R Recensione

8/10

Skiantos

MONOtono

Domanda preliminare: Freak Antoni è un fenomeno da baraccone o un genio? A questo punto abbiamo due strade parallele da percorrere che si dipanano da questo dubbio primigenio. La proposta è quella di analizzare l'album tramite due vangeli sinottici.

Vangelo secondo Primo:

Skiantos inaugurano un movimento goliardico all'interno del panorama musicale italiano o quanto meno lo rende più accessibile ad un pubblico più vasto di quello che aveva contraddistinto precedenti esperienze (vedi squallor). Negli skiantos vi è la totale mancanza di contegno e la dissacrazione di qualsiasi forma di costrutto vagamente sensato mascherati attraverso un punk caciarone e primitivo. La sfida di Freak Antoni è probabilmente quella di opporsi al sistema mediante la ridicolizzazione del sistema e quantomeno l'idea è portata a termine in maniera coerente e fino in fondo. La ridicolizzazione del sistema si appoggia a tematiche che la società vede come insulse, instabili, prodotte da menti paranoiche e compulsivamente disturbate quali l'aerofagia, le droghe, la violenza gratuita, l'idiozia.

Queste intenzioni finiscono anche in parte per compensare la pochezza strutturale delle composizioni e la totale mancanza di tecnica musicale. Detto questo, rimane poco da dire se non che, attraverso il loro qualunquismo musicale, gli skiantos dovrebbero farci riflettere sul futuro della musica e sulla vuotezza di contenuti verso cui si sta avviando. Ricordando i fasti del cantautorato italiano e del beat all'italiana che tanto onore e tanto rispetto ci hanno regalato, non resta che aspettare tempi migliori, sognando una nuova alba della musica italiana.

"Eptadone" è un heavy punk tiratissimo basato su versetti "à la Freak Antoni" (ovvero strofe nonsense guidate da un amore perverso per le rime facili) che ha come tema gli stupefacenti.

"Panka Rock" è ancora un punk vergine con testi da filastrocca scolastica.

"Pesto duro" è una cover di "I cant' get no (satisfaction)" con testo insulso e ossessivamente ripetitivo.

"Tiventa demente" è pezzo composito in disequilibrio tra funky e chachacha. L'inno dell' anticultura musicale.

"Io me la meno" è un ulteriore pezzo punk dal testo cretino con intermezzi parlati.

"Bau Bau baby" è invece bella ballad poggiata su un unico ermetico verso.

"Io sono uno skianto" oscura l'atmosfera con il suo tono da messa nera. Le liriche trasformano il tragico in grottesco.

"Io ti amo da matti (sesso e karnazza)" è il fondo becero degli skiantos con i versi più espliciti dell'album, canto disconnesso e caotico.

"Vortice" è l'attacco degli skiantos allo starsytem italiano. La critica più aperta dell'album alla "canzonetta italiana".

"Largo all'avanguardia" è forse la canzone che rappresenta meglio gli skiantos, le loro tematiche e i loro contenuti.

"Ehi ehi ma che piedi che c'hai" è ulteriore parodia della "canzone all'italiana".

 

Vangelo secondo Secondo:

Skiantos sono la faccia goliardica della ricaduta rivoluzionaria del '77 bolognese, ma paradossalmente anche la faccia meno utopica e più critica di quegli anni. Se il '77 bolognese fu segnato dalla lotta ad un sistema, skiantos furono la satira a quella lotta e al sistema stesso. Fecero in Italia quello che aveva già attuato Frank Zappa negli USA flower-power di fine anni '60: Frank Zappa era sì in contrasto acerrimo col sistema ma in maniera completamente personale, con una gerarchia di valori totalmente nuova e aveva tanto in comune con la controcultura dell'epoca quanto intendeva in realtà distaccarsene. Per gli skiantos vale la stessa cosa. La grandezza degli skiantos sta nell'aver creato un genere musicale completamente nuovo a partire da qualcosa di tremendamente vecchio. Possiamo essere orgogliosi di definire un genere che ha una genesi completamente italiana: il punk demenziale è italiano e lo dobbiamo agli skiantos (pur con tutti gli onori retribuibili ai loro padri putativi, gli squallor).

