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R Recensione

9/10

The Beatles

Abbey Road

Il 1969 è uno di quegli anni di transizione per la musica rock; il rock and roll classico e il rock/pop se ne stanno andando e con loro la storica rivalità Beatles-Rolling Stones, ma anche gli stessi Beach Boys, e, specialmente in Regno Unito, si cercano nuove forme musicali. Ed è in questo caotico panorama che emergono quelli che poi saranno di gran lunga i protagonisti dei mitici anni Settanta: dopo il fenomeno psichedelia del 1967 e la nascita dei Pink Floyd e dei Doors, dopo le grandi sperimentazioni di Frank Zappa, Captain Beefheart e dei Velvet Underground, dopo i primi lunghi assoli di chitarra firmati Jimi Hendrix, è proprio nel 1969 che nascono altre due correnti che rivoluzioneranno il modo di comporre musica rock. Il 1969 è l’anno di “In the Court of the Crimson King” che segna l’inizio dei King Crimson e del rock progressivo, che in quello stesso anno assiste al debutto di altri due gruppi storici che lo caratterizzeranno quali Genesis e Jethro Tull (per la band di Ian Anderson si tratta del debutto progressive, non di quello assoluto avvenuto l'anno prima). Ma il 1969 è anche l’anno dei Led Zeppelin e dei loro primi due album che, insieme al contemporaneo esordio dei Deep Purple, danno il via allo stile hard rock che influenzerà tutta la musica che da lì in poi si baserà su duri riff di chitarra.

E se i nuovi gruppi emergono, i Beatles sono giunti alla fine della loro gloriosa carriera: dopo il modesto album “Yellow Submarine”, che ripesca da “Revolver” il famoso brano omonimo e la stessa “All You Need Is Love”, singolo del 1967, ecco il penultimo lavoro della band di Liverpool, uno dei migliori. In “Abbey Road”, omaggio alla via che ospitava lo studio delle loro registrazioni, i Beatles hanno già messo da parte il sitar e ogni velleità psichedelica (vedere “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”) per mescolare i nuovi stili emergenti. Ne esce un album in cui Harrison ha il suo bel daffare con la chitarra, nel quale si hanno accenni di hard rock (ma non così aggressivo come quello dei Led Zeppelin), già sperimentato un anno prima nel “white album” con “Helter Skelter”, ma anche di progressive (che però non è portato all’estremo come lo sarà negli anni settanta con le lunghe suite e le canzoni che sfondavano il muro dei dieci minuti), il tutto condito del solito stampo pop (cori in sottofondo, melodismo) che la band di Liverpool non ha mai abbandonato nonostante le sue numerose sperimentazioni.

Un pezzo di storia dell’album è sicuramente la copertina: i quattro attraversano la famosa via in abiti eleganti e dietro è parcheggiato lo storico maggiolino. Una copertina talmente famosa da essere scimmiottata dai Red Hot Chili Peppers nella loro raccolta “Abbey Road EP” nella quale John Frusciante e compagni vestono solo dei loro calzini e non ai piedi, ma avete capito bene dove. In questa, come in tutte le copertine degli album successivi al 1966, si troverebbero degli indizi che alimenterebbero la famosa leggenda della morte di McCartney. Egli è infatti fuori passo rispetto agli altri (piede destro avanti anziché il sinistro) e sulla targa del maggiolino c’è scritto “28IF” (“28 SE”, come a dire “28 anni SE fosse ancora vivo”).

Leggende a parte, il disco è un continuo crescendo: la prima facciata è caratterizzata da brani pop (specialmente le mccartneyane “Maxwell’s Silver Hammer” e “Oh! Darling”) tra i quali spicca anche la seconda composizione solista di Starr (chiamato con il suo nome originale, Starkey, nell’album), pezzo piacevole ma niente di più, intitolata “Octopus’s Garden”, anche se secondo voci sembrerebbe che sia stata scritta with a little help stavolta non from my friends, ma from George Harrison, che l’avrebbe aiutato a comporre il ritornello. Da notare che i due pezzi meglio riusciti del lato A sono entrambi cantati da Lennon (sarà un caso?): “Come Together”, altro accenno di hard rock con riff aggressivi di Harrison, e soprattutto “I Want You (She’s So Heavy)” primo brano progressive dei ragazzi di Liverpool e uno dei pochi nei quali lo strumento risalta decisamente di più delle parti vocali (da notare anche i quasi otto minuti di lunghezza). Il lato B, dopo l’ottima prova di Harrison compositore con la chitarra acustica in “Here Comes the Sun”, lascia spazio alla melodica “Because” prima di entrare finalmente nel vivo.

