Lemonheads
The Lemonheads
Sarebbero tanti i motivi per dare giudizi affrettati sul ritorno dei Lemonheads: la scarsa considerazione di pubblico e critica verso Baby I’m Bored, il disco “solista” di Evan Dando, pubblicato nel 2003, l’ennesima celebre reunion bostonioniana dopo Pixies, Dinosaur Jr e Buffalo Tom, i dieci anni passati dall’ultimo disco Car Button Cloth…
I Lemonheads si sono sempre portati dietro nel corso della loro storia tante controverse critiche principalmente perchè le canzoni di Dando sono riuscite quasi sempre a coniugare in maniera perfetta un’attitudine indie (ma quella “originale”) ad una marcata passione e abilità nel trovare melodie power pop, caratteristiche che in una major come l’Atlantic non passarono inosservate in un periodo come la prima metà degli anni ’90, in cui avere queste qualità unite ad un’aspetto da “belli e ribelli” poteva far fruttare un bel po’ di soldi. Gruppo cult della scena indie o breve fenomeno commerciale? Questa ripetitiva e probabilmente inutile questione è tuttavia sempre stata eclissata da una serie di canzoni pop rock che hanno fatto battere i piedini sia ai puristi dell’indie che ai fan post-Mrs Robinson, trovando momenti di alta ispirazione anche nei lavori meno convincenti (il già citato Car Button Cloth).
Nonostante tutte queste considerazioni ascoltare un album dei Lemonheads non ha mai richiesto, nel bene o nel male, un serio sforzo di concentrazione mentale ed è con questo spirito che mi sono approcciato all’ultimo lavoro di Evan Dando e dei suoi due nuovi soci: gli ex-Descendents Karl Alvarez e Bill Stevenson. La formula non cambia: solide chitarre, brani secchi, immediati, buone melodie vocali e, dulcis in fundo, ospiti d’onore come J Mascis alla chitarra (No Backbone). Tra ballate elettriche e pezzi punk rock sembra non mancare nulla. Mah…forse sono troppe le band che si sono intrufolate nel laboratorio dei Lemonheads e ne hanno sfruttato la magica formula o c’è qualcosa che manca veramente in questo atteso ritorno? Probabilmente la spensieratezza e l’incoscienza dei ’90 è un po’ svanita o più semplicemente manca una di quelle canzoni che nei precedenti dischi ci era entrata in testa in un secondo e che cantavamo sotto la doccia, quella per cui i nosti amici metallari ci guardavano storto…
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