V Video

R Recensione

9/10

Massimo Volume

Da Qui

No, non saranno i pensieri clandestini che alzano le gonne come prostitute a pesarti le parole in gola. Qualcuno era convinto che sono importanti “e chi parla male pensa male”. Qualcun altro (l’Harry Dean Stanton\Travis) vagava perso e muto per sempre nei suoi labirinti mentali, tra rocce calde e cespugli al confine col Messico, esule da un passato rimosso, dai fantasmi di Nastassja Kinski e un figlio dimenticato. Perché aveva consacrato a idoli le montagne intorno confidando nella loro sacra protezione. In fuga nel vuoto degli spazi, interiori e scenografici, senza un posto dove dormire, senza nemmeno la forza di lottare per i propri sentimenti. E una dignità barattata con niente.

“Un buon posto per dimenticare” ripetono in continuazione i protagonisti di “Manciuria”, l’ultimo e crepuscolare John Ford: le note a spirale di Egle Sommacal sono un mantrico susseguirsi di antichi sogni nel buio, a dissanguare ferite nella notte, così complici, labili. E le parole, quelle parole pesanti che Emidio Clementi lega con un filo di piombo al suono proteso del suo basso aprono cicatrici nascoste agli altri troppo a lungo. Mimì declama, scandisce e libera nell’aria sfatta frasi, persone, ambienti, scene madri e flashback in movimento, sa il significato e l’importanza di un’esperienza vissuta sulla pelle, e il personale diventa comune, ci unisce e piega agli eventi.

“Qualcuno ha lasciato una testa di maiale dietro casa. Non ho idea di chi l’abbia lasciata lì e che cosa voglia dire, una testa di maiale con una freccia tra i denti. Un avvertimento, forse…”

Come il vento che nel viaggio notturno piega gli alberi e tende quei fili dove nessuno stende più la biancheria (“C’è Questo Stanotte”, un foglio bianco di distese che spezzano l’oscurità, un vivido fotogramma lontano). La solitudine è una stanza affollata che rende vulnerabili agli sguardi altrui, tutti capiscono che dal centro del tuo cuore sanguina ancora una ferita, allora fissi stanco e immobile il riflesso sulle vetrate, e ti chiedi chi sia l’estraneo che osserva.

“…Karin è bionda ed esile. E quando ride è come se si vergognasse di farlo. Il vento ci scompiglia i capelli, ci ruba le parole…”

Un “Atto Definitivo” e puro nella sua tragica verità (“…niente cibo alla luce del sole!”), mentre sale la tensione dei grovigli elettrici di Egle, Gabriele Ceci e Metello Orsini (nuovi, funzionali comprimari alla sei corde) e il drumming solido e incisivo di Vittoria Burattini costruisce l’impalcatura su cui poggia una struttura musicale geometrica, imponente. Siamo passeggeri occasionali “Sul Viking Express” (espressivo post-rock d’autore sostenuto da una sezione ritmica insidiosa e chitarre liquide) e il tempo diventa una formalità che assume il volto e l’imbarazzo di una sconosciuta, quando lasciamo negli angoli dei ricordi incustoditi le rovine e “La Città Morta”.

“…A Napoli cercai un hotel, poi andai a tagliarmi i capelli…Chiesi: ‘Qual è il quartiere delle puttane?’”

Tante cose non sarebbero state le stesse da qui, per quei giovani che nell’Italia già malmessa e televisiva di metà anni Novanta cercavano un rifugio sicuro, una voce densa e ipnotica, e versi iperrealisti che andavano a scolpirsi nella memoria con cruda lucidità (più vicini a Faulkner o Raymond Carver che all’usuale acquario rock tricolore). “Da Qui” fu il terzo full lenght dei bolognesi Massimo Volume, prodotto da Steve Piccolo e Angelo Kaba Cavazzuti allo studio Vida-Esagono di Rubiera (ma doveva metterci mano un affascinato John Cale), l’album che cristallizza e cesella in un letterario ambient post-wave le intuizioni noise delle pietre angolari “Stanze” e “Lungo I Bordi”. Una preziosa trilogia discografica che all’epoca ben poche band, italiane e straniere, potevano esibire in vetrina.

“…Non c’è nessuno dietro queste stanze illuminate, dentro questo poster ‘Manhattan Di Notte’ che nasconde l’interno della cucina di un ristorante giapponese…”

Un agglomerato di fatti, persone, particolari all’apparenza insignificanti (le trame slow-core dell’evocativa e introversa “Manhattan Di Notte”, il possente rigurgito del minaccioso post-noise “Avvertimento”, il paesaggio spettrale di “Sotto Il Cielo”, l’introspettiva “Qualcosa Sulla Vita” e le sue lettere contenute dentro sacchi di tela nel solaio) ma che scavano dietro un quadro umano di letale e imperfetta bellezza. Eravamo la cornice di un romanzo medievale, diceva. Le “Stagioni” passano, gli uomini muoiono, i governi cadono e fuori è tornata la peste.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 11 voti.
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wascimo 7,5/10
neferpito 8,5/10
Suicida 8,5/10

C Commenti

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Norvegese alle 0:11 del 11 febbraio 2011 ha scritto:

non lo voto perchè vorrei riascoltarlo meglio, ma mi è sempre sembrato un mattone indigeribile. E io ho Stanze e Lungo i Bordi originali

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 10:48 del 11 febbraio 2011 ha scritto:

Trovato ad un prezzo veramente bassissimo (5.99) l'ho preso, assieme a Club Privè (Lungo i bordi, invece, già ce l'avevo), torno, mestamente, a ribadire il mio parere: non mi convincono, proprio non sopporto il "non cantato" di Clementi, non agginge, ma paradossalmente "toglie" poesia alla proposta musicale che di per sè sarebbe, invece, ottima. Veramente un peccato!

