R Recensione

8/10

Yamon Yamon

This Wilderlessness

L’industria culturale, globale, operosa e continuamente cangiante di questi ultimi anni, alla quale siamo esposti dalla mattina alla sera, è il male assoluto. Oppure no? Nelle lande, pompose in apparenza, ma più che mai brulle, di un mondo a misura delle nostre identità fluttuanti e mai completamente appagate, a volte accade di imbattersi in prodotti davvero degni di valore, come This Wilderlessness degli Yamon Yamon, e passare (se non subito) rapidamente oltre. Non è stato il mio caso.

Nella limitata compagine di un’etichetta ancora misconosciuta, la Tendervision, il progetto Yamon Yamon prende, nel 2002, forma e sostanza. Uppsala è il "terreno" d’incontro tra Christoffer Öberg, batterista, ed il chitarrista e cantante Jon Lennblad: il passaggio ad una grande città (Stoccolma) dopo gli studi superiori, porta il gruppo a virare (non completamente) dalle precedenti influenze musicali (di matrice post-rock) e a inserirsi nella vivace scena indie svedese. Parallelamente alla registrazione del singolo Days like Television (che precede l’uscita dell'album di debutto This Wilderlessness) viene ingaggiato Joakim Labraaten alla seconda chitarra e poco dopo, anche John Sjöberg si unisce al gruppo nel ruolo di bassista. A questo punto l’organico è completo.

Frastagliata, melanconica, easy listening, angolosa, melodiosa, irregolare, nettamente circoscritta: queste le risultanti di una sapiente miscela musicale da parte degli Yamon Yamon, delle principali matrici alt-rock contemporanee, dal math pop/rock allo stesso post-rock e l'afro-beat, fino a incorporare l’immediatezza indie-rock più pura, di deriva scandinava (Mew) e canadese (Arcade Fire, Clues) che This Wilderlessness porta in sé (prova, a mio parere, di un' elevatissima sensibilità musicale). E se la scena scandinava ha già fatto parlare di sé in questa prima parte dell’anno, con l' interessante Eggs degli Oh No Ono e il discreto terzo lavoro dei The Radio Dept., non è certamente possibile, da parte mia, esimermi dal considerare l'album degli Yamon Yamon come una delle più interessanti proposte del 2010, in senso assoluto. Convincermi di ciò è stato, tutto sommato, semplice e piacevole.

Si inizia: Alonso presenta subito un irresistibile fraseggio di chitarra e batteria, faro guida di tutta la canzone, che si conclude in un controtempo percussionistico, poggiato elegantemente su soffici distorsioni e lievi fills di chitarra. Wang Lee è un brano dal suono intenso, dove le tessiture chitarristiche donano al brano un groove insieme sferzante, tagliente e danzereccio. Sole tiepido, lunghe passeggiate, un po’ di vento ad accarezzarci gentilmente, Wang Lee: il mix perfetto per queste splendide giornate primaverili. No Depression è un flusso trasognato, dove la linearità della voce di Lennblad traspare come fiotti di luce ad intermittenza in una prima parte melodicamente splendida, e successivamente, dirigendosi verso una lunga coda che aspetta l'apice di un climax che non arriverà mai; l’architettura della canzone si arricchisce, sul tratto finale, di echi post rock, reiterati e lineari, sostenute da  stratificazioni morbide e in crescendo, che donano alla melodia un'aura insieme epica e di grande impatto estetico.

L'ascesa verticale di The Darker place (che ha un riff/abito che pare fatto su misura per Johnny Marr) è il preludio dell'episodio, a mio parere, più significativo dell’album. African Nights è un sogno ad occhi aperti: le progressioni armoniche di questo pezzo, seppur nella loro semplicità, evidenziano un'incisività nel lavoro compositivo di assoluto spessore. Il tono algido del pianoforte innesca rappresentazioni vivide di turbinii emotivi messi sotto scacco, e percepiti da una prospettiva appagante. Melanconia viscerale, introversa, fanno capolino nella conclusiva High class, superba ballata, contraddistinta da un ossessivo giro di piano, che ricorda i Coldplay più asciutti di A rush of blood to the head, con un intermezzo segmentato che fa molto Dirty Projectors.

