quattro Magic Numbers, dopo un esordio omonimo del 2005 che ha spinto la stampa inglese ad usare l’appellativo-boomerang di “Next Big Thing” e che ha generato un tam tam irresistibile, tra ascoltatori e riviste di settore.

I motivi di tante attenzioni risiedevano in un disco che era il distillato pop perfetto, capace di inanellare con nonchalance e senza soluzioni di continuità dodici pezzi dall’elevata gradazione melodica e da un intenso sapore agro-dolce. Permettetemi di dirlo, anche l’ascoltare aveva fondati motivi per essere in ansia: personalmente ho rinviato l’ascolto del disco per una settimana, nel sacro terrore di una cocente delusione…

Che non c’è stata. Non siamo ai livelli dell’esordio, forse, ma Those The Brokes riesce nell’impresa: i fratelli Stodart e Gannon continuano a trarre la loro ispirazione alle sorgenti del grande pop, e attraversano decenni di suggestioni e melodie zuccherine come se niente fosse, con la disinvoltura di chi fischietta una canzone sotto la doccia. Mai completamente incasellabili, i Magic Numbers sono tutto e il contrario di tutto.

Li accostano spesso ai Mamas and Papas per la line up e l’utilizzo delle voci ma il sapore prevalente è sempre molto Motown prima maniera, i vezzi melodici sono da Brill Building se non Bucharachiani, l’essenza è twee più del twee stesso. E proprio come tanti dischi twee pop la cosa disarmante dei dischi dei Magic Numbers sta proprio nella leggerezza con cui le melodie si librano in aria, nel modo in cui i pezzi ti entrano nelle pelle ascolto dopo ascolto. Al primo ascolto di invaghisci, al terzo sei cotto, al quinto innamorato.

Che di ascolti questo secondo disco forse ne richiede un paio in più, anche solo per vincere la diffidenza e lasciarsi vincere dal fascino di questo pop antico: antico, si, perché questa è musica che nasce già senza tempo, lontana dalle mode e dai trend, fatta della materia di cui sono i fatti i sogni, Pop con la p maiuscola da tenere a portata di mano ( e di orecchie) e da portarsi sempre dietro, per scaldarsi nei momenti duri: un po’ come la copertina di Linus, ma meno ingombrante.

V Voti

Voto degli utenti: 3,3/10 in media su 3 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.