Arcade Fire
Neon Bible
Tornano gli Arcade Fire, a tre anni di distanza da uno splendido debutto che li impose immediatamente all'attenzione degli addetti ai lavori come una delle migliori band di questo decennio. Funeral, infatti, aveva colpito gli ascoltatori con quel suo sound pieno (parliamo di un'orchestra pop di quindici elementi), eterogeneo, revivalistico anch'esso della new wave come tanti suoi contemporanei ma con un'originalità, una personalità fuori dal comune.
I rimandi al chamber pop di un gruppo come i Tindersticks, alla wave epica dei primi U2, a quella elettronica dei New Order, avevano permesso alla band di dare alla luce un vero e proprio “suono alla Arcade Fire”.
Un suono, che in questa opera seconda appare, se possibile, ancor più corposo, ma al contempo meno caotico.
Effettivamente, sembra che la parola d'ordine seguita dal gruppo per la registrazione del disco sia stata “raffinamento”; il tutto sembra infatti limato, smussato, maggiormente delineato: il canto di Butler decisamente più intonato e composto, gli archi meglio arrangiati, la tracklist più coesa. Ma la sostanza rimane quella, e la bellezza intatta. Troviamo canzoni dalla fervida ispirazione, come “Keep The Car Running”, “No Cars Go” (già presente nell'ep del 2002) e la finale “My Body Is A Cage”. Troviamo la stessa epicità dell'esordio, e lo stesso mix di atmosfere che ne decretò il successo. E lo stesso coraggio.
Ancora una volta gli Arcade Fire hanno sfornato una lavoro difficile da etichettare, unico nel suo genere e dall'ascolto leggermente ostico. Mentre il predecessore conquistava immediatamente, a questo disco servono più ascolti.
Ed è qui che Neon Bible perde il confronto con Funeral: è sottilmente più pesante, meno compatto,meno fresco. Ma si tratta di una lotta tra giganti.
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