Un altro pezzo eccezionale, chiamato “You Never Give Me Your Money”, altro esercizio di progressive nel quale le prime due parti cantate (decisamente diverse tra loro) sono congiunte alla terza, altrettanto diversa, da un splendido assolo in crescendo di Harrison, ci introduce finalmente al primo medley: apre la melodica “Sun King”, a seguire “Mean Mr. Mustard” e “Polythene Pam”, altro riff scatenato accompagnato dall’aggressiva voce di Lennon, fino allo stop dell’ascesa in “She Came in Through the Bathroom Window”, che nella sua prima parte accelera il ritmo di “Polythene Pam” ma si ferma al ritorno della voce di McCartney.

Terminato il primo medley si passa al secondo che comprende quattro brani e conclude l’album: anche qui è un brano melodico, “Golden Slumbers”, che apre le danze, ed è seguito dall’ottimo “Carry That Weight”, un coro al quale partecipano tutti, che, dopo un altro assolo-raccordo di Harrison, riprende con il motivo iniziale di “You Never Give Me Your Money” prima di risfociare nel coro collettivo. Il crescendo che accompagna tutto l’album si spegne in “The End”, di fatto l’ultimo pezzo del disco, che richiama anch'esso all’hard rock e in parte anche al progressive. Il brano è in pratica un saggio di batteria di Starr, uno dei frequenti assoli (l’unico di Ringo nella storia dei Beatles) che si troveranno spesso in dischi hard rock o heavy metal (come non ricordare, quello stesso anno, John Bonham dei Led Zeppelin in “Moby Dick”?) e, dopo qualche intermezzo di chitarra, McCartney pronuncia quella che forse è la più famosa massima dei Beatles: “and in the end the love you take is equal to the love you make” (“e alla fine l’amore che ricevi è uguale all’amore che dai”). Come ulteriore conclusione vi è una piacevole e brevissima appendice chiamata “Her Majesty”, un simpatico blues concentrato in meno di trenta secondi.

Abbey Road” sarà il penultimo album dei Beatles, l’ultimo con George Martin alla produzione, del quale, nonostante le numerose sperimentazioni, si sentirà sempre la mano nelle orchestre che accompagnano soprattutto i brani melodici, che nel repertorio dei Beatles non sono pochi. I medley di “Abbey Road”, una sorta di suite, rappresenteranno uno dei punti più alti a livello artistico della loro carriera: i brani presi da soli forse potrebbero sembrare non troppo differenti dalle numerose canzoni pop che hanno fatto dei Beatles una band di successo, ma la forza di questo album è la visione d’insieme che lo rende decisamente migliore rispetto a quella che sarebbe potuta essere una semplice raccolta di brani, oltre naturalmente alla costante presenza di pezzi innovativi di stampo progressive. Un tardo capolavoro di una band in via di scioglimento, che passerà il testimone l’anno dopo a nuovi gruppi e nuove maniere di fare musica.

C Commenti

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Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 9:27 del 21 luglio 2008 ha scritto:

L'ultima grande opera degna della loro fama. Molto probabilmente l'album più compatto ed uniforme della loro carriera, un lavoro unitario nella sua frammentarietà, fortemente caratterizzato dalla ricercatezza di arrangiamenti strumentali e vocali. A mio giudizio, "Abbey Road" è secondo soltanto a "Sgt. Pepper''

tramblogy (ha votato 8 questo disco) alle 8:35 del 18 maggio 2013 ha scritto:

Per me e' tutto il contrario, per nulla uniforme e compatto, il piu disomogeneo , controverso, controvoglia, si percepiscono quasi tutte le idee a contrasto.....se non fosse per quei tre pezzi famosi non se lo cagherebbe nessuno....

