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R Recensione

7/10

Blur

13

I contenuti di “13” erano troppo forti per illudersi che gli equilibri all’interno della band potessero restare immutati a fronte di simili ardite partiture, così dannatamente differenti da quanto i Blur avevano proposto fino a quel momento nella loro brillantissima carriera, la più continua – a livello di rendimento – e sorprendente – a livello di scelte stilistiche – tra quelle sbocciate negli anni 90 in Inghilterra.

Si credeva che la tempesta potesse esser circoscritta al disco omonimo uscito due anni prima.

Un disco dall’atmosfera decisamente adulta, a suo modo sperimentale e coraggioso nel tentare di lasciarsi alle spalle i tratti più grossolani e popolari del talento di Coxon e Albarn. Una prova di maturità, un chiaro manifesto d’intenti orientato alla dimostrazione che era possibile guardare oltre il brit-pop. E al tirar delle somme tale coraggio premiò la band di Colchester con dei risultati artistici molto, molto elevati.

“13” estremizza le scelte compiute in “Blur” fino a richiedere all’ascoltatore un autentico atto di fede per metabolizzare e accettare arrangiamenti elettronici, canzoni che strizzano quasi l’occhio alla cacofonia e che si chiudono in un ermetismo che ai più risultò incomprensibile. All’epoca della sua uscita il leak anticipato delle canzoni era ben poca cosa e per chi – come il sottoscritto – acquistò a scatola chiusa il disco il giorno del sua arrivo sul mercato, constatare traccia dopo traccia che la vena pop dei Blur era per ben più di metà andata persa o quantomeno accantonata  a favore di altre soluzioni, fu davvero un bel colpo. Un colpo giudicato “basso”, almeno nei primi mesi di confidenza con il disco.

È la lettura del sottostrato emotivo di “13”  il tesoro nascosto di questo album : il disco tra i suoi solchi duri e ingenerosi, nasconde una straordinaria melodrammaticità e un’intensità emotiva molto diretta che riesce a coinvolgere più di tanti altri Lp progettati a tavolino per fare presa sul lato emotivo dell’ascoltatore.

Ci troviamo di fronte a dei Blur che accentuano il loro lato cantautorale regalando alla storia, tra gli altri, pezzi che grazie a tutta la loro natura distorta e obliqua resteranno per sempre impressi nella memoria degli ascoltatori tra gli inni più rinomati di casa Albarn & Coxon.

“No distance left to run” è l’emblema del disco. Struggente, deviata, oscura, sincera. Sembra che il canto provenga da una dimensione diversa rispetto alla nostra. Dal profondo. Un giro di chitarra da bluesman ubriaco, andamento da ninna-nanna assassina, disincanto che cela disperazione.

O “Trimm trabb” un pezzo rock quasi con intenzioni progressive che poggia su di un disturbato tappeto di chitarra ideato per una deflagrazione che dal vivo è ancora più devastante.

“Coffe & TV” e “Tender” sono i celebri e perfetti epitaffi dei Blur che furono. Emblematico il posizionamento di una canzone come “Bugman” (sulla falsariga di “song 2” ma con più distorsioni e decibel impazziti) : come a voler pagare subito il tributo per quanto espresso poco prima con “Tender”.

L’anima oscura del disco che trascende da queste concessioni alla platea si aggira minacciosa nel cuore di pezzi come “1992”, “Battle”, “Trailerpark”, “Caramel”.

Composizioni profonde, probabilmente non del tutto riuscite, ma che trasudano di quel coraggio e quella sorta di propensione al confronto con se stessi e con i propri limiti che sono state le barriere oltre le quali molte band contemporanee ai Blur non sono riuscite ad andare.

V Voti

Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 22 voti.
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Teo 7/10
leax 7/10
REBBY 10/10
loson 7/10
madcat 10/10
Lepo 6/10
Loryshady 7,5/10

C Commenti

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tramblogy (ha votato 8 questo disco) alle 21:41 del 21 febbraio 2011 ha scritto:

...

1992 e battle stupende!ma la song2 del disco , come lo era bank holiday in parklife o globe alone in the great escape è b.l.u.r.e.m.i , e fanculo a sperimentalismi testa di radio!

fabfabfab alle 21:00 del 22 febbraio 2011 ha scritto:

Band e disco mai approfonditi come (probabilmente) meriterbbero. Coffee and TV è una delle canzoni più belle degli anni 90.