Nulla di particolarmente innovativo o di assolutamente originale, intendiamoci; se siete però convinti che in queste, odierne, terre aride (ma è poi così?) del rock, poco riesca ad “illuminarvi”, This Wilderlessness potrebbe essere per voi oro lucente.

V Voti

Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 12 voti.

C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 12:20 del 5 maggio 2010 ha scritto:

Disco con canzoni carine, ma a cui manca, secondo me, la marcia in più. Le trame chitarristiche sono le vere protagoniste e i passaggi strumentali preponderanti, anche con movimenti un po' sghembi, il che potrebbe rimandare a certe esperienze della scena canadese (Clues qua e là, dici bene); ma non c'è quella creatività, sostituita in alcuni momenti da lungaggini un po' noiose, tenute in vita dal blando nervosismo della sezione ritmica. "No depression" e "African nights" sulle altre. Bravo tu, Mauro.

Roberto Maniglio (ha votato 6 questo disco) alle 21:26 del 5 maggio 2010 ha scritto:

abbastanza d'accordo con Francesco

TexasGin_82 alle 15:33 del 6 maggio 2010 ha scritto:

QUESITO

Ho una domanda. Secondo voi non sono un po' troppo alti i voti in questo sito? A mio parere è la pecca più grande del portale che, per il resto, apprezzo moltissimo. Questi Yamon Yamon hanno 8 di media. 8? Va bene i gusti, ma questa è oggettivamente un'esagerazione. Personalmente, quando do un 6 è perché il disco mi piace, 7 è rarissimo, e un disco da 8 lo trovo una volta all'anno (negli ultimi anni).

target (ha votato 6 questo disco) alle 15:53 del 6 maggio 2010 ha scritto:

In realtà l'8 è stato dato dal recensore. La media-voto, calcolando gli altri utenti che hanno votato, è 7. Anche per me l'8 era eccessivo, e infatti ho dato 6. Detto questo, tu puoi avere i tuoi criteri di valutazione: niente da ridire. I nostri sono: 10= patrimonio dell'umanità. 9= capolavoro 8= eccellente 7= buono 6= discreto, e così via. Ci sembra che dischi eccellenti ne escano ancora. Capolavori pochi. Patrimoni nessuno. Ma, insomma: su 120 recensioni del 2010 è stato dato un solo 9. Non mi sembra che siamo così esagerati. Confrontaci con pitchfork o anche con qualche rivista italiana, e poi ne riparliamo...

TexasGin_82 alle 16:03 del 6 maggio 2010 ha scritto:

RE:

Ah, ho capito. E come si fa a vedere la media-voto degli altri votanti, se è lecito?

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 16:10 del 6 maggio 2010 ha scritto:

Schiaccia sulle stelline ... Così facendo vedrai

che un tuo omonimo ha mollato anche lui 8/9/10 a

dischi usciti negli ultimi mesi non anni eheh

TexasGin_82 alle 16:31 del 6 maggio 2010 ha scritto:

RE:

Ok, grazie a tutti per le risposte. Comunque il mio omonimo non lo vedo, cliccando sulle stelline. E comunque nego di avere alcun tipo di legame con quel tizio mio omonimo, né di averlo mai conosciuto. Scherzo, comunque i miei voti appariranno alti perché tendo a votare solo i dischi che mi piacciono. Però sono abbastanza sicuro, REBBY, di non aver dato voti alti a dischi usciti negli ultimi mesi (uochi toki a parte), sicuramente nessun 10!

hiperwlt, autore, alle 16:18 del 6 maggio 2010 ha scritto:

ciao texas, ti rispondo direttamente, dato che ho scritto io la recensione. ti assicuro di aver dedicato molto tempo all'ascolto di "wilderlessness" e ciò corrisponde a un bel mesetto pieno; dopodiché, ne ho scritto. uno dei parametri che più di ogni altro prendo in considerazione se devo scrivere una recensione è la "longevità", ossia per quanto tempo e (in più) con quanta tensione un disco riesce a prendermi (cosa che faccio preventivamente ogni volta, per non farmi abbagliare inutilmente): in questo caso il disco lo soddisfa, a mio parere, in modo piuttosto elevato...(le opinioni sul disco le trovi nella recensione, non mi dilungo). in ogni caso, il sistema di voto di storiadellamusica consenti di livellare o polarizzare il voto del recensore: come vedi, c'è chi l'ha reputato un disco nella media (roberto e francesco sono di questo avviso), chi ha optato per una votazione decisamente alta, compreso me. in onestà, ero intenzionato per un 7,5, ovvero non quattro stelline: credo non sia stato un peccato grave il mio, solo una scelta di "cuore", per un disco che secondo me merita una certa attenzione... e inevitabilmente la bilancia si è spostata su un piano un pochino più soggettivo. insomma, non ho dato otto per scazzo, l'importante è che tu lo sappia. ciao . ps: grazie Francesco! pps: in alto sulla sinistra, c'è il link per lo streaming completo dell'album: di video di qualità decente non ne ho trovati purtroppo.