TheManMachine alle 10:54 del 21 luglio 2008 ha scritto:

Sul mito di McCartney defunto

Da assoluto non-fan dei Beatles che riconosce ciononostante la loro grandezza, noto come questo disco rientri nella categoria delle opere in musica forse più discusse, commentate, citate, recensite, piuttosto che propriamente "ascoltate". Un altro esempio di questo tipo potrebbe essere "The Dark Side of The Moon" dei Pink Floyd. Quindi non è un caso che nella massa di informazioni esistenti su questo disco, molto spazio trovi pure l'esegesi della copertina, con l'interpretazione degli indizi che darebbero adito all'ipotesi della morte di Paul McCartney. Oltre a quelli citati dal recensore, se ne possono ricavare svariati altri. I 4 Beatles che attraversano la strada sarebbero la rappresentazione di un corteo funebre, con Lennon vestito come un sacerdote che ufficia la funzione funebre, Ringo portantino della bara; Paul, ritratto con gli occhi chiusi, è chiaramente vestito come solitamente vengono abbigliati i defunti per essere riposti nella bara, infine George Harrison ricorda l'operaio del cimitero che scava la fossa per la sepoltura del defunto. Inoltre: Paul tiene la sigaretta con la mano destra, mentre è universalmente noto che il "vero" MacCartney è (o era?) mancino. Ciò avvalorerebbe l'ipotesi della sostituzione di McCartney, dopo la morte, con un suo sosia. Oltre ad essere l'unico fuori passo, Paul è anche l'unico a piedi scalzi. Ciò sarebbe un riferimento all'usanza di vari popoli di seppellire i defunti a piedi nudi. All'altro lato della strada si vede una camionetta della polizia. McCartney sarebbe infatti deceduto in un incidente stradale, e i membri della pattuglia di polizia, accorsi per primi sul luogo per i rilevamenti, sarebbero stati pagati per passare sotto silienzio il reale svolgimento dell'accaduto. Altri indizi sul retro della copertina del disco: il muro raffigurato esisteva realmente, ma fino al 1970 su questo muro si potevano vedere 13 fori, mentre su questa fotografia se ne vedono soltanto 8, che uniti con una linea formano la cifra "3", allusione al fatto che tre sarebbero i Beatles superstiti. Si vede poi una ragazza che passa, vestita con un abito azzurro. Tenendo la copertina ad una certa distanza, è possibile vedere come il gomito della ragazza ricordi il profilo del volto di McCartney. La "S" di Beatles sul muro è spezzata da una crepa. Altri indizi nei testi delle canzoni: leggete "Come Together" e troverete continui ed enigmatici riferimenti ad una persona (scomparsa?) che altri non può essere se non Paul McCartney. Della serie: non ci credo, ma se fosse vero?... Vabbè, a parte tutto questo macabro gossip, la recensione è molto bella e dettagliata.

prinz1, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 13:43 del 21 luglio 2008 ha scritto:

RE: Sul mito di McCartney defunto

Sì, The Man Machine, conoscevo anche questi altri indizi (giusto da parte tua citarli) ma non mi sembrava opportuno dilungarmi troppo su questa leggenda, anche perché non ci credo. A tal proposito mi permetto di pubblicizzare wikipedia e la sua pagina specifica (cercare "leggenda della morte di Paul McCartney") che, per chi volesse approfondire album per album questo macabro mito, trovo molto esauriente. Io, da parte mia, considero "Abbey Road" il loro miglior album, una sorta di canto del cigno degli anni Sessanta.

TheManMachine alle 18:49 del 21 luglio 2008 ha scritto:

RE: RE: Sul mito di McCartney defunto

Prinz, ma nemmeno io ci credo, figurati!... (Però come ho già detto nel mio post precedente, e se fosse vero?...) Solo che non volendo ripetere le valutazioni sul disco, ho voluto aggiungere queste informazioni come corollario, anche se dovrebbero essere oramai non meno note dello stesso contenuto del disco. Inoltre va notato come nessuno, nemmeno gli stessi Beatles, si siano mai presi cura di smentire queste dicerie. Ulteriore prova che il business della musica rock si alimenta anche di leggende metropolitane (ammesso che siano tali...). Nonostante il mio post precedente sia poi risultato essere un monoblocco di consistenti dimensioni (non me ne ero reso conto mentre scrivevo) c'era ancora parecchio da dire: l'auto che sopraggiunge e punta direttamente su Paul, le lettere della targa del VW Beetle che si possono decifrare come "Linda McCartney Weeps" oppure "Linda McCartney Widowed" ("Linda piange", oppure "Linda è vedova"), il teschio che compare sulla copertina, ennesimo presagio di morte, e altro ancora. Oltre all'onnipresente wikipedia, vorrei ricordare che esistono interi siti dedicati all'argomento della presunta morte del Macca, uno dei quali è www.ispauldead.com.

