V Video

R Recensione

7,5/10

The Proper Ornaments

Wooden Head

L’album di debuto dei The Proper Ornaments, Wooden Head, mette assieme alcuni degli ingredienti migliori della cucina meta-folk/rock psichedelica degli ultimi anni, dalla Beta Band ai Django Django passando per i Toy e i The Horrors da una parte – elemento psichedelico  - e Ariel Pink e Tame Impala da un’altra – lato polveroso e ipnagogico. Ciò volendo tralasciare gli archetipi, i punti di riferimento e di immediata derivazione degli artisti succitati, che ci sono ovviamente tutti (Beatles, Velvet Underground, Byrds, Beach Boys, ecc.).

The Proper Ornaments era il titolo della traccia numero 4 nell’album Kites are fun (1964) dei The Free Design, tra gli esponenti di spicco di quel filone baroque pop, velatamente psichedelico, che imperversava appunto in quegli anni e che influenza pesantemente l’approccio, quanto meno quello prettamente canoro, di questa band, di base a Londra.

Niente di drammaticamente nuovo dunque, ragion per cui per farsi notare bisogna fare necessariamente un buon lavoro. Quello che non è sempre così scontato in questi casi è infatti la riuscita, piena, nel tirar fuori pezzi di assoluto valore. Gone e Now I understand, ad esempio, sono già entrambi nella mia top ten personale dei brani del 2014 e altri momenti come Magazine e Stereolab stanno bussando pesantemente a questa porta. Splendida poi l'accoppiata finale di You shouldn't have gone e You'll see.  Ritmo perlopiù lento (ma ci sono anche episodi più movimentati, come Step into the Cold) voci sgranate adagiate su cori morbidi, sempre discrete ma dal fascino antico, chitarre delicate sempre pronte ad aggredire le tue corde più sensibili, ora con riff di chitarra elettrica nuda (o quasi) ora con soffici accordi acustici.

Niente di nuovo dunque, ma che piacere quando finalmente si ritrova un disco che si ha voglia di riascoltare. Più volte al giorno.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Cas 7/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 11:30 del 6 ottobre 2014 ha scritto:

disco piacevolissimo che sembra aver fagocitato a dovere le molteplici manifestazioni indie-rock novantiane, oltre ai classici del passato che giustamente citi. Il tutto tra spirito garage (Step Into the Cold) e divagazioni soft-psichedeliche (Always There). Splendido il caracollare rock della prima Gone (dove ci sento i Blur), il jangle neo-psichedelico di Now I Understand o una chicca come Summer's Gone. Un disco simile (almeno negli intenti) è stato fatto quest'anno dai Quilt, con risultati meno soddisfacenti. Bella proposta!

Franz Bungaro, autore, alle 13:46 del 6 ottobre 2014 ha scritto:

Grande Cas, ero quasi sicuro che ti sarebbe piaciuto!