The Replacements
Hootenanny
La critica rock specie se americanofila - è ossessionata dall'autenticità. Per qualche motivo, ci/mi piace pensare che i musicisti mettano una parte di sé stessi, nella musica, così come noi mettiamo una parte di noi stessi nella passione per la musica. Io non sono un integralista ma ammetto di riconoscermi almeno in parte in questo approccio autenticista. E ingenuo. Accade infatti spesso che i musicisti ti prendano per i fondelli: per dire, siamo sicuri che Robert Zimmermann, quando predicava ai Signori della Guerra, fosse totalmente sincero? Visto quanto ha combinato dopo, ovvero tutto e il contrario di tutto, ivi inclusi interi lati di canzoni old-country dedicate al cristianesimo più reazionario?
Lascio sospeso linterrogativo, e vengo al dunque: Westerberg mette a tacere ogni dubbio perché, con ogni probabilità, è la sincerità fatta musica rock.
Anche se con il tempo ho imparato che la cosa più importante è che si tratta del più grande cantautore indie della sua epoca, rimane che lui è sin troppo vero, tanto da ammettere che, alcuni fra i suoi pezzi più personali, lo fanno rabbrividire. Forse ha paura di ciò che potrebbero rivelarci su di lui, e comprensibilmente si nasconde dietro limbarazzo.
Succede anche a me, nel mio piccolissimo: quando amici e lettori scorrono i miei pseudo-versi lansia si impadronisce di me. Mi stanno studiando, stanno muovendo alcuni passi nel cuore e nellanima, e allora chi ha più il coraggio di fingere?
Ok, la smetto di annegarmi fra i dubbi para-esistenzialisti e inizio a parlare di Hootenanny, mi sembra la cosa più saggia. I primi lavori dei Mats erano rocknroll messo a tempo hardcore, ma Paul e la sua combriccola di beoni non si erano mai riconosciuti nellintegralismo della scena: erano troppo anarchici, troppo liberi, troppo intelligenti e forse troppo coglioni per seguire la strada che invece, per dire, i Fugazi percorreranno a mille allora.
Bob Stinson era un rocker vero, capace di interpretare alla luce degli interrogativi irrisolti degli anni 80- la Terra desolata dellAmerica Giovane - ledonismo rivoluzionario di Chuck Berry. Ma Paul non mi ha mai fregato: amava Hank Williams, Neil Young, i Beatles e Alex Chilton, si atteggiava a duro ma sotto sotto era un cantatuore tormentato, innamorato perso dei paesaggi desolati del country, del lirismo della musica folk. Forse la sua ambizione più grande era scrivere grandi canzoni pop.
Hootenanny è il primo disco a mettere le carte in tavola, a rivelarci i Mats per quello che sono: fondamentalmente, trad-rockers che scrivono pezzi con tutti i crismi, irrobustendoli con unattitudine punk che dona larroganza giusta per staccarsi dallorda di epigoni innamorati del passato. Lattitudine li rende quanto di più moderno, anzi li proietta nel futuro, ma i piedi restano intrappolati nella palude del passato. Passato che diventa improvvisamente raggiante e bello.
Il raduno folk mostra per la prima volta un Westerberg sorprendentemente riflessivo e incline allintrospezione. Paul ha viaggiato sullhighway della gioventù, è la somma di fantasmi, ferite, ricordi insopportabili, occasioni perdute. Per questo riesce a leggere così bene lanimo dei suoi contemporanei, a rivelarsi un autore a tutto tondo, e non solo un cantante fuori dal comune (io dico che ha forse la voce rock più bella di sempre, come lui nessuno mai).
Stinson, laltro leader della band, nel frattempo infonde nei suoi assolo tutto sommato semplici una tale poesia che gente come Van Morrison o Leonard Cohen dovrebbe esserne fiera.
Non tutto gira a meraviglia, ma Hootenanny rimane una folgorazione, una rivelazione per tutti gli appassionati di rock alternativo. Profuma di America di Provincia e di Gioventù, assembla sentimenti contrastanti: è college-rock deviato e profondamente radicato nellhumus culturale e spirituale dellepoca in cui la musica alternativa era fulgida, viva, la soluzione imminente.
Lalbum vanta diversi momenti seminali, per i Mats e per tutto il rock alternativo che verrà (ne sono i padri senza timore di smentite). La prima traccia, scalcagnata e ironica al punto giusto, lascia che il disco prenda corpo piano piano. Lhardcore, in ogni caso, è morto e sepolto: questo è puro folk uscito da qualche radura dei Monti Appalachi, solo molto informale.
Color Me Impressed è una melodia appiccicosa e furba, quasi un pezzo emo-core ante-litteram, solo più gioioso. Paul indossa subito le vesti del guastatore: i party sono filosofia di vita, ma nascondono un lato oscuro e insondabile, solo i più sensibili sanno coglierlo. Quindi, diamoci dentro con i baci alla francese, finché siamo in tempo.
Willpower è notoriamente un pezzo new wave (qui non esiste più nulla di hardcore), un anti-inno allo scazzo e al sollazzo: la forza di volontà mi ha cambiato, fermatela!
Le magniloquenti tastiere e il ritornello granitico sono il preludio a uno fra i più grandi pezzi mai incisi da Westeberg, per loccasione multi-strumentista: Within Your Reach è una confessione che sa spezzarti il cuore, una rincorsa colorata di speranza, a perdifiato verso lamore impossibile. Posso vivere senza toccarti, senza mai vedere mare né montagne: ma non posso vivere senza seguirti, senza cercarti.
A proposito di autenticità: Paul ammette di non riuscire mai a gustarsi questo pezzo, evidentemente nel centro del suo cervello sanguina ancora una ferita che non si è rimarginata. La drum-machine e le tastiere elettroniche rendono la ballata un unicum nel repertorio dei rockers, il ritornello carica la tensione come una molla e poi la libera.
I numeri rauchi e ringhianti di Run it e You Lose, che sembrano registrate in una cantina in disuso eppure sono una scarica di adrenalina (gli ultimi frammenti di punk vero e proprio), preludono alla splendida Treatment bound, un folk sconnesso di cui potrebbero essere fieri di Violent Femmes, che sembra mixato malissimo e quindi è morbosamente bello.
Arriviamo in un posto, ci devastiamo di alcool, e poi proviamo a fare ciò che ci riesce meglio: correre verso il nulla. E i nostri cosiddetti amici possono solo annusarci: Paul azzecca la descrizione più congeniale per lo spirito disfattista della band, lontana da ogni pretenziosità, meravigliosamente inconsapevole della propria grandezza.
Questa sequela si gioielli non è che linizio dellavventura per i Replacements maturi, e la cosa sembra quasi grottesca, vista la qualità e la freschezza di ogni canzone.
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