Radar Brothers
The Illustrated Garden
Piccolo culto americano di area alt-rock/slowcore attiva sin da metà ‘90, i Radar Brothers avevano annunciato nel gennaio 2008 il loro scioglimento, durante il tour del (discreto) “Auditorium”. L’immediata rinascita passa attraverso una rivoluzione della line-up (nuova sezione ritmica, ma la formazione resta un power trio), che non stravolge affatto il sound della band. Jim Putnam, da buon leader, continua a forgiare i 'Bros' a propria immagine e somiglianza, con una maestria che lascia qualche freddezza di troppo rispetto ai tempi d’oro.
Per la verità bassista e batterista nuovi hanno il merito di vivacizzare il ritmo in alcuni tra gli episodi più felici del disco: l’americana in vulgata pop psichedelico di “Horses Warriors” è una piccola perla, come la solarità power pop di “For The Birds”. Col che Putnam sancisce il proprio connubio con strutture e melodie più radiofoniche, in linea con certe esperienze della recente America alt-rock (vd. Dr. Dog o Fruit Bats, per non dire Wilco). Roba che, quando vuole, fa centro: “And The Birds” va di elettriche calde che è un piacere, con la voce di Putnam che tinge pastello e assoli sapientissimi, mentre “Radio”, in chiusura, è un (gran bel) devoto omaggio ai R.E.M. ’80.
Qualche episodio meno incisivo è comunque portato a casa bene, perché due musicisti su tre, qua, sono ingegneri del suono, e la cosa si sente, per quanto certi lavori sugli intrecci vocali in stile so ’00 (cori, controcori, controvoci) non sollevino di molto alcuni pezzi (“People”) e certo formalismo su ritmi bassi raffreddi un po’ troppo la pietanza (“Chickens”, “Xmas Lights”). Ecco, in breve: metà disco gioca un po’ a coprire una scrittura non ispiratissima.
Risultato: per lo più i seguaci di lungo corso continueranno ad ascoltarsi “And The Surrounding Mountains” e di nuovi appassionati ne nasceranno pochi, perché i tempi non dicono benissimo a questa America classica e pop assieme. Ma come transizione per una nuova giovinezza (di Putnam e dei Radar Brothers) il disco lascia spazio all’ottimismo. E non è poco.
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