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 11:48 del 21 luglio 2008 ha scritto:

Il mio preferito. Col Sergente Peperoncino.

prinz1, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 21:55 del 21 luglio 2008 ha scritto:

Ma certo, The Man Machine, hai fatto benissimo, hai arricchito la pagina. Quanto alla leggenda, è secondo me una trovata di qualche discografico per far parlare del gruppo e magari vendere i dischi solo per la copertina. Mi sembra una truffa alla pari degli avvistamenti di Elvis e di Jim Morrison. A proposito: qualche giorno fa è stato intervistato sul Corriere della Sera il tastierista Manzarek dei Doors, che ha "rivelato" che Morrison si starebbe godendo la vita alle Seychelles. Miracoli del mondo del business...

Dr.Paul (ha votato 10 questo disco) alle 0:02 del 22 luglio 2008 ha scritto:

be invece che la lunga introduzione sul 1969 sarebbe stato interessante parlare di come sono arrivati alle sessions di abbey road, solo tre mesi prima si erano bruscamente interrotte le session di let it be, (abbey road è l'ultimo album anche se let it be è uscito nel '70) erano praticamwnte ai ferri corti, harrison che lascia la band x screzi con macca (mitica la litigata ripresa dalle telecamere negli studi twickenham x il film let it be), lennon sempre piu coinvolto con yoko, starr "preso" dal cinema, sembrava la fine definitiva ed invece si ritrovano per "lasciare" con un colpo di coda e danno alle stampe il loro capolavoro, cinque stelle è capolavoro, a dimostrazione che quando mettevano da parte le ripicche ed i dispetti da ragazzini, erano di un altra categoria, abbey road fu una grande prova di forza! ci sarebbe molto da dire sui singoli brani e la loro costruzione in studio, mi limito a dire che You never give me your money è il mio pezzo preferito in assoluto probabilmente!

rael alle 10:53 del 23 luglio 2008 ha scritto:

come si fa a non nominare Something, brano covereggiato praticamente da chiunque negli anni a venire, la maturità di Harrison autore erompe nel loro album canto del cigno. le chitarre soliste non sono tutte di harrison, furono suonate anche da lennon e mc cartney, da notare che il synth moog portato in studio da Harrison fa la sua prima significativa massiccia comparsa in un album dei beatles. il medley del lato b è uno solo, tanto è vero che fu soprannominato the big one.

PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 9:36 del 29 luglio 2008 ha scritto:

De gustibus

Sono uno di quei beatlesiani che non subisce più di tanto il fascino di Abbey Road. Intendiamoci, "Come Together" e "Something" sono da annoverare fra i loro capolavori, "Here Comes The Sun" è un gioiellino squisito, ma ad esempio la cosiddetta suite non mi è mai andata giù, è un contenitore di ritagli e frattaglie, di strofe senza adeguato ritornello e viceversa (vedi "You Never Give Me Your Money", che ha sì un'introduzione magica, ma poi si perde in una filastrocca McCartneyana tra le sue più banali. Più che un'intuizione geniale, mi è sempre sembrata insomma un escamotage per recuperare senza troppa fatica un pò di scarti e di mezze idee e affastellarle una dietro l'altra. A quel punto (finale) della loro carriera i Beatles si erano fatti sorpassare da molti (ciascuno può fare il suo elenco, a questo proposito). Un poco patetici anche i tentativi "rock" ("I Want You", il duello di chitarre soliste fra Paul, John e George, e altro) di un gruppo "pop" per antonomasia, del tutto inadeguato a seguire le orme di Cream, Jimi Hendrix e Led Zeppelin. Insomma, nel 1969 i Beatles avevano perso la loro leadership, non facevano più tendenza, bensì stavano cominciando a seguirla.

galassiagon (ha votato 6 questo disco) alle 13:10 del 17 aprile 2010 ha scritto:

RE: De gustibus

Vero tutto...ma allora abbassa il voto!

Disco parecchio sottotono con 3 idee ottime.

Ah a Duca Viola dico che per la sua filosofia andrebbe bene anche assolvere un disco di Marco Carta se l'importante è che uno si emozioni...