4AS alle 13:14 del 11 febbraio 2011 ha scritto:

RE:

...E allora perché lo hai comprato se sapevi che era la solita solfa? Cmq sono d'accordo con te: talento sprecato per non aver mai preso nel gruppo un cantante che potesse valorizzare ciò che di buono sanno fare.

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 17:51 del 11 febbraio 2011 ha scritto:

RE: RE:

Perchè alla fine ero curioso e a quel prezzo...comunque le partiture musicali, soprattutto di Lungo i bordi e di questo qui (molto meno Club Privè) non sono affato male. E poi, last but not least , cerco sempre di acquistare cd originali e, nonostante la mia atavica esterofilia musicale, soprattutto se sono italiani! Tiè!

TheManMachine (ha votato 5 questo disco) alle 1:40 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

Faccio miei senza esitazione gli interventi di swansong. Davvero non comprendo l'entusiasmo di tanti per questa band che in tutta la sua carriera non ha fatto altro che rimaneggiare (emulare?) ciò che si era già sentito negli '80, nei '90. Anche nei '70, forse. Salvo le chitarre elettriche, ammetto che talvolta sanno essere incisive. Daniele ho letto con piacere la tua recensione perché scrivi molto bene ma un punteggio di 4,5 a questo disco mi sembra eccessivo, a voler essere obiettivi. Perdonami.

NathanAdler77, autore, alle 18:13 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

Avvertimento

Certe argomentazioni sui Massimo Volume oggi fanno a gara con il "golpe moralistico" di Giuliano Ferrara... ghghgh

Curioso è l'evidente masochismo di swan, che perde tempo & soldi: lascia perdere certi "mattoni indigeribili"...L'Eden è a un passo, tra ozzy e i drìm titèr. Togliere Clementi ai MV è come mettere le mutandine a Courtney Love, non ha senso.

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 12:16 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

RE: Avvertimento

Caro Nathan, mi dispiace dirtelo, ma non sei per nulla divertente. Nell'invitarti, per il futuro a lasciar perdere il mio supposto "masochismo"...colgo comunque il tuo avvertimento e ne farò senz'altro tesoro, anche se, a quarantanni suonati, sentirmi "etichettato" su quelli che tu credi siano i miei gusti musicali o giudicato per le scelte che faccio quando entro in un negozio di dischi non ne ho nessuna voglia. Ma, credimi, ti basterebbe solo una sbirciatina alla mia disografia per renderti conto che hai soltanto una ristretta, presuntuosa, infondata e banale idea di quale sia il mio Eden (musicale). Detto ciò, viva Ozzy, i Theater e le mutande di Courtney Love..

ozzy(d) alle 21:13 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

“…A Napoli cercai un hotel, poi andai a tagliarmi i capelli…Chiesi: ‘Qual è il quartiere delle puttane?’” ....se non fosse per il particolare dei capelli, avrei giurato fosse la storia di silvio e di noemi ghghghghgh

ozzy(d) alle 21:16 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

Parlar male dei MV su SDM è lesa maestà, ricordate che per la redazione hanno fatto il terzo disco più bello del 2010 ghghghgh. comunque swansong ti invidio per il coraggio, io già li trovavo un po' pesanti ai tempi di lungo i bordi e non li ho più cagati più di tanto, non oso pensare come suoni questo ( senza nulla togliere alla bella recensione, ovviamente).

4AS alle 21:33 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

RE:

E come deve suonare Gulliver? Questo non canta mai! XD. Giusto per fare un esempio: un conto una voce come quella di Graham Sutton che, seppur bisbigliata, si inserisce perfettamente nel contesto musicale dei Bark Psychosis. Un conto uno che chiacchiera per tutta la carriera. Indubbiamente dice cose interessanti però alla lunga ti frantuma i...

NathanAdler77, autore, alle 21:38 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

Non facciamo i soliti "giudici eversivi", Gulliver:

Noemi all'epoca era notoriamente illibata e congiunta con tal Cozzolino Domenico... ghghgh

ozzy(d) alle 21:51 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

vabbè 4AS un conto è come suonano, un altro il cantato: musicalmente hanno una dignità col loro post-rock ai tortellini e sono musicisti solidi, poi chiaramente il non cantato di mimi aiuara e i suoi testi possono non piacere, però per tanti preparati cultori di musica sono persino un punto di forza: è tutto, come sempre, relativo. per me non sono la mia cup of tea.

4AS alle 22:02 del 12 febbraio 2011 ha scritto:

E chi lo ha detto che non sanno suonare o che i testi sono brutti? Io ho esplicitamente detto il contrario, anche nel commento su Lungo i bordi... Sto dicendo solo che il cantato-parlato lo trovo troppo distaccato, completamente estraneo alle musiche e alla lunga, inevitabilmente, diventa stucchevole e monocorde. Tutto qui...

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 13:59 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

Discone emozionante ed intenso, arricchito al solito dalle liriche incredibili di Clementi. Da ascoltare ed assaporare lentamente, per esser gustato in pieno.

NathanAdler77, autore, alle 16:27 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

Take it easy, swan...Si scherza suvvia, era un modo per dire "va' dove ti porta il cuore" (Susanna Tamaro moral guidance).

Charisteas alle 19:13 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

RE:

Attento che scrive sul Giornale eheh

NathanAdler77, autore, alle 19:58 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

RE: RE:

Mi sembra una scelta coerente, se scrivi un romanzo su un'anziana che instaura una relazione con un pappagallo...