My Morning Jacket
Evil Urges
“I My Morning Jacket ora si guardano indietro e con una bella cartolina del Kentucky sul cruscotto del furgone si tolgono i vestiti impolverati, il fango dalle scarpe e si danno una bella ripulita pronti a salire ai piani alti.” Così si concludeva la recensione di Z dei My Morning Jacket, prendendo atto del parziale addio da parte della band di Louisville alle sonorità southern e country rock che ne avevano contraddistinto gli inizi e auspicando un futuro musicalmente roseo a Jim James e co.
A distanza di 3 anni i nostri tornano a farsi sentire, apparentemente con la ferma volontà di proseguire e ampliare gli spunti disseminati su Z: tanto che non sono mancati, da più parti, gli accostamento ai Wilco di Yankee Hotel Foxtrot. Parallelo naturale, se si considera la comune radice alt country delle due bands, e se si tiene conto dell'eclettismo dimostrato in questo Evil Urges.
Non che James e soci abbiano abbandonato definitivamente le radici younghiane o l'amore per chitarre lacrimevoli di slide. E con quella voce lì non si può comunque non volgere continuamente lo sguardo alla Band.
Anzi, proprio nella voce di James, sta forse il segreto dei successi, ma anche dei fallimenti, di questa ennesima evoluzione del suono MMJ: perchè, a modesto avviso di chi scrive, i vocalizzi caldi e screziati di schegge soul del nostro funzionano al meglio quando vengono adagiati su armonie e ritmiche molli e rilassate, appoggiate sule verdeggianti praterie del country pop, rivestiti di lussureggianti tessiture di soul bianco. Risultano per converso un po' sacrificati e smorzati quando si trovano ad inseguire su ritmiche concitate o ad arrancare su promontori sonori più aspri.
E così, aldilà della trascurabile titletrack, convince la ballatona A.M. Thank You Too, mentre Sec Walkin' ci restituisce un modo di unire country pop e soul radicalmente diverso da quello “inventato” dai CurtisMayfieldiani Lambchop, Two Halves è un power pop cosparso di nostalgie '60s di ottima fattura. La Band è una presenza più ingombrante che mai nell'accorata Look At You, mentre Smokin' From Shootin' pare un'improbabile versione sudista di Harold Melvin.
Altrove, ahimè, il meccanismo s'inceppa pericolosamente: ad esempio i due tentativi di synth pop (a metà) di Touch Me I'm Going To Scream Part I e II, con la band un po' smarrita alle prese con sintetizzatori e drum machine. O il goffo electro funk di Highly Suspicious. O le prove di alternative rock muscolare di I'm Amazed e Remnants.
L'esperimento, insomma, riesce solo a metà: l'evoluzione dei My Morning Jacket passa attraverso momenti memorabili e cadute di stile evitabili. Fortunatamente i primi superano e compensano ampiamente i secondi, rendendo il disco una tappa comunque importante e non trascurabile nel percorso dei nostri.
Che possono pur sempre vantare uno dei migliori ibridi roots ed una delle migliori voci in circolazione. E che in futuro, con qualche distrazione in meno, potrebbero davvero regalarci qualcosa di grande.
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