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R Recensione

7/10

WU LYF

Go Tell Fire to the Mountain

Dice: “di questo disco bisognerà parlarne, prima o poi”. Perché? Perché ne parlano tutti, perché Pitchfork gli ha dato 8,4, perché un tizio della BBC ha detto che “Dirt” è “la canzone più hot del mondo”, perché oltremanica tutti parlano di “next big thing”. Come dite? Oltremanica gridano al miracolo tutte le settimane? Può darsi, ma sappiate che anche da noi non si scherza: Rolling Stone Italia, ad esempio, li segnala come “la cult band inglese dell’anno”, mentre Vogue Italia (urca!) li ha definiti “rivelazione hot dell’anno”.

Roba hot, roba cult, roba cool, capito? Allora dobbiamo parlarne sì: perchè? Perché ci piace il loro nome (si pronuncia “Woo Life”, ma è l’acronimo “World Unite Lucifer Youth Foundation”), perché ci piaceva ancora di più il loro nome precedente (WU LYF è bello, ma volete mettere Vagina Wolf?), perché ci piace la loro scelta di non ricorrere ad alcun tipo promozione (a parte quello di diffondere la notizia che non ricorreranno ad alcun tipo di promozione) e perché – udite, udite – il loro “Go Tell Fire To The Mountain” è effettivamente uno dei migliori debutti di questo 2011.  

Sebbene siano stati usati (a sproposito) termini come “post-punk”, “wave” e altre sciocchezze, la caratteristica principale (e probabilmente il merito) di questa rivelazione “made in Manchester” è quella di riuscire a “svecchiare” i canoni del post-rock strumentale (dai Mogwai fino alle pallide reiterazioni degli Explosions in the Sky o dei post-manieristi sfornati dalla Constellation Records), inserendo tra quelle spire chitarristiche e quegli schemi ritmici il dinamismo di certo “indie-rock” americano (c’è tanto Isaac Brock nella disperazione “emo” della voce solista) e canadese (lo spirito di Spencer Krug è un po’ dappertutto). In questo modo all’anarchia anagrafica (si conosce poco dei musicisti coinvolti) si somma una certa anarchia geografica: il Canada indie rock, i college americani dei Modest Mouse e il post-rock d’oltreoceano, tutto trapiantato a Manchester.  

Fin dall’iniziale “L Y F”, i suddetti elementi sono miscelati con sapienza e soprattutto con la giusta predilezione per l’inventiva in luogo della calligrafia. Le progressioni post ottengono dagli inserti vocali pause e dinamismi insperati (“Cave Song”, “We Bros”), e sebbene a volte emergano rimandi alle istanze più moderne del pop tracciate da Klaxons e MGMT (“Concrete Gold”, “Summas Bliss”), o alla furia di certi Pogues via Titus Andronicus (“Spitting Blood”), la cifra stilistica dei WU LYF è tutta contenuta nella loro personale sintesi post/indie rock, nonchè in alcuni pezzi che giustificano – una volta tanto – gli entusiasmi inglesi: “Dirt” è effettivamente un pezzo esplosivo, costruito su una tensione ritmico-melodica entusiasmante, e “Heavy Pop” non è da meno, “pop pesante” perché arricchito dalla lezione rock a cavallo tra gli anni '90 e gli anni ’00.

Heavy Pop save the queen?

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 10 voti.
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target 6/10
dave 8/10
ciccio 10/10
lizarking 8,5/10

C Commenti

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salvatore (ha votato 5 questo disco) alle 12:30 del 31 ottobre 2011 ha scritto:

Al primo ascolto mi era parso decisamente interessante. Via via con gli ascolti, però, l'ho molto ridimensionato. L'ascolto oggi mi crea quasi un senso di fastidio: sarà quell'emotività così sbandierata ad apparirmi poco convincente, sarà l'epicità vocale, strumentale e di scrittura a risultarmi indigesta. Non so... Capisco perfettamente che il mio giudizio passa essenzialmente per il filtro della soggettività, ma mi sembra un lavoro con poca personalità.

salvatore (ha votato 5 questo disco) alle 13:29 del 31 ottobre 2011 ha scritto:

Si è capito che mi piace la parola ascolto? Sorry per la ripetizione...

hiperwlt (ha votato 6 questo disco) alle 16:09 del 31 ottobre 2011 ha scritto:

è un po' calato, sì. la 'formula' - ben illustrata nello scritto -, di prima istanza, pareva addirittura magica (il molto clamore generale, ai tempi dell'uscita, era secondo me giustificato...ok, ero molto entusiasta anch'io); ma a lungo andare il calo della 'struttura' pare (a me) evidente. "dirt"(!!!), "spitting blood" e "heavy pop" valgono comunque l'acquisto.

target (ha votato 6 questo disco) alle 20:23 del 31 ottobre 2011 ha scritto:

Sto con i freddini. Ma bravo Fab a ripescare e rendere perfettamente l'idea di cosa sia (stato?) questo disco.

benoitbrisefer (ha votato 6 questo disco) alle 13:09 del primo novembre 2011 ha scritto:

Bei brani e belle trame chitarristiche, ma il cantato a lungo andare diventa ansiogeno e urtante. Non riesco a prescindere da questa dicotomia nelal valutazione.

dave (ha votato 8 questo disco) alle 14:12 del 3 novembre 2011 ha scritto:

A me questo disco è piaciuto davvero tanto. Concordo sul cantato, che oltretutto alle volte "appiattisce" i pezzi, che tendono a somigliarsi. In ogni caso secondo me un gran bel debutto, non fosse altro per il fatto che continuo ad ascoltarlo e non mi ancora non mi stufa.

Mell Of A Hess (ha votato 8 questo disco) alle 23:33 del 24 novembre 2011 ha scritto:

Io di questo disco sono ancora innamorata