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R Recensione

9/10

Jane's Addiction

Ritual de lo Habitual

I Jane’s Addiction sono tra i gruppi a stelle e strisce più sottovalutati degli anni a cavallo tra ’80 e ’90. In quel periodo la faceva da padrone il grunge, ovviamente, insieme ai reflussi dell’hard rock anni ’80 (vedi Guns N’ Roses), ai grandi gruppi indie e noise (Sonic Youth, i Fugazi, i My Bloody Valentine, tra i tanti) e alle band mainstream nel pieno del loro successo (R.E.M., U2). Il grande pubblico era ovunque saturo di stimoli, icone, idee. Ma di fianco a formazioni pregevoli, spesso salirono sul carro dei vincitori anche altri non certo all’altezza, copie sbiadite degli originali.

I Jane’s sono il caso opposto. Al posto giusto, nel momento giusto, ma con i vestiti sbagliati, furono la band che meglio seppe tratteggiare la città degli angeli e un certo lato dell’America, quella dei bassifondi, delle puttane e dell’eroina, una wild side reediana aggiornata e ambientata sulla costa pacifica, per intenderci. Rappresentarono tutto ciò molto meglio di altri gruppi diventati famosi (come i già citati Guns), ma con la sfortuna di non riuscire mai a vendere quanto i collegi d'oltregenere, di non sfornare mai dischi facili, anche se non sono i ritornelli a mancare.

Farrell non divenne mai un’icona mainstream come tanti altri della sua generazione, pur condividendone il talento, ma fu di certo un guru, un mito del rock alternativo, grazie soprattutto alla sua seconda creazione: il carrozzone alternativo del Lollapalooza. La band durò lo spazio di due dischi, per poi riunirsi nel 2003 e poi ancora in questo 2011: ritorni a dire il vero qualitativamente lontani dallo splendore dei tempi migliori.

E se il primo disco, "Nothing's Shoking" (in realtà il secondo; il primo era un egregio live del 1987 che conteneva la cover di "Sympathy For The Devil" e un altro loro gran pezzo, "Whores") rimane ad oggi il loro lavoro migliore – un capolavoro assoluto che miscelava alternative metal, funk rock e psichedelia come mai nessuno – è il loro secondo album a proiettarli, complice anche la contemporanea nascita del suddetto festival Lollapalooza, e a regalare loro perfino qualche passaggio su Mtv, nonché tre dischi di platino.

Nonostante non sia epico e innodico quanto il suo precedente, e sia probabilmente meno compatto, "Ritual de lo Habitual" è più levigato nei suoni, sfaccettato e contiene i pezzi più famosi della band. L’apertura è affidata al primo singolo, "Stop", probabilmente il brano più famoso del quartetto, con la storica intro di voce femminile che presenta la band. "No One’s Leaving" e "Ain’t No Right", con i loro vorticosi giri di basso e i riff di chitarra taglienti sono i classici pezzi funk metal, i più vicini, per intenderci, al sound dei Red Hot Chili Peppers d’antan anche se, rispetto ai cugini, le chitarre sono più corpose e la voce più duttile. "Obvious" è il pezzo più fiacco del disco e paga il minutaggio, ma apre il sentiero a quello che sarà il terzo singolo, "Been Cought Stealing", orecchiabile e naif, forse il pezzo che rimane più impresso al primo ascolto in questa prima metà del disco.

La rottura del lato B rispetto alla prima parte è netta. Sembra di ascoltare un altro disco, quasi un’altra band; la durata negli ultimi quattro brani raddoppia. Il funk e l’hard rock più incline al facile ascolto spariscono. Il disco si fa psichedelico, esotico, crepuscolare. È questa seconda parte a risultare più difficile al primo ascolto, ma anche quella che meno risente dei segni del tempo. "Three Days" (secondo singolo) è uno dei più bei pezzi del gruppo, un’epopea rock di quasi undici minuti, una "The End" più tropicale e ballabile, ma comunque maledetta, depravata. "Then She Did..." è un tributo commovente di Farrell alla madre morta suicida, mentre l’orientaleggiante "Of Course", cosparsa di tamburi e violini, su cui Farrell gorgheggia come uno sciamano indiano, anticipa quello che sarà il trend del progetto successivo di Farrell, i Porno for Pyros (memorabile il loro "Good God’s Urge"). Il disco termina con l’ultimo singolo estratto, "Classic Girl", una struggente ballata acustica che sostanzialmente chiude non solo il disco, ma la carriera che conta dei Jane’s Addiction, che non si ripeteranno mai più su livelli simili.

Una lezione da riprendere in mano. Niente intellettualismi, ma nemmeno divertimento fine a sé stesso. In barba a certe pieghe prese oggi, in un verso o nell’altro, dal rock alternativo d’oltreoceano. Spensierato, ma estenuante, evocativo. Non un capolavoro in assoluto, ma di certo uno dei dischi più belli e originali degli anni ’90. E non è poco. 

V Voti

Voto degli utenti: 8,1/10 in media su 18 voti.
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Sidney 8/10
ozzy(d) 10/10
bart 6/10
loson 5,5/10
luca.r 6/10
zagor 10/10
ThirdEye 8,5/10

C Commenti

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Sidney (ha votato 8 questo disco) alle 19:51 del 26 ottobre 2011 ha scritto:

Concordo

ozzy(d) (ha votato 10 questo disco) alle 12:06 del 29 ottobre 2011 ha scritto:

se non è un capolavoro questo ghghgh 10 secco. la prova di navarro da tramandare ai posteri, dagli assoli di 3 days a then she did in cui non ne fa nemmeno uno in otto minuti, la parte centrale di "stop", la coda insistita di "obvious" etc etc. fosse morto nel 91 godrebbe di fama almeno doppia, adesso è per tanti navarro il tamarro eheheheh

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 23:15 del 3 novembre 2011 ha scritto:

D'accordo con gulliver. Buona comunque la prima, Nicolas

NathanAdler77 (ha votato 10 questo disco) alle 21:30 del 4 novembre 2011 ha scritto:

Unhappy, just as you were...

Fondamentale pilastro di rock "alternativo", forse anche più micidiale di "Nothing's Shocking"...I dieci minuti di "Three Days" valgono una carriera: definitivi, epici, ineguagliati. Farrell un reietto sciamanico, Navarro mostruoso per intensità.

ozzy(d) (ha votato 10 questo disco) alle 17:49 del 5 novembre 2011 ha scritto:

3 days capolavoro ineguagliabile come dici tu, corgan ci ha provato tante volte a fare qualcosa di simile con le zucche ( silverfuck, porcelina of the vast oceans, fuck you) ma non ha mai eguagliato i geni. solo i tool con "third eye" hanno sfiorato cotanta perfezione dopo di loro, altro che "paranoid android" ghghghgh

NathanAdler77 (ha votato 10 questo disco) alle 22:28 del 5 novembre 2011 ha scritto:

RE: corgan ci ha provato tante volte a fare qualcosa di simile

Forse c'è riuscito con la magnifica "Thru The Eyes Of Ruby" e "Soma", B0lly...Sui Tool ti quoto in pieno.

ozzy(d) (ha votato 10 questo disco) alle 13:12 del 8 novembre 2011 ha scritto:

preferisco through the ass of ruby ( si lo so è vecchia, ma è sempre attuale ghghgh). alle zucche dei jane's mancavano tre cose. 1) la solarità. anche i pezzi più tragici come then she did hanno sempre un'aura californiana a riscattare tutto, mentre corgan a volte indulgeva troppo nella depressione grunge. 2) la concisione. "ritual " non ha bisogno di sfociare nella logorrea come "mellon collie" che ha decisamente troppi pezzi 3) i jane's erano tre teste pensanti, negli smashing iha e la bassista erano due comprimari. e poi farrell mica faceva le pose da "zero", lui sposava il motto sex drugs and rock and roll in pieno, three days docet!!!!

NathanAdler77 (ha votato 10 questo disco) alle 23:24 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Te credo che mancava la solarità, a Chicago piove spesso. No dai, d'accordo sulla prescindibilità (non estetica) di D'Arcy, ma Iha non credo fosse un banale comprimario: il lato folkie delle Zucche era anche farina del suo sacco. Basterebbe quella sòla di "Zeitgeist" come controprova...A breve uscirà "Oceania", il nuovo lavoro della Corgan's Big Band, speriamo che il Capoccione sia un po' rinsavito (se c'è riuscita Gabriella Carlucci ghghgh).

bart (ha votato 6 questo disco) alle 11:59 del 15 gennaio 2012 ha scritto:

Decisamente inferiore a Nothing's Shocking!

Solo due grandi pezzi: Been Caught Stealing e Three Days. Per il resto nulla di eccezionale.

luca.r (ha votato 6 questo disco) alle 14:48 del 7 settembre 2016 ha scritto:

assolutamente d'accordo con questa affermazione. N'sS resta il loro capolavoro ineguagliato, e ineguagliabile... questo è un disco discreto e nulla più

zagor (ha votato 10 questo disco) alle 20:45 del 7 settembre 2016 ha scritto:

sono due dischi diversi, entrambi splendidi peraltro: qui hanno virato decisamente verso la psichedelia con tutta la seconda facciata ( mentre nel disco precedente c'era solo la sublime summertime rolls in quell'ottica).."three days" capolavoro dei capolavori, i Cure che suonano con Hendrix.