DucaViola (ha votato 10 questo disco) alle 23:26 del 17 aprile 2010 ha scritto:

RE: RE: De gustibus

va beh... a parte le tue tre stelle ad abbey road che mi sembrano più una provocazione che altro dal momento che mi pare tu abbia preso di mira i beatles, me e qualcun'altro come fanno i ragazzini dell'asilo con alcuni compagnucci di classe... e non è più parlare di musica. ma ti metti anche a commentare altri miei post senza porti minimamente l'interrogativo del contesto, questo è il motivo per il quale preferisco a te uno che da 5 stelle a marco carta.

Dr.Paul (ha votato 10 questo disco) alle 21:30 del 29 luglio 2008 ha scritto:

pierpaolo riguardo la "tendenza", neanche white album è stato spartiacque (forse eccetto qualcosina), per il resto il tuo parere è ok, anche se in netta controtendenza col "sentire comune", ok puoi fregartene, ma quelli che tu consideri punti deboli (collage e frattaglie varie) sono considerati i punti forti, grande alternanza di melodie impeccabili e passagggi in cui i beatles suonano nel vero senso della parola, ok saranno chiavi di lettura differenti, lol!

PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 14:37 del 30 luglio 2008 ha scritto:

Si, Paolo

I Beatles hanno finito di costituire l'avanguardia pop dopo "Magical Mistery Tour", a quel punto il rock prese lestamente il sopravvento ed i quattro di Liverpool, colle radici della loro preparazione strumentale inesorabilmente piantate nel rockabilly e nello skiffle, non possedevano a quel punto la pesantezza e la squadratezza sonora necessarie per rilanciarsi nel rock (cosa che invece riuscì ottimamente ai loro amici Rolling Stones, grazie alla presa di coscienza chitarristica di Keith Richard ed alla potenza e saldezza della voce di Jagger).

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 11:24 del 22 luglio 2009 ha scritto:

RE: Si, Paolo

non sono proprio d'accordo...proprio I want you in abbey road e lo show apple dimostrano palesemente il contrario per non dire che nel white album c'è helter skelter altro che skiffle e rockabilly...non era un problema di rilanciarsi nel rock come dici tu era un problema di legami ormai logori andati consunti

DucaViola (ha votato 10 questo disco) alle 9:42 del 22 luglio 2009 ha scritto:

La fine degli anni 60, il preludio di ciò che sarebbero stati i 70. Uno splendido intuito, frutto di una magia musicale irripetibile. E' Rock, è Pop... è Beatles all'ennesima potenza. L'ultimo disco, capolavoro, arte pura... poi il mito.

SamJack alle 18:49 del 6 agosto 2009 ha scritto:

....si, buon disco, anche se molto sopravalutato......

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 21:47 del 6 agosto 2009 ha scritto:

RE:

... da chi?

Roberto Maniglio (ha votato 9 questo disco) alle 1:52 del 7 agosto 2009 ha scritto:

In accordo con altri (qui: Coacci, e atrove), il mio preferito insieme a Sergent Pepper

Utente non più registrato alle 19:07 del 11 dicembre 2009 ha scritto:

L'idea del medley poteva venire solo a loro. I Beatles più, come dire, senza peli sulla lingua. C'è chi ascolta ancora Come togheter e non si fa capace che sia dei Beatles. Eh già.

SamJack alle 2:52 del 18 aprile 2010 ha scritto:

.....galassiagon, sono d'accordo con te...

DucaViola (ha votato 10 questo disco) alle 9:45 del 6 maggio 2010 ha scritto:

... e pensare che basterebbe avere orecchie per intendere che nell'album the wall uscito dieci anni dopo c'è un pizzico di come together con la canzone omonima e che nello stesso album the wall il riff di chitarra di in the flesh ricorda la coda di I want you... non parlo di plagi, sia ben inteso, ma di un imput notevole che i beatles lasciarono a molte band... lo dico così... tanto per dire... tanto chi parla per partito preso non rivedrà mai le sue posizioni (almeno in pubblico).

loson (ha votato 10 questo disco) alle 14:14 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Inaudito come un disco come questo possa riservare sorprese anche a chi, come me, lo ascolta da una vita. La tirata a lucido del remastered svela un disco in cui i valori produttivi scavalcano direttamente i '60s per lambire diversi percorsi più eccentrici dell'art-pop del decennio successivo (ELO, Todd Rundgren, 10cc, Supertramp). Ci sarebbe troppo da dire, per cui mi limito a due considerazioni: 1) per ascoltare un basso tondo e canterino come quello del Macca bisognerà aspettare Hook, cioè la new wave (il che è tutto un dire); 2) esemplare l'uso del moog sia per rifiniture fumettistiche (mi vengono in mente le future "planate" in "When The Morning Comes" di Hall & Oates) sia per un muro di rumor bianco (gli ultimi minuti di "I Want You") che pare innalzato direttamente da Allen Ravenstine; nemmeno nel krautrock si è mai ascoltato un synth utilizzato per intenti puramente rumoristici (forse in qualche pagina dei primi Cluster). Lato B puro art-pop macchiavellico, surreale incastro di parvenze, nebbie melodiche sfuggenti... Vabbè, basta così.

