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R Recensione

6/10

The Kooks

Junk Of The Heart

I Kooks da Brighton scelgono il 2011 per tornare in pista. Due album all’attivo sinora per una delle band più chiacchierate del copioso panorama "indie-mainstream" rock.

Sì perché di dischi i Kooks ne hanno venduti a vagonate e poco importa se la critica dal palato fine li ha sempre bollati come i cugini poveri degli Strokes!

Kooks traggono la loro ragione sociale da un brano del celeberrimo Hunky Dory di David Bowie. Non è probabilmente frutto del caso il fatto che abbiano scelto il nome del brano più leggerino del capolavoro del Duca Bianco, e se è vero che certe persone hanno scritto nel loro nome il proprio destino, i conti tornano. Avessero optato per un “The Quicksand” o “The Changes”, i Kooks sarebbero stati un’altra band e la macchina del fango non avrebbe potuto mettersi in moto. Esaurite le teorie dell’assurdo veniamo al sodo.

"Junk Of The Heart" contiene dodici tracce prodotte da Tony Hoffer. Le coordinate nelle quali si muove il quartetto - pur con qualche differente scelta stilistica e di produzione rispetto al recente passato - rimangono grossomodo immutate: pop, rock, spensieratezza ye-ye.

Una cosa non si può disconoscere ai Kooks: la grande abilità nel confezionare singoli dalla presa istantanea. Il nuovo lavoro parte nel migliore dei modi: Junk Of The Heart (Happy) porta alla mente le trame sixities dello Spencer Davis Group su di una linea vocale legata a stretto vincolo di parentela col McCartney solista. E' centro al primo colpo, tanto è vero che oggi ci ritroviamo la voce di Luke Pritchard a squarciare i dialoghi tra Raoul Bova e Teresa Mannino nella pubblicità di una nota compagnia telefonica. Sfiziosa anche la screziatura southern di Fuck The World Off, la traccia meglio riuscita del lotto, nella quale i ragazzi mettono in mostra una discreta tecnica esecutiva.

Il problema dei Kooks rimane la lunga distanza. Il disco è infarcito di brani dal canovaccio talvolta piacevole: è il caso della nostalgica e indolente Taking Pictures of You, come anche la How’d You Like That griffata pure old british, qualche modesta soddisfazione può regalarla persino il linguaggio filmico di Mr.Nice Guy; per il resto è la vena creativa a risultare infruttuosa, sterile, a tratti stomachevole. Prendiamo ad esempio le strofe dal passo felino di Rosie, ballata che si apre nel chorus ad un controtempo fracassone e stantio, o anche il primo singolo estratto (Is It Me) per il quale vale lo stesso discorso: le solite strofe quiete esplodono in un chorus “tirato” privo di reale efficacia. In circostanze simili la prevedibilità tocca livelli di massima allerta.

I Kooks con questo "Junk Of The Heart" giungono al loro terzo disco in studio. A questo punto (con tutto il rispetto e la stima che la band merita) ci riserviamo la facoltà di trarre qualche conclusione: The Kooks hanno lo spread immobile, e in musica, come ben sappiamo, il differenziale statico è quasi sempre fatale.

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Voto degli utenti: 3,3/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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rdegioann452 (ha votato 3 questo disco) alle 7:40 del 29 novembre 2011 ha scritto:

rubbish