R Recensione

8/10

Kings Of Leon

Only by the Night

Quarto lavoro per i Kings of Leon, il secondo nel giro di un anno che per loro e’ risultato molto prolifico. “Only by the night “ si presenta come da titolo disco “notturno”,  lontano dai canoni stilistici southern/rock della band che stavolta avvicina le sue sonorità’ al rock sperimentale e lo farcisce allo stesso tempo di melodie easy listening che fanno capolino in ballad come “ Use Somebody“,  vicina ai Coldplay.

C’e una svolta da parte della band che dimostra di saper andare oltre un suono ben definito che e’ sempre stato il loro marchio di fabbrica  e va alla ricerca di una sperimentazione non troppo lontana da alcuni pezzi che figuravano nel precedente “Because of the time “ (si ascolti  “Knocked up”)  e che di certo ampliano il loro già vasto background musicale.

“Closer “ è il punto di partenza della strada nottambula e introspettiva che assumeranno le liriche dei pezzi, lontane anni luce da quelle del esordio e molto più sentite anche nello stile sonoro e vocale, con toni cupi e profondi che raggiungono la vetta con “Sex on fire “e trovano riparo nelle isolate lande crepuscolari di “ Reverly “, che accompagna l’ascolto dando l’impressione di trovarsi in una lunga strada dove la striscia bianca sembra condurre in un punto non definito dello scuro orizzonte .

La luce rispunta in “ Manhattan “ ,che albeggia e illumina il percorso del disco che riprende quota con le ritmiche tambureggianti di “ Be somebody “ e regala delle ottime chitarre rock con “Crawl “ e alcune “sudate” ballate della terra natia dei Kol in “ 17 “.

Un disco come si è detto distante dal classico sound proposto dalla band,  che cerca di arrivare ad un pubblico “colto” e ai cultori di suoni lavorati e ondeggianti fra la melodia e l’introspettività:  che riecheggiano in ogni singolo brano di “Only by the night “, lavoro non da primo ascolto ma destinato a farsi pian piano fra i progetti piu’ interessanti di quest'ultima parte dell’anno.

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 19 voti.
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Gianluca 10/10
target 4/10
REBBY 5/10
rael 5/10
Fender 8/10
giank 6/10
lizarking 9,5/10
NDP 0,5/10

C Commenti

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Jokerman (ha votato 8 questo disco) alle 1:45 del 21 ottobre 2008 ha scritto:

Molto bello, introspettivo e affascinante fin dal primo ascolto. Credo che abbia tutte le carte in regola per essere uno degli album più belli del 2008.

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 17:36 del 3 novembre 2008 ha scritto:

La bella recensione e l'intervento dell'amico Jokerman mi avevan messo appetito. Ma qui per i

miei denti c'è poco da sgranocchiare, giusto

Notion a futura memoria.

Jokerman (ha votato 8 questo disco) alle 1:08 del 4 novembre 2008 ha scritto:

Caro Rebby, il disco continua a piacermi,ma devo ammettere che gli entusiasmi dei primi ascolti sono un pò calati.Tra l'ottimo inizio e l'affascinante finale, la parte centrale sembra perdersi e compiacersi. Alla distanza credo toglierei una stellina.

Ad maiora.

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 0:57 del 13 giugno 2010 ha scritto:

ho sempre avuto l'impressione che migliorino col tempo. Preferisco gli ultimi album ai primi. Chissà quest'anno che combinano..

Fender (ha votato 8 questo disco) alle 23:05 del 15 giugno 2010 ha scritto:

Avvolgente come una coperta calda nelle notti più fredde. Questo è stato uno dei cd che più ho ascoltato l'anno passato e merita una buonissima valutazione

Nivasio Dolcemare (ha votato 9 questo disco) alle 13:47 del 16 settembre 2010 ha scritto:

Concordo con Jokerman! Ottima recensione.

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 14:09 del 16 settembre 2010 ha scritto:

i fan li attendevano in Italia da una vita, e finalmente sono stati accontentati: il prossimo 3 Dicembre sarà il loro primo concerto italiano, al Futurshow di Bologna. Ed è molto probabile che ci sarò, visto che la mia girl è una loro grandissima estimatrice

Mattia Linea (ha votato 8 questo disco) alle 16:13 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Dopo anni di indie rock suonato nel sottobosco underground, i Kings Of Leon partoriscono un album potente, "chitarristico" e a tratti elettrico. Canzoni splendide: "Closer", "Notion" e "Manhattan" sopra le altre, "Use Somebody" e "Sex On Fire" destinati a diventare inni da stadio. Caleb Followill canta incantevolmente, sapendosi giostrare fra il ruggito di un leone e l'innocenza di un agnello.