Dr.Paul (ha votato 10 questo disco) alle 15:04 del 19 maggio 2010 ha scritto:

"Inaudito come un disco come questo possa riservare sorprese anche a chi, come me, lo ascolta da una vita."

matte' mi devi scusare ma dissento, non è inaudito, non puo essere inaudito, è abbey road porca miseria)))

loson (ha votato 10 questo disco) alle 18:29 del 19 maggio 2010 ha scritto:

RE:

Eh eh, hai ragione anche tu... ;D

DucaViola (ha votato 10 questo disco) alle 21:19 del 19 maggio 2010 ha scritto:

... ma pare che ogni tanto una rinfrescata di memoria non guasti...

Controcorrente (ha votato 8 questo disco) alle 19:45 del 10 settembre 2010 ha scritto:

a parte il fatto ke, come ha fatto notare rael, il medley è uno solo, direi buona recensione..anke se vengono sottovalutati i pezzi pop dell'album ke secondo me sono tecnicamente i migliori dei beatles nel genere..penso di nn dire un'eresia se dicessi ke preferisco questo a sgt. pepper..nn tanto rivoluzionario ma musicalmente a livelli ben piu alti..

p.s.: Frusciante nn c'entra niente co la copertina di Abbey Road EP..all'epoca chitarrista era Slovak..

martinobeatles (ha votato 9 questo disco) alle 18:23 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

STUPENDO

Credo che non sia il loro migliore album,ma è di certo fantastico. la cosa che mi ha colpito di più è l'atmosfera. un mesetto fa ho comprato e ascoltato il white album. ecco, è un disco stupendo ma nonostante abbia una montagna di canzoni allegre (obladì obladà, the continuing story of bungalow bill, back in the ussr)si percepisce fin troppo bene che si tratta di un lavoro da solista e che i 4 litigavano quotidianamente.

nel 69 la situazione non era affatto cambiata, eppure abbey road mi appare come un disco molto più solare.

BeckChurry (ha votato 8 questo disco) alle 22:31 del 18 novembre 2010 ha scritto:

Il capolavoro dei Beatles.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 10 questo disco) alle 20:20 del 18 agosto 2011 ha scritto:

Penultimo ma primo

Recensione convincente ... una sola imprecisione all'ultimo rigo ... mi duole correggere chi si adopera con tanto zelo e passione, ma noi beatlesiani siamo un po' maniacali ... scusa Federico ... ma l'anno dopo uscì l'ultimo disco dei Beatles LET IT BE (08.05.1970) anche se fu un'operazione controversa e di "cassetta" ... ci sarebbe molto da dire ma capisco che è roba da appassionati e si finisce per tediare chi ritiene di aver ascoltato la migliore musica evitando i Beatles.

dalvans (ha votato 8 questo disco) alle 15:27 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Buono

Bel disco

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 22:12 del 27 novembre 2011 ha scritto:

ebè, abbey road è abbey road, e su questo non temo smentita... a meno che ora non spunti giacobbo a rivelarci che abbey road in realtà è sgt.pepper

KandyKorn (ha votato 4 questo disco) alle 16:22 del 7 settembre 2012 ha scritto:

Mediocre.

nebraska82 (ha votato 9,5 questo disco) alle 13:15 del 22 ottobre 2012 ha scritto:

decisamente un opera mozzafiato, la cui analisi cade a fagiuolo in questo periodo di celebrazioni per i baronetti. i want you, here comes the sun, you never give me your money le perle più preziose di questo scrigno.

