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R Recensione

6,5/10

Black Doldrums

People's Temple

Non c'è ombra di dubbio che nel “giurassicismo” musicale il garage rock si sia ritagliato uno spazio di tutto rispetto, una poltrona centrale nel parterre d'onore. Dalle origini, nei primi anni '60, con pionieri come 13th Floor Elevators, The Chocolate Watchband, The Sonics, Blues Magoos, passando per il decennio '70 di MC5 e Stooges ed il revival '80 ad opera dei Fuzztones, Chesterfield Kings, Gravedigger V (che successivamente andranno a formare i Morlocks), i vari cultori del genere hanno mantenuto costante ed invariato quel comune fattore genetico del sound, il timbro caratteristico, il marchio di fabbrica che ha resistito al tempo e alle innovazioni.

I Black Doldrums hanno tracciato una nuova scia nel solco dei loro avi musicali cavalcando quel suono old style garage, impreziosito da una spruzzata di psichedelia che ne esalta le sonorità. "People's Temple" (Blue Moon Records) è un disco del 2017, ma se fosse stato prodotto nel 1960 nessuno avrebbe avvertito incongruenze o dissonanze dovute a epoche diverse. Kev Gibbard e Sophia LaCroix, con il fervore riscontrabile in giovani ed inesperti esploratori, si addentrano nelle intricate trame a maglia complessa del garage sound con padronanza ed estro.

"Dreamcatcher", che apre questa prima fatica del duo londinese, è un frullato di chitarre cariche di fuzz che portano alla mente i primi Black Rebel Motorcycle Club. "City Lights", "Exit City Lights" e "Sidewinder" sono di un registro decisamente più psichedelico (l'apertura di quest'ultima ha delle vaghe assonanze con "Astronomy Domine" dei Pink Floyd). "Take Me" è un brano di profonda ispirazione Hendrix-iana ("Voodoo Chile" nella fattispecie) mentre l'oscura trance psycho-tribale di "Runaway" cede la scena alla successiva, incalzante, "It's A Dandy Massacre" dove chitarre affilate e graffianti saturano per intero la traccia. "Skyline Rising", ovvero i Black Keys che coverizzano una versione 2.0 di "Spirit In The Sky" dei Doctor & The Medics, si spegne regalando un ultimo sussulto nelle note di "Maya", mistica nel nome e nelle trame acustiche.

Buon vento in questo 2017 giunge dai sotterranei. Venite ragazzi, le cantine sono nuovamente piene di fresco rock, basta semplicemente prestare orecchio per cogliere la direzione del suono. Stay tuned, let's garage!

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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zagor (ha votato 7 questo disco) alle 22:46 del 25 giugno 2017 ha scritto:

Disco piacevole e senza fronzoli, che potrebbe anche rendere superfluo il ritorno dei Black Lips. Concordo con le similitudini coi primi Black Rebel Motorcycle Club, gruppo che spaccava. Bella recensione.