Droning Maud
Our Secret Code
Prodotto da Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, Our Secret Code è il primo lavoro di lungo minutaggio dei laziali (nel senso della regione) Droning Maud.
Siamo in quella porzione dellalternative rock fatta di atmosfere malinconiche, arpeggi di chitarre alla Mogwai e inserti elettronici di matrice radioheadiana di cui liniziale "Sun Jar" è il migliore esempio (e la canzone più riuscita dellalbum), che suona come una Agaetis Byrjun radio edit.
Il dichiarato uso di elettronica è in realtà relegato ad orpello nella maggior parte del disco, soprattutto in apertura e in chiusura delle canzoni, come in "Kill The Skyscraper" il cui intro è molto simile a quello di "Cieli Neri" dei Bluvertigo. Elettronica ben usata in "Nimbus", con la sua base ossessiva di pianoforte (siamo quasi in zona indietronica Four Tet) e nellorientaleggiante Now it Fades, Now its gone.
Vengono in mente un po i primi Elbow, più muscolari e meno complessi, negli episodi più atmosferici, a mio avviso i migliori. Bene le conclusive The Great Divide, guidata da una vivace batteria, e Oh Lord! dallatmosfera sognante.
Laddove invece si spinge di più sulle chitarre si avverte un retro gusto post-grunge che stona. Difetto a cui contribuisce il modo in cui sono impostate la voce e i cori, che fra i vari pezzi si somigliano un po troppo, e ciò pesa sullascolto.
Limpressione è che i Droning Maud debbano ancora trovare la loro strada: malgrado le buone idee, non tutte le canzoni decollano o giustificano la lenta sovrapposizione strumentale con cui vengono costruite, in maniera anche un po ripetitiva. Colpa forse di un tentato compromesso fra melodia e composizione strumentale.
Da quanto cè di buono si può costruire qualcosaltro, i riferimenti non mancano.
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