Mattia Linea (ha votato 7 questo disco) alle 21:52 del 17 agosto 2014 ha scritto:

Parto dicendo che le canzoni della prima metà dell'album si assomigliano molto le une alle altre: funk sporco, psichedelia, a tratti metal, crossover. Esoterismo, droga e straniamento. E' come farsi un viaggio: ascoltando "Three Days" (vera perla di diamante dell'album) si ha l'impressione di entrare in una spirale e di non uscirne più. La vera magia dell'album è Dave Navarro: chitarrista sopraffino e sottovalutato, se fosse morto l'anno di uscita dell'album sarebbe annoverato fra le schiere di miti del rock. Buon album. Consigliato.

baronedeki (ha votato 9 questo disco) alle 19:51 del primo aprile 2017 ha scritto:

Solo per un errore di battitura non ho potuto votare 10 questo capolavoro assoluto . Album che ho sempre preferito al giustamente acclamato Nothing's Shocking per la sua maggiore vena psichedelica che nel precedente era superbamente rappresenta dalla magnifica Summertime Rolls. Mi piace molto la frase i Cure che suonano con Hendrix la trovo più che appropriata. A oltre 25 anni ascolto i Jane's Addiction sempre con entusiasmo jane says la cover di Sympathy for the devil Summertime Rolls Sex is Violent e Three Days le mie preferite fra tante loro bellissime canzoni .

zagor (ha votato 10 questo disco) alle 13:10 del 2 aprile 2017 ha scritto:

" Mi piace molto la frase i Cure che suonano con Hendrix la trovo più che appropriata."..Thanks a lot! Siamo tutti ancora adepti e schiavi del vizio di Jane!

baronedeki (ha votato 9 questo disco) alle 20:01 del 2 aprile 2017 ha scritto:

La trovo azzeccata perché a differenza di tanti hai colto un influenza meno facile da intuire ( Hsndix e non Page Zeppelin che è troppo evidente e facile da intuire) . Non so se è questione di gusti personali ma Ritual lo trovo bene e meglio invecchiato rispetto Nothing's.

zagor (ha votato 10 questo disco) alle 10:57 del 3 aprile 2017 ha scritto:

il paragone che si fa piu' spesso coi Jane's Addiction è quello coi Led Zeppelin, ma è molto limitante e ci sono grosse differenze ( nei Jane's non c'è traccia di blues e vi è invece una grossa componente post-punk, sia nel basso "alla peter hook", sia in certe tessiture delicate che rimandano ai Cure). "Three days" è in pratica la "third stone from the sun" hendrixiana riletta dopo gli anni della new wave e con un inarrivabile sciamano come Farrell a condurre le danze.

baronedeki (ha votato 9 questo disco) alle 17:13 del 3 aprile 2017 ha scritto:

Meglio di così non la potevi spiegare . Concordo in pieno. Buona la recensione ma non capisco cosa si intende per sottovalutato . La critica era più che buona e se parliamo di vendite non penso che Sonic Youth Fugazi e MBV non vendessero più di loro nemmeno tutte tre band messe assieme. D'accordo con Hard Rock ( Guns'n Roses Bon Jovi Cinderella Motley Crue etc.) Metal ed arene band U2 e meno R.e.m. la facessero da padrone ma la prima ondata Grunge non è che fosse così conosciuta dal grande pubblico . Dopo il successo planetario di Nevermind la prima ondata Grunge ebbe il giusto riconoscimento commerciale.

zagor (ha votato 10 questo disco) alle 12:28 del 4 aprile 2017 ha scritto:

Infatti Ritual de lo Habitual raggiunse il disco di platino, in epoca pre-Nevermind era un traguardo enorme per una band alternativa ( anche se loro, appunto, pescavano anche nel bacino degli hard rockers per ovvi motivi). Poi con il Lollapalooza organizzato da Farrell divennero un'icona generazionale, ma si sciolsero proprio nel momento in cui sarebbero potuti andare avanti per anni e vendere davvero milionate ( magari come i loro concittadini Red Hot Chili Peppers). Un po' lo stesso discorso che vale per i Pixies. Oggi pero' mi sembrano un po' trascurati, rispetto ad altre band coeve, anche a livello di critica. Soprattutto quella indie alla pitchfork. D'altronde questi mettevano corpi nudi in copertina, l'estetica indie vieta queste cose, la figa l'indie la deve solo sognare!

baronedeki (ha votato 9 questo disco) alle 17:26 del 3 aprile 2017 ha scritto:

C'è un non di troppo ma si capisce cosa intendevo dire. Ne approfitto per dire che cosa c'entrano i vestiti. Nel 91 al Big Club di Torino i vestiti non è che fossero male anzi e poi che concerto indimenticabile. Forse la recensione non mi è piaciuta più di tanto

baronedeki (ha votato 9 questo disco) alle 16:51 del 4 aprile 2017 ha scritto:

Più leggo la recensione è più la ritengo confusa con contesti storici non proprio esatti. La faceva da padrone il Grunge quando gli stessi Nirvana nel Tour americano di Bleach viaggiavano in pulmino dormivano in pulmino e puzzavano di fame . I MBV che ancora non avevano inciso Loveless i R.e.m. Out Time i Sonic Youth Dirty tutti album del 91 e che li ha resi popolari . E poi avevano i vestiti sbagliati non la capisco in che senso. Ripeto contesto storico poco esatto. I Jane's riuscirono a mettere d'accordo tutti pescando a piene mani dall' Hard Rock al Dark Punk Funk Psichedelia e Metal riuscendo ad arrivare ad un vasto pubblico senza svendersi più di tanto anzi, se qualcuno li vuole sottovalutare libero di farlo . Lo ricordo bene per me allora il loro arrivo assieme ai Pixies fu una grande boccata di ossigeno e ventata di novità.