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R Recensione

7/10

Bodies of Water

Twist Again

Si sono dati una calmata” (cit.) è effettivamente la prima impressione suscitata dal ritorno dei novelli sposi Metcalf. Li avevamo lasciati tre anni fa sulle note concitate di “A Certain Feeling”, secondo disco che metteva in luce potenzialità infinite sulla base di un gospel-rock figlio degli Arcade Fire quanto dei Jefferson Airplane. Questo terzo disco della band losangelina (che è in realtà un "duo coniugale" supportato da una nutrita accolita di musicisti più o meno fissi) rafforza l’identità sonora di quel disco ma riesce ad ottenere due risultati: 1) Il distacco dal modello Arcade Fire, ma sarebbe meglio dire dal modello Polyphonic Spree: la coralità (musicale e vocale) rimane elemento fondante del sound dei Bodies Of Water ma si trasforma in qualcosa di più intimo, abbracciando derive “casalinghe” vicine ad altri coniugi noti (Low). 2) La presa di coscienza di possedere un ventaglio di soluzioni melodiche talmente cristalline da rendere inutile (se non dannoso) l’uso di quegli arrangiamenti ricchi così “caratterizzanti” nel disco precedente.  

Così, nella misura in cui gli Arcade Fire (che restano comunque una pietra di paragone attendibile) lasciavano viva la radice rock innestandola di sixties e pop, i Bodies of Water riducono al minimo l’impronta rock del loro suono estendendo i propri orizzonti in direzione ora di un country dilatato e “morriconiano” (l’iniziale “One hand Loves the Other”, la maestosa “Open Rhythms”), ora di una versione riveduta e corretta delle orchestrazioni care a Burt Bacharach (“Triplets”, “Like a Stranger”), oppure ancora in esperimenti di sottrazione acustica pericolosi eppure vincenti (“Lights out Forever”, “New Age Nightmare”).  

Niente di nuovo, insomma. Pop orchestrale, rock cristiano, retaggi gospel, un po’di Sufjan Stevens qua, un po’ di Dr Dog là, qualcosa dei Fiery Furnaces e i fantasmi dei sixties dietro la finestra. Il fatto è che questi (a differenza di altri) non sbagliano mai una canzone: “My Hip Won’t Let Me”, con i suoi stacchi di chitarra piazzati in mezzo con una solennità sfacciata, sembra davvero uscita da uno di quei dischi del 1967 dei quali “non si può fare a meno”, “Mary Don’t You Weep” riprende quel sapore da “Jesus Christ Superstar” che traspirava anche in “A Certain Feeling” (e quel lavoro di basso da far invidia ai Kiss dei tardi anni ’70) mentre “Rise up, Careful” sfuma di jazz una ballata come se fosse la cosa più naturale del mondo. E poi, piccoli adorabili accorgimenti: i cori di “In Your Thrall Again”, il sax sul finale di “Even With Us”, gli Abba rivisitati di “Like A Stranger”, la tromba funebre di "Lights Out Forever”.  

Potevano commettere due errori: ripetersi o farsi prendere dalla smania di cambiare (svolta-synth evitata, almeno questa volta). Sono riusciti a ripetersi senza ripetersi e a cambiare senza cambiare. Vai a capire come...

 

 

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 6 voti.
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target 8/10
rael 8/10
REBBY 7,5/10

C Commenti

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target (ha votato 8 questo disco) alle 9:22 del 21 luglio 2011 ha scritto:

Io li adoro, punto. Rétro, barocchi con la sordina, con queste copertine marrone moquette, con questi suoni caldi da camerette con le pareti in legno, con queste trovate strumentali fantastiche (tromba, trombone, sax, clarinetto, violino, stacchi di chitarra) di cui ben parla Fabio, questi cambi di ritmo da primi Arcade Fire, e soprattutto con queste melodie, 'vecchie' e irresistibili. Si sono dati una calmata (ehehe ) anche nel minutaggio, con canzoni più brevi, persino brevissime, ma ce ne fosse una da skippare. Anzi, le prime 8 fanno un'infilata da urlo, con "Open rhythms" che per me potrebbe continuare in eterno. Di nuovo grazie a Fab per avermi fatto conoscere questi predicatori pop in giacca di velluto. Il suo 7 ci sta. Ma io sono di parte.

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:31 del 21 luglio 2011 ha scritto:

Anch'io sono di parte, ma da come ho inteso la rece di Fabio e le tracce qui postate mmmmmmmmh. Intendiamoci non è che mi schifano (le tracce eh la rece a parte i Kiss sembra superOK) e vabbene non replicare, ma A certain feeling sembra lontano troppe miglia marine... Comunque siccome amo esageratamente il precedente mi procuro il CD e prima o poi torno.

fabfabfab, autore, alle 11:39 del 21 luglio 2011 ha scritto:

RE:

Rebby sei una sola! Il riferimento ai Kiss non deve essere letto in senso negativo e denigratorio, è solo che ogni volta che partiva il basso in "Mary don't you weep" mi veniva voglia di ascoltare "I was made for lovin' you...", una mia impressione "curiosa"

Per alcuni aspetti questo disco è superiore al precendete secondo me. Meno fronzoli ma melodie mediamente superiori...

target (ha votato 8 questo disco) alle 11:37 del 21 luglio 2011 ha scritto:

Vai vai Rebby: tutto torna quando ai tre pezzi qua linkati ci aