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R Recensione

8/10

Madkin

Perdone la Molestia

Perdone la molestia è uno dei dischi più cazzuti usciti dallo Stivale nel 2011. I Madkin, con un sorprendente disco d'esordio, mettono in piedi uno dietro l'altro dodici brani al vetriolo che rispolverano la tradizione dell'alt-rock americano di inizio '90, quello intriso di chitarroni heavy alla Soundgarden, desolazione e furore grunge, e soprattutto dell'aggressività delle riot girls. Riot Girls in salsa puttanesca, vista la provenienza romana del quartetto. Eppure non si nota proprio, vista anche l'ottima resa dei testi in inglese. Si fossero presentati come un gruppo uscito dalla scena di Detroit non avrei minimamente battuto ciglio...

Guidati da una voce femminile solida e scartavetrata (il che fa sempre effetto) i Madkin mettono in piedi un repertorio che ripercorre lo stile di gruppi-icona come le prime Hole, L7, Babes in Toyland, Bikini Kill oltre che di mostri sacri come Mudhoney, Soundgarden, Melvins e via dicendo. Per chi è consono bazzicare a certe latitudini musicali è ormai ben chiaro ciò di cui si parla.

Per chi invece non fosse convinto e volesse prove ulteriori si può lanciare alla scoperta di brani dinamitardi come Shihong a mò di esempio: lo sentito quel riff poderoso, vitale, capace di esprimere il già detto con rinnovata potenza e credibilità? Lo sentito quel pestìo della batteria che fa quasi intravedere il sudore che invade la t-shirt, tanto sono pesanti e faticosi quei battiti? E la vedete questa splendida vocalist Serena Jejè, i cui capelli sventolano nell'aria mentre si dimena col microfono in mano ad occhi chiusi e con l'ugola spalancata?

E che dire di pezzi ugualmente virulenti come Bandwagon, Warrior, Saint Louis Casinò, Intro for Lovers in Flames (che splendido cambio di passo nel finale!): costruzioni musicali heavy rock al limite della perfezione, tra riff e assoli godibili, sezione ritmica asfissiante nel suo non cedere mai un millimetro, cantato sempre al limite del possibile, acustica perfetta racchiusa in un low-fi che sembra curato da Steve Albini... C'è davvero di che stupirsi per una simile boccata d'aria fresca.

Non manca poi una minima eterogeneità stilistica: noise-rock al limite del “post” come Letter From an Unknwon, punk-core più vividi come Speeding Bullets, e infine Orange Milagres, Silk Dance e Psycho Popular Shit, che dimostrano capacità nel maneggiare anche materiale più melodico, pur mantenendo un approccio energico e roboante. Forse nel complesso ci si può rammaricare solo di un non perfetto dosaggio della tracklist, che vede qualche leggero calo di tensione nel finale del disco, lasciando gran parte delle bombe nella parte iniziale.

Ciò non toglier però valore ai Madkin, che nel loro essere squisitamente fuori moda sembrano il perfetto gruppo grunge che l'Italia non ha mai avuto (se escludiamo forse i primi Verdena, dalle caratteristiche però molto più “italiane”).

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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