Il Pan Del Diavolo
Sono All'Osso
La Tempesta Dischi stringe fra le sue mani sapienti il presente e il futuro del rock nostrano: Le Luci Della Centrale Elettrica, Il Teatro Degli Orrori, Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti (di cui lo stesso Davide Toffolo è titolare e mente pensante).
Il duo Il Pan Del Diavolo è l’ultima scoperta dell’etichetta, tramite cui pubblicano il loro esordio discografico Sono All’Osso, preceduto da un ep autoprodotto di Folk/Punk incendiario ad alto tasso alcolico, tornito da guizzi di musica popolare.
Folk/Punk appunto, guarnito di chitarre acustiche e ritmiche dettate dal semplice stomp di cassa e tamburello, uniti a testi sanguigni e a volte sarcastici, strappano a morsi le radici del folk lasciandole a macerare nel punk, blues e boogie incendiario.
Secchi e aridi come le terre sicule da cui provengono, il duo gode di un forte seguito di live incendiari e trascinanti che purtroppo sono riusciti a riprodurre solo in parte su disco, gravato dalla produzione che ha addolcito il sound ruvido e viscerale caratteristico e punto focale dell’ep d’esordio (se proprio vogliamo fare i puntigliosi e pignoli come la buona “scuola Ondarock” insegna).
Ma questo disco va preso così com’è, un cazzotto Folk/Punk sferrato allo stomaco, come l’attack song da 1’ e 20’’ di Bomba Nel Cuore; Semplice, veloce, diretta e trascinante.
Potrei farvi la solita lista di canzoni con la dovuta descrizione in calce, ma per questa volta non voglio. Non Voglio perché Il Pan Del Diavolo sono a loro modo anarchici, e quindi vanno ascoltati e non letti, bisogna vederli ringhiare sui palchi e mordere le sei corde e non seduti su poltroncine di velluto, cercando di soddisfare la fantasia perversa di critici che scavano nei loro testi cercando di riuscire a cavarne un significato metafisico o un nonsochè di allegorico. Il Pan Del Diavolo sono così, sono ridotti all’osso, e vanno presi dritti in faccia.
Comprate, scaricate, rubate al vostro amico o scippate il loro disco dagli immensi scaffali dei megastore. O almeno piazzatelo davanti al bel faccione da pacchi di Marco Carta.
Lasciatevi ardere da questo duo semplice e viscerale come un bicchiere di Zibibbo che v’infuoca le budella.
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