hiperwlt, autore, alle 16:21 del 6 maggio 2010 ha scritto:

Francesco

naturalmente, il "grazie" non è da intendersi perché hai dato 6...mannagia a te!

hiperwlt, autore, alle 16:25 del 6 maggio 2010 ha scritto:

in alto a sinistra se il monitor lo si capovolge ehehe...

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 16:35 del 6 maggio 2010 ha scritto:

Beninteso che io non ho nulla in contrario, ma il

10 l'hai dato a Hombre lobo degli Eels 2009 eheh

TexasGin_82 alle 16:47 del 6 maggio 2010 ha scritto:

RE:

Ho controllato... hai ragione. E' un album stupendo, ma 10 è esagerato. Forse volevo farlo emergere e alzare in classifica. Ora che so che è tutto sorvegliato, e che nulla scappa agli occhi attenti dei gestori del sito, sarò più oculato nel dare i miei voti.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 8:51 del 18 maggio 2010 ha scritto:

L'ascolto di questo album mi ha ricordato il

brillante recente esordio su LP degli It hugs back, simili atmosfere morbide ed ovattate, qui forse disturbate arrangiamenti più fiacchi e talvolta anche da indugi solisti troppo dilatati. Una band promettente, ma forse ancora acerba. In questo momento un EP forse sarebbe stata la loro

dimensione ideale. Ogni 3 forse un goal eheh

Bandit (ha votato 8 questo disco) alle 17:33 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Grazie Mauro di aver riproposto un disco a cui tengo molto. E' un disco a cui bisogna dedicare un po' di attenzione, secondo me, per non cadere nella facile classificazione all'interno del calderone indie. Secondo me anche indulgere troppo nei paragoni con la scena canadese non è particolarmente azzeccato: l'ansia dello sprazzo creativo per me non è di per sè un plus. Io ho trovato invece le "lungaggini" di grande contenuto emotivo (allora il post-rock altro che lungaggini, mi vien da dire) e veramente in linea con lo spirito del disco.

hiperwlt, autore, alle 17:50 del 19 maggio 2010 ha scritto:

non per niente, le più dense emotivamente sono quelle di deriva post rock: no depression e african night (quest'ultima, la mia preferita dell'album). il rapporto con la scena canadese... in effetti, potrebbe apparire un po' forzato e forse lo è: dico che come "attitudine" ci può stare, e in base a ciò ho pensato subito ai clues (e forse, anche perché sono stati abbastanza vicini come ascolto). certo è, e sono daccordo, che questo non merita un ascolto sommario. una curiosità: può darsi che l'abbia scritta tu la recensione su or? ; )

grazie mille della visita !

Bandit (ha votato 8 questo disco) alle 17:55 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Sono io, si' .

No ma il riferimento ai canadesi c'è (forse per come riprendono nervosismi indie-rock soprattutto), ma secondo me il fatto che dei canadesi non conservino la stessa "creatività", l'estro etc. non deve costituire un mezzo per sminuire gli Yamon Yamon, che per il resto mirano da tutt'altra parte.

hiperwlt, autore, alle 18:14 del 19 maggio 2010 ha scritto:

sì sì, daccordissimo:se lo si deve fare, in effetti il raffronto non deve essere posto sul piano (in senso lato) creativo. ah, grande! della stessa etichetta, ti consiglio di tenere d'occhio i "solander" per il futuro!

Bandit (ha votato 8 questo disco) alle 18:16 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Ci pensavo in effetti a dare un'occhiata alle altre proposte, purtroppo non ci sono altre uscite recenti, ma sicuramente approfondiro', grazie.