Ekphrasys alle 19:50 del 12 aprile 2013 ha scritto:

PEr me la sola "Come Together" vale il prezzo del biglietto... Un dialogo Basso/Batteria che sembra uscito dai Metallica di 20 anni dopo... Perché se nei Beatles non si vede al di là della composizione anche la TECNICA di registrazione, l'impasto sonoro non si molto lontano....Abbey Road, dedicato proprio allo studio di registrazione che li rese famosi e dove si formeranno artisticamente i più importanti gruppi inglesi (Pink Floyd su tutti) è l'album summa del Beatlepensiero e George Martin (da sempre il quinto Beatle) ci regala un' ultima sopraffina registrazione degli strumenti, impossibile per qualsiasi altro gruppo inglese del periodo (allora)...Dovremo aspettare gli anni '70 per avere la stessa cura maniacale dei suoni, oppure rivolgerci verso gli USA..(e non sempre)...

Poi Something, il capolavoro del sottovalutato Harrison, cantata pure da Sinatra, e Because che se vogliamo è ancora meglio...

come sempre negli album dei Beatles stonano quei brani buttati lì alla cazzo come riempitivi, ma qui sono perdonati perché il gruppo era già tecnicamente sciolto....

Saluti

alekk (ha votato 10 questo disco) alle 15:11 del 17 maggio 2013 ha scritto:

il più grande album dei Beatles. Uno splendido modo di finire la carriera

ThirdEye (ha votato 8,5 questo disco) alle 21:49 del 27 dicembre 2013 ha scritto:

Non il più grande dei Beatles che per il sottoscritto restano il doppio bianco, uno dei miei dischi da "isola deserta", e Magical Mystery Tour...comunque Abbey Road rimane un discone, pezzoni come "Come Togheter", l'acido blues della Lennoniana "I Want You (She's so Heavy)", "Because", "Something" non si trovano tutti i giorni...peccato che contiene anche robetta come "Octopus Garden", che comunque resta la canzone meglio riuscita di nasone, e qualche macca-diabetic-pop song come "Oh Darling!"..vabè, comunque un discone.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 10 questo disco) alle 13:02 del 29 dicembre 2013 ha scritto:

... ho sempre pensato che stabilire quale sia il miglior album dei Beatles finisce per essere un' operazione sterile, inutile ... ognuno di essi brilla di una luce particolare, nuova, diversa dalla precedente ma di eguale intensità ...

... i Beatles hanno realizzato un solo, grande e irripetibile LP che ha richiesto otto anni di lavoro!! ... esso inizia, senza soluzione di continuità, con "Love Me Do" e finisce con l'enfasi di "The End/Her Majesty" in Abbey Road per l' appunto ... una sorta di colonna sonora di un film fantastico in cui ogni canzone è legata simbioticamente all'essenzialità della sequenza ... in tal senso ogni canzone risulta inamovibile e insindacabile !!

ThirdEye (ha votato 8,5 questo disco) alle 16:11 del 29 dicembre 2013 ha scritto:

Diciamo che ognuno ha i suoi preferiti e siamo tutti contenti!

Suicida (ha votato 10 questo disco) alle 10:25 del 31 dicembre 2013 ha scritto:

Un' antologia imprescindibile degli anni '60-70. C' è il prog, l' hard rock, la psichedelia e quel intramontabile marchio Beatles, il tutto senza la boria che caratterizzava diverse band dello stesso periodo ma con quella capacità innata di comporre in modo seminale e mai banale che solo certi geni hanno. Produzione invidiabile, maniacale, ogni suono è al suo posto ed è come dovrebbe essere. "Non c'è niente che non va qui."

ProgHardHeavy alle 19:50 del 21 aprile 2014 ha scritto:

non lo ricordo bene. L'ho ascoltato 3 volte molto tempo fa, me lo ricordo ottimo, ma dovrei dargli un riascolto. Per ora 8,5

ProgHardHeavy alle 19:51 del 21 aprile 2014 ha scritto:

non lo ricordo bene. L'ho ascoltato 3 volte molto tempo fa, me lo ricordo ottimo, ma dovrei dargli un riascolto. Per ora 8,5

sindarin alle 2:06 del 2 gennaio 2016 ha scritto:

i Beatles! Da quando ho il lume della ragione conosco i Beatles. Ogni tanto me li riascolto; a volte Abbey road, altre Revolver o Sgt.Pepper, altre ancora il White album o Rubber soul;

Sì lo so, la musica è andata avanti anche senza di loro, il Rock in tutte le sue declinazioni, la New wave, l'elettronica, la disco ecc. ma la loro musica suona sempre come una delizia alle mie orecchie. Ormai mi sono arreso incondizionatamente alla loro grandezza.