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 21:42 del 22 febbraio 2011 ha scritto:

Quella dei Blur post-brit è una delle svolte più affascinanti mai ascoltate (dal sottoscritto), e questo di tutti è forse il disco più maturo, impenetrabile e sofferto. Un'ipnosi fuori controllo che di tanto in tanto diviene schizofrenia (Bugman, B.L.U.R.E.M.I.). Recensione davvero accurata, bravo Mino!

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 14:46 del 27 febbraio 2011 ha scritto:

Questo è un cd che adoro, malgrado tutto e tutti... Un po' destabilizzante, ma forse addirittura il mio preferito insieme a "Blur": Tender, Bugman, 1992, Mellow Song, Optigan 1, Caramel e poi i capolavori assoluti del disco: la dolcissima e ambigua BATTLE, il pop geniale e perfetto di COFFEA AND TV e l'inarrivabile, commovente NO DISTANCE LEFT TO RUN. Insomma uno dei miei ascolti imprescindibili. Ci fosse stata pure una canzone dal fascino vintage à la "To the end" o à la "The universal" e sarebbero state 5 stelle!

E comunque dei geniali Blur non si butta via niente...

Norvegese (ha votato 7 questo disco) alle 23:48 del 27 febbraio 2011 ha scritto:

Un album abbastanza ostico per chi si aspetta i Blur britpop...va sicuramente apprezzata la scelta coraggiosa della band di sperimentare, ma a volte sembra che l'abbiano fatta fuori dal vasino..Tender, Coffee and TV, Battle, Caramel, Trimm Trabb sono le mie preferite, ma tutto l'album si assesta su buoni/alti livelli

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 20:06 del 28 febbraio 2011 ha scritto:

Quella dei Blur post-brit è una delle svolte più affascinanti mai ascoltate

Parole oracolari.

Sor90 alle 21:20 del 28 febbraio 2011 ha scritto:

Mmmm disco da riprendere, fra i tanti...

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 15:16 del 4 marzo 2011 ha scritto:

No Distance Left To Run

Gran lavoro di "taglia & cuci" del producer William Orbit, basterebbe "Caramel" (tra kosmische musik e Pink Floyd) per elevarlo sul resto del catalogo di Albarn e Coxon.

ozzy(d) alle 17:17 del 21 marzo 2011 ha scritto:

di questo album conosco solo "tender" ( che è orribile) e quella col video dei cartoni di latte, che suona come i pavement in giornata più scazzata e soporifera del solito ghghgh.

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 19:47 del 20 ottobre 2012 ha scritto:

Senza alcun dubbio, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, trattasi del capolavoro dei Blur, e di uno dei più bei dischi inglesi degli ultimi 20 anni. I Blur si lasciano definitivamente alle spalle il pop sbarazzino e "kinksiano" dei precedenti lavori e proseguono il lavoro appena accennato nel fin troppo "Pavementiano" ed ottimo omonimo predecessore abbandonandosi ad un concetto di arte pura, libera da ogni schema, e sperimentale al punto giusto. Post Rock? Post Britpop? Boh! Fatto sta che amo profondamente questo album, e non ero mai stato un grande fan dei Blur, pur apprezzandone alcuni lavori (l'omonimo, in particolare). "Caramel" la cigliegia sulla torta.

madcat (ha votato 10 questo disco) alle 14:57 del 7 aprile 2013 ha scritto:

il punto più alto raggiunto in termini di sperimentazione e ricerca sul suono, pezzi dilatati, follia e furia supersonica, oasi psichedeliche, la solita grandezza compositiva, a tratti sembra che stiano esplodendo in studio; portano all'estremo il discorso del capolavoro precedente (blur) arrivando ad un punto di non ritorno. Da qui in poi i 4 di colchester possono prendere davvero qualsiasi direzione gli passi per la testa. L'ennesimo capolavoro

skyreader alle 17:27 del 7 aprile 2013 ha scritto:

Ritengo l'album del post-Coxon uno dei vertici compositivi dei Blur... per quanto mi riguarda "Think Tank" non si batte...

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 12:17 del 18 maggio 2013 ha scritto:

"Tender" è un gospel appiccicoso che, nonostante tutto, amo ancora. Il resto è buono anche se qua e là si perde un po'. Meglio "Blur" del 1997, quello veramente senza punti deboli.