La demenzialità al potere per contrastare "l'impegno", dote magica che finisce per diventare stucchevole quando la maniera diventa predominante sul contenuto (per questo il punk soppiantò il movimento il progressive e gli skiantos ripartono proprio dal punk). Skiantos non sono antimusica anzi sono la parte più genuina della musica, quella più vicina ad un contatto primitivo con l'essenza della musica popolare. La musica popolare nacque come disimpegno e sempre lo sarà nel corso degli anni. Skiantos ritrovano quel disimpegno perduto, sepolto dalle grandi case discografiche, dalla rincorsa al successo a tutti i costi, dall'ipocrisia dei testi e dal vecchiume musicale (soprattutto nel contesto italiano). Ma quella degli skiantos non è parodia o banale imitazione di stilemi ormai logori ma vera e propria intuizione creativa. Intuizione comunque instabile che difatti è stata una specie di meteora nel panorama italiano. Il rock demenziale degli '80 bolognesi è finito per sparire rapidamente lasciando per un segno importante sulle generazioni future: gli skiantos erano apprezzati allora, ma anche oggi hanno il loro seguito e Freak Antoni è diventato una specie di guru della cultura indie, ornata di orpelli intellettualoidi e di presunte divagazioni letterario-artistiche (come la recensione qui presente). Quindi Skiantos come sinonimo di processo creativo, di invenzione, di novità.

Musicalmente gli skiantos non inventano assolutamente niente, così come da prassi dei movimenti demenziali o comunque di parodia e di rottura (pensiamo alla gioconda di Duchamp): con i suoi interventi apparentemente gratuiti questi movimenti si propongono azioni di disturbo che hanno come scopo il mettere in crisi la società con gli stessi strumenti che essa produce. Ma in realtà, questo a-schieramento nei confronti dei generi musicali li porta a sfruttare e paradossalmente a sperimentare nuove forme di musica e a variare le loro espressioni sonore. Gli Skiantos inaugurano quello che sarà il cavallo di battaglia dei gruppi alla "Elio e le storie Tese": questo tipo di formazioni, non essendo legati a nessuna forma musicale precisa, sono in grado di spaziare a loro piacimento su tutto il panorama musicale. Gli skiantos risentono, evidentemente, della cultura punk del periodo ma non ne sono completamente immersi. "Elio e le storie Tese" estremizzeranno questo concetto di distaccamento musicale, portando il metal a confondersi con la disco e il funky, senza bandiere musicali da portare in spalla come una croce.

Le liriche degli skiantos sono apparenti sproloqui non-sense, fondati su rime apparantemente incollate con mano maldestra. Sembrano discorsi in presa diretta di un ubriaco o di un pazzo schizzato. Questo modo di creare liriche, tipico degli skiantos e ripreso poi da altri gruppi demenziali, è profondamente innovativo: in primis vi è l'effetto ludico provocato dall'accostamento di parole evidentemente surreali e poste "ad hoc" per la rimatura: E' lo stesso congegno usato dai cantastorie italiani e in generale dalla musica popolare italiana e anche dai rapper di strada per le loro sfide, ad esempio. Inoltre vi è la critica acuta portata allo svilimento dei testi cantautoriali degli ultimi 30 anni che non fanno altro che riprendere, in un modo o nell'altro, temi ormai logori. Seguire i testi di musica leggera è diventato, nella maggior parte dei casi, ben più noioso che leggere un elenco telefonico e gli skiantos l'avevano previsto con almeno 10 anni di anticipo. Infine le rime di Freak Antoni sono sempre costruite con saggezza e non sono mai completamente cretine: andando a scavare bene si scorgono interessanti contenuti e prese di posizione ben più forti di un attacco diretto alla società e al sistema. Ma questo modo di comporre è assolutamente unico e i legittimi proprietari sono gli Skiantos.

"Eptadone" (parodia del movimento underground americano)

E è un mirabile esempio di come gli skiantos applichino i fermenti internazionali della seconda metà dei '70 ad una logica tutta personale e finalmente nostrana: potremmo definirlo "Spaghetti punk" se questa terminologia non fosse già straabusata in altri ambiti. Musicalmente siamo a cavallo tra il protopunk dei Kinks, dei primi Who e degli MC5 e il primo heavy-metal dei Judas Priest (punk e heavy, non a caso i generi della via maestra a metà dei '70). Il testo invece è solamente frutto della mente malata di Freak Antoni, che in qualche modo crea una specie di parodia del Lou Reed di "Waiting for the man" (ma in generale di tutta l'apologia del sesso-droga-rock 'n roll) basandosi su associazioni di rime casuali e intuitive. Freak Antoni gioca in casa la partita con le tendenze underground anglo-americane, ridimensiona il protagonismo dei front-man epici ed istrionici che hanno reso grande il rock. Quella degli skiantos è una sorta di controcultura della controcultura.

"Panka Rock" (parodia del british punk)

PR è punk melodico alla Buzzcocks suonato con stile impeccabile. Il nichilismo dei Pistols diventa scherzo per adolescenti con quel "bruciare le banche" e "calpestare le piante", quasi una sfida gigionesca nello sfidare le regole. Skiantos ci fa riflettere sul movimento punk con il sorriso sulle labbra e quando il coro incita con i suoi "bravo!" capiamo che è l'apoteosi del manifesto degli Skiantos: Skiantos ci dice sul punk più di quanto il punk abbia detto su sè stesso. Questa canzone è un onestissimo, piccolo saggio sul punk. Ma è anche critica socio-politica: un libello sulla nevrosi terroristica che correva in quegli anni, sulla ferocia dell'anticapitalismo sfrenato che finiva per essere più amorale delle strutture contro cui combatteva.

"Pesto duro (I kunt get no satisfucktion)" (Parodia dei Rolling Stones)

PD è proto hard-rock alla Rolling Stones (ed è in effetti una semicover della hit dei RS). Ma il testo perde le connotazioni che gli aveva impresso Jagger, critica alla società perbenista imperante, per ripetere un ossessivo "pesto duro" ornato come al solito di svariate rimature. Agli skiantos non interessa nessuna critica costruttiva (in realtà neanche quella dei Rolling Stones era una critica costruttiva) e soprattutto nessun attacco diretto alla società. Skiantos utilizzano sempre vie beffarde e inaspettate nascoste tra le pieghe delle parole.

"Tiventa demente (La kultura poi ti Kura)"

TD è la teoria musicale degli skiantos: basso funky, chitarra blues, intermezzi di chachacha. Il primo ascoltatore è disorientato perchè non trova il bandolo della matassa ed ogni volta è costretto a ricominciare da capo nell'indirizzare il suo ascolto. TD è anche la teoria concettuale degli skiantos: la reazione più corrosiva alla società è quella di non calcolarla e di crearsi un sistema di riferimento proprio. Se la società musicale italiana si basa sull'impegno, skiantos si basa sull'antiimpegno. Skiantos non dà possibilità di critica perchè sono talmente insulsi da non valere la  pena. Eppure qualcosa possono smuovere portando avanti il loro manifesto di avanguardia musicale: la demenzialità.

"Io me la meno"

IMLM è ancora scheggia punk con tanto di mini-assolo di batteria. IMLM rappresenta forse il vertice nonsense dei testi di Freak Antoni: eppure quel verso all'apparenza così inutile "Io me la meno, ogni notte mi dimeno, domani prendo il treno e vado fino a sanremo", non è un ulteriore velata critica al cantautorato italiano da classifica?

"Bau Bau Baby"

BBB è, per il sottoscritto, il capolavoro commovente dell'album. Freak Antoni latra, sguaiato, su un arpeggio blues da rock ballad condito con il phaser. Gioca con le parole come un enigmista navigato: Con un "cambio di vocale" (baby/boby), Freak Antoni racchiude una miriade di significati e possiamo inventarcene altrettanti noi stessi, ascoltatori fricchettoni e perditempo. La solennità musicale contrasta con la infantilità naif del testo, ma vi è forse accenno ad una sessualità perversa alla Iggy Pop di "i wanna be your dog". La donna come animale o l'uomo come animale? A voi la scelta di interpretare questo pezzo. Freak Antoni come poeta ermetico e dada.

"Io sono uno skianto" (Parodia di Iggy Pop)

ISUS è basata su due note di basso fuzz e strizza l'occhio a Black Sabbath e Stooges, finendo quasi per inventare i Joy Division (vedi "Day of the lords"). Ma la sostanza è sempre la stessa ed è la colossale antinomia che si viene a creare tra lirica e musica: laddove la composizione è una specie di lento orgasmo dark-wave, le liriche sono dominate dalle rime "à la FA" con lo scopo di ironizzare sulle icone rock leggendarie (" Io sono uno skianto suono senza l'impianto con un urlo t'incanto/Io sono uno skianto io mi drogo quel tanto per campare contento e restare uno skianto").

"Io ti amo da matti (sesso e karnazza)"

ITADM  contiene i versi più espliciti dell'album ("Dai facciamo quattro scatti/io son molto resistente/quattro ore come niente/se ti sai muovere bene/ci facciamo un mese assieme "), ma è evidente che l'ossessione per il sesso finisce per diventare satira nei confronti dell'ossessione per il sesso (vedi il finale "Alè abbiamo il sesso... Sesso & gianduia, Sesso & lussuria, Sesso & la mamma"). Skiantos sono apologia e distruzione dei miti e dei tabù della loro epoca e di sè stessi, paradosso abnorme, risolto dalla scelta di affidare al non sense e al puro flusso schizofrenico dei pensieri tutta la loro impostazione. Si poteva già capire che un complesso così non avrebbe potuto fare più 2/3 album (intendo album di valore o comunque storicamente rilevanti).

"Vortice" (Parodia del cantautorato italiano)

V è ancora un pezzo imprescindibile dell'opera degli skiantos. Passaggi rapidi tra un punk frenetico e una misera ballata sanremese. In questo caso la critica è palese ed è facilmente intuibile: sono più idioti i testi punk-dada degli skiantos ("I tuoi baci son bollenti/sono pietre rotolanti/forse è meglio se la pianti/e ti curi carie ai denti") o quelli adolescenzali (o da temino scolastico) del cantautorato italiano di basso livello ("Se c'è la luna in cielo/io ti penso sotto il melo")? Sono tecnicamente peggiori le quattro spennate rudimentali degli skiantos o gli arpeggi consumati e banali del cantautorato italiano di basso livello? V, è l'attacco frontale degli skiantos, dopo le frecciatine dei passaggi precedenti.

"Largo all'avanguardia"

LAA è la firma degli skiantos: il pezzo che forse li rappresenta meglio e uno dei pezzi (almeno concettualmente) più importanti del rock italiano. LAA è il manifesto di quello che volevano rappresentare gli skiantos, di quello che volevano combattere (l'ipocrisia del mercato musicale italiano, ma in generale della società italiana) e con quali mezzi (la demenza). LAA è estremo in tutto e l'apice di questa estremizzazione è quell'invettiva al "pubblico di merda" che non capiva la loro musica (le persone come Primo ad esempio). Se Freak Antoni sembra diventare per un attimo serio (forse l'unico momento di lucidità dell'album è proprio quel "Largo all'avanguardia/pubbico di merda/tu gli dai la stessa storia/tanto lui non c'ha memoria"), tutto finisce in baraonda quando la "demenza", la vera protagonista dell'album, scende in campo ("Me mi piace scoreggiare/non mi devo vergognare"). LAA è il caos che trapela tra le note schizofreniche dei fiati (sembra di ascoltare Ian Underwood in "The gumbo variations", ma è forse l'accostamento con Zappa che mi trae in inganno). Quella di Freak Antoni e soci è simile ad una carovana di pagliacci da circo che entra a palazzo madama: crea sconcerto e paura perchè inaspettata, turba gli animi perchè è qualcosa che non è possibile metter in conto. Un buco nero nel firmamento musicale italiano ("L'avanguardia è molto dura/e per questo fa paura").

"Ehi ehi ma che piedi che c'hai" (Parodia del doo-wop e della canzonetta italiana anni '60)

Non è possibile invece fare a meno di citare uno dei musicisti più influenti della musica mondiale: EEMCPCCH è l'equivalente del Frank Zappa di "Cruising with ruben and the Jets" e di gran parte di "Freak Out". Lo stesso amore per la musica, la stessa coscienza di essere nel "wrong side", quello alternativo, quello dove è necessario talento e sudore per arrivare. Frank Zappa definirebbe questo pezzo uno "Strictly Commercial": la parodia più chiara della canzone all'italiana, il testo riesce a instupidire ulteriormente le liriche già banali delle canzoni anni '60. Se queste erano ridicolmente innocue, quelle degli skiantos sono ridicolmente nefaste. Conclusione scintillante di un album rivoluzionario.

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 13 voti.
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rael 2/10
Kid A 8/10
Lepo 8/10
ThirdEye 7,5/10

C Commenti

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PierPaolo (ha votato 3 questo disco) alle 0:13 del 29 maggio 2009 ha scritto:

Monnezza

Freak Antoni non è nè un fenomeno da baraccone nè un genio, nè un musicista

REBBY alle 9:25 del 29 maggio 2009 ha scritto:

Monnezza è la traduzione di punk in marchigiano,

vero? eheh Gli Skiantos "sono gli Offlaga disco

pax" di quand'ero ragazzo: un gruppo musicale

"sui generis", spesso più cabaret che musica.

Dal punto di vista della tecnica musicale facevano

schifo (in questo senso erano punk eheh), loro

puntavano di più sull'aspetto testuale svolto in maniera demenziale. L'accompagnamento musicale

era appunto solo un accompagnamento (come per gli

Offlaga disco pax, certo musicalmente diversissimi). In diretta per me sono stati

simpatici e divertenti e facevano pendant con

IL MALE e Andrea Pazienza. Ho visto anche un loro

concerto a Bologna, ma non ho mai comprato un loro

disco (avevo cassette registrate). Il mio vissuto

mi impone di portar loro rispetto, erano figli

degni dei ns. tempi. Augh!

rael (ha votato 2 questo disco) alle 11:13 del 29 maggio 2009 ha scritto:

ecco questi li trovo attori piu che altro, disco ridicolo!

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 12:27 del 29 maggio 2009 ha scritto:

Contestualizzando e rapportando l'opera in quel preciso frangente storico, credo sia giusto tributargli alcuni meriti, che vanno aldilà oltre del famigerato titolo di pionieri del Rock Demenziale. Primo; far irruzione con decisione e irriducibile energia in una ''scena socio-musicale italiana'' che di certo non offriva un veicolo di promozioni per istanze sociali e politiche (non importava se (o quanto) estremiste e/o utopistiche) o comunque una forma di ribellione, individuale e/o collettiva, attraverso la quale esorcizzare le proprie frustazioni, anzi si auspicava di non aver mai a che fare, in Italia, con la ruvidità e la sfacciataggine del punk. Questo ovviamente non fu affatto facile, e questo bisogna riconoscerlo. Secondo; la band di Roberto "Freak" Antoni, vagliò e fece propria la predilezione di avvalersi di espressioni, locuzioni e parole, accessibilissime a tutti, volgari, immorali, modeste e ''popolane'', col fine di porsi in netta contrapposizione e antitesi alla cultura borghese (con la moda insomma), giocando lucidamente la carta insolita (per l'epoca) della follia. In mezzo a tanta innovazione, c'è spazio anche per la (loro autentica) pura ''arte caricaturale, grottesca, umoristica e soprattutto demenziale. In quanto a ''MONOtono'', rappresenta uno dei più significativi ''affreschi naif musicali'' (concedetemela) che la storia della musica del nostro paese, possa vantare.