E niente voto....cosa vuoi mai votare

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 21:24 del 2 gennaio 2016 ha scritto:

il crescendo di "i want you so heavy" resta una delle cose piu' fiche che abbiano fatto.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 21:24 del 2 gennaio 2016 ha scritto:

il crescendo di "i want you so heavy" resta una delle cose piu' fiche che abbiano fatto.

PehTer (ha votato 10 questo disco) alle 13:59 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Happy birthday!

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 16:06 del 4 ottobre 2019 ha scritto:

Da dove iniziare?

Tante cose si possono dire su quest'opera. Che è l'album più "solido" della loro carriera. Che tuttavia le sue vette sono inferiori alle vette di Revolver e del White Album. Che tuttavia è concepito in maniera creativa e talvolta parodistica - Frank Zappa e Bonzo Dog insegnano. Che tuttavia è frutto di un attento lavoro di studio di registrazione, più che di vera ispirazione compositiva - che comunque c'è n'è; eccetera, eccetera. Un altro paio di cose:

• se la seconda facciata è la prima suite coerente di canzoni nel rock, io sono Papa Giovanni;

• se I Want You anticipa l'heavy metal o i Black Sabbath o entrambi, io sono Pippo Baudo e l'Islam rispetta le donne. E forse conviene ascoltarsi War Pigs con UN POCHINO più di attenzione, prima di spiegarmi (come uno sveglione ha provato a fare su questo sito) in che razza di modo i Beatles hanno influito su Quello.

In definitiva un buon album, cioè insomma che non sfigura TROPPO accanto ai capolavori del '69 (pur non reggendo il confronto). Del resto eccessivamente sopravvalutato, come d'altronde quasi tutti i dischi dei Beatles.

Un ultimo pensiero, dal cuore: mi piacerebbe tanto che ci fosse una mole di commenti del genere sotto al Music In A Doll's House dei Family, ben più brillante di questo ma... accipicchia, quello non è così ultra-pubblicizzato come lo è Abbey Road. Pazienza.

theRaven alle 18:12 del 4 ottobre 2019 ha scritto:

Non voglio entrare nel merito del tuo giudizio sull'album o sui Beatles, ma non ti sembra di essere sempre un po' troppo tranciante, soprattutto quando ti riferisci ai pareri altrui?

Altrove ho letto che ti dai dell'arrogante, embè dai.

Per quanto riguarda invece i Family, la risposta è molto semplice: sono progressive.

PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 8:49 del 5 ottobre 2019 ha scritto:

Non credo ci sia bisogno di armarsi di pazienza per sopportare la ben maggiore celebrità delle cose dei Beatles rispetto a quelle dei Family, o di qualsiasi altro gruppo coevo.

I rispettivi repertori parlano da soli, e raccontano chiaramente (a me e alla maggior parte degli appassionati di musica popolare) le differenze qualitative, storiche, melodiche, strutturali, eclettiche ecc. fra il celebrato quartetto britannico e i rivali del tempo.

Detto questo, mi preme aggiungere che non sono un fanatico di Abbey Road. A mio gusto la celebrata "suite" sulla seconda facciata consiste in un coacervo di mezze idee, strofe che non hanno trovato il loro giusto ritornello e viceversa, fondi di magazzino ottimi, buoni e scarsi messi insieme senza fluidità...

Ma soprattutto Abbey Road mostra i Beatles che hanno ormai perso la leadership assoluta nel campo pop e rock e vanno a concludere la loro carriera attaccandosi alle mode del momento, invece che prevenirle e crearle come successo fin lì.

Le digressioni hard rock, gli assoli incrociati, le "suites" appunto, mostrano lo sforzo di adeguarsi ai tempi con un certo affanno... al tempo erano già in circolo oggetti come Led Zeppelin I, Tommy, i primi due o tre Procol Harum, Zappa, Doors eccetera che affrontavano e risolvevano in maniera assai più memorabile la voglia di allargare la sfera pop rock verso mille altre direzioni.

Of course, "Come Together" e "Something" sono capolavori assoluti, ma il resto no, e i riempitivi non mancano. E "I Want You" è inutilmente lunga, ed il fatto che Lennon l'abbia voluta interrompere così, bloccando il nastro del registratore in un punto a caso, non mi sembra avanguardia creativa ma piuttosto velleitaria ricerca della stranezza fine a se stessa.