Minimal Whale
Minimal Whale [EP]
Quanto si sente sul primo, omonimo extended play dei Minimal Whale, lo diciamo subito, non ambisce a molto altro che non sia la sufficienza. Eppure è interessante parlarne, giocoforza concisamente, perché, a differenza di tante altre simili compagini, questo power trio genovese nuovo di zecca nellamalgama: le componenti singole hanno già alle spalle militanze in Numero 6 e UPON tra gli altri possiede un carisma e una sotterranea tendenza allimprevedibilità che, se lasciata veramente libera di esprimersi, potrebbe condurre a gradite sorprese sul versante del disco lungo.
La principale discontinuità è marcata dalla formazione in sé e di per sé, in cui il bassista David Avanzini suona anche il sax tenore. Il binomio è azzardato solo sulla carta: laddove chitarre e linee vocali spesso conquistano la ribalta, la strumentazione aggiuntiva (molta, fra tastiere, loop e piano Rhodes) si preoccupa di colorare la scenografia, regalando la giusta profondità a pezzi meditati per conquistare dimpatto. Così Five On Four, battezzata math rock, sterzata post-grunge nelle strofe e sempre più aggiustata verso il modello dei Rosolina Mar: similarmente, in Pictures, le aperture arpeggiate prog si scontrano con una gestione della canzone un po banale, salvata da una sinuosa coda lounge. La scrittura e larrangiamento sono, generalmente, buoni (ottimo il lento, britedelico, Lay Down): i limiti escono fuori, alla distanza, specialmente nellimpostazione vocale e in alcune ingenue spacconate hard rock (i Queens Of The Stone Age più tamarri di Cage, che richiamano peraltro alla mente i fiorentini A Dog To A Rabbit: bravo è chi sa che fine abbiano fatto).
Confideremo, allora, che la nervosa narcolessi di Virginias Whale (il cui testo è ispirato a The Waves di Virginia Woolf) possa portare consiglio. Nel mentre, segnaliamo.
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