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 12:30 del 29 maggio 2009 ha scritto:

P.S. Complimenti al Collettivo bravi ragazzi

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 19:20 del 29 maggio 2009 ha scritto:

a me divertono! quasi quanto la recensione! grande collettivo!

otherdaysothereyes (ha votato 8 questo disco) alle 20:16 del 29 maggio 2009 ha scritto:

é vero che gli Skiantos hanno portato un fiero (e molto sui generis) attacco ai valori borghesi, ma secondo me il loro attacco (e qui sta gran parte del loro merito) è stato quello rivolto contro il punk stesso, contro l'eccessiva carica ideologica e politica che stava dietro questo genere. pensiamo al do it yourself, all'anarchismo, al nichilismo,tutte idee a cui un punk doveva attenersi ligiamente e che doveva prendere alla lettera come un testo sacro.la visione del punk degli skiantos del punk, in quel periodo (ora invece di gruppi punk "cazzoni" ce ne sono a bizzeffe) era quanto di più dissacrante nei confronti dello spirito stesso di questo genere ci potesse essere. Per questo più che dei Clash, gli Skiantos sono i figli illeggittimi dei Damned, forse meno ispirati del gruppo di Captain Sensible, ma sicuramente più abili nel leggere nel punk uno stile di vita libero che non doveva in nessun modo essere, come invece è stato, rinchiuso all'interno di precetti e regole autolimitanti. Monotono è il loro miglior disco con quella piccola dischiarazione di intenti che è largo all'avanguardia, vero manifesto del gruppo.

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 20:37 del 29 maggio 2009 ha scritto:

largo all'avanguardia un manifesto! ma sapete che vi dico? che ci avrebbero tacciati d'esser pubblico di merda a sentire tante parole e sproloqui su di loro! e ce lo saremmo meritato! eh eh

otherdaysothereyes (ha votato 8 questo disco) alle 20:56 del 29 maggio 2009 ha scritto:

Esattamente. E ciò non fa altro che avvalorare la tesi che sia veramente un manifesto. Poi anche loro un po' ci giocano su questo: non passa concerto in cui non propongano questa canzone...sicuramente comunque se leggessero questi commenti, ci prenderebbero in giro dicendo:"ma che cavolo dicono?noi siamo solo dei cazzoni che vogliono divertirsi, al diavolo l' importanza storica e altra stronzate simili".

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 11:49 del 30 maggio 2009 ha scritto:

Da incorniciare il primo commento di Alessandro, che mi trova in total accordo Tra l'altro, sottolineerei l'"influenza attitudinale" colta da Elio E Le Storie Tese, (già citata correttamente nella recensione) che giungeranno sulla scena musicale più di un decennio dopo quest'esordio degli Skiantos, seppur con delle tematiche, degli argomenti, ed un repertorio lessicale molto distante dalla band di Roberto "Freak" Antoni, così come l'aspetto strettamente musicale; più ''istruiti'', preparati e colti Elio E Le Storie Tese con un uso degli elementi parodistici e caricaturali ben diversi da come gli adottavano gli Skiantos. Ma comunque sia, l'influenza attitudinale è indubbia impartita dalla band bolognese ai cari milanesi Elio E Le Storie Tese.

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 11:09 del 31 maggio 2009 ha scritto:

Prima ho votato, col cuore e con la memoria del primo incontro fra musica e assurdo ("ehi Bubba quando tu metti le tue scarpe sul davanzale della finestra, no... no... le zanzare non entrano più!")e con la più recente visione di un loro concerto fiorentino che me li ha restituiti (quasi) intatti. Poi ci ho pensato un po' sopra e mi sono detto che otherdays c'ha proprio ragione; gli Skiantos sono per il punk ciò che i Simpson sono per il sogno americano: destrutturalizzazione del significato e contemporaneamente demistificazione della destrutturalizzazione. Insomma si prende tutto per il culo (punk, famiglia, patria, politica...) e poi si prende per il culo chi prende per il culo. Il nichilismo che annichilisce se stesso!

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 12:30 del 31 maggio 2009 ha scritto:

RE: benoitbrisefer

hai sviscerato ed analizzato a fondo la ''pseudo-missione socio-musicale'' degli Skiantoso. Il loro fine, scopo ed obiettivo. Sono perfettamente d'accordo con te

galassiagon (ha votato 8 questo disco) alle 17:54 del 19 gennaio 2010 ha scritto:

Deviants

Il miglior gruppo italiano di sempre...l'unico che mi da sensazioni autenticamente rock.

I Deviants italiani

Lepo (ha votato 8 questo disco) alle 19:57 del 21 marzo 2014 ha scritto:

BAU BAU BABY! BABY! BABY! BABY BAU BAU!