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R Recensione

7/10

Adam Carpet

Parabolas

Sul finire degli ’80, mentre il rock agonizzava, vi fu una gran confusione musicale, fatta di vagabondi alla ricerca di improbabili contaminazioni danzerecce, di impenitenti che si lasciavano affascinare da Kurt Cobain, di reazionari che reclamavano Jimi Hendrix, di malati mentali che si diedero infine al metallo; ma, come ogni caos che si rispetti, è proprio in quei momenti che sbocciano le idee migliori. A far chiarezza in tanta barbarie furono gli Slint, i quali, dilatando i confini del rock e portandolo ad uno stato comatoso, diedero inconsapevolmente vita al suo avatar, il post-rock. Un nuovo orizzonte si schiudeva alle orecchie dei fan più accorti e, come nei tardi anni ’60, si ripresentò trent’anni dopo la possibilità di mischiare post-rock ed elettronica: il prodotto, privo d’un nome ufficiale, è ancor oggi vivo e vegeto.

È a questo filone che associamo gli Adam Carpet, un quintetto tutto italiano giunto alla seconda prova sulla lunga distanza, tre anni dopo l’esordio eponimo. “Parabolas” contiene otto brani disomogenei e cangianti, spaziali ed evocativi, quasi esclusivamente strumentali. L’Irma Records, da sempre attenta alle derive dance più raffinate – il nu jazz, per intenderci –, stavolta ha finanziato un disco che attinge tanto dal krautrock quanto dai Röyksopp, dai Notwist e dai Tame Impala. I brani cosmici lato sensu sono “Obsessed With Casting” e “Neet”, a mio avviso tra i momenti più intensi di questo disco; poi c’è la vaporosa chillwave della Casa del Mirto in “Still Still” e “Pragmatic Children” – in cui gli Adam Carpet risparmiano in termini di threshold – e le estensive sperimentazioni sonore di “Just In Case Of Wanting To Be Famous”, che ricordano gli Explosions In The Sky o gli Eluvium. Ma la band milanese è capace anche di brusche sterzate, come nel caso della techno minimale di “Pantone 18-2021” o del calderone di “TV Nerd” che, in un sol colpo, unisce strafottenti inserti gabber alla governata progressione del math-rock.

In “Parabolas” gli Adam Carpet dimostrano di sapersi destreggiare su terreni musicali diversi, in apparenza discontinui, non soltanto tra un brano e l’altro, bensì all’interno della stessa traccia, come se ogni canzone fosse un percorso lungo ed accidentato, piacevole ma estenuante. Gli Adam Carpet si muovono in cerchio e in linea retta per valli e montagne, migrano su direttrici preordinate quanto sui parabolici tratturi dell’electro rock. Non hanno meta ma il loro viaggio è avvincente.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 1 voto.
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Vatar 7,5/10

C Commenti

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Vatar (ha votato 7,5 questo disco) alle 8:58 del 19 novembre 2016 ha scritto:

Dopo l'ascolto del primo brano ho pensato ad un lavoro eccellente, nel proseguo dell'ascolto ho cambiato leggermente opinione, anche se devo ammettere che a mio parere il disco si mantiene su ottimi livelli.

Quest'anno dopo avere appprezzato artisti italiani come: Camisasca/Di Bella, Bobby Joe Long's Friendship Party e Confrontational non posso che inserire anche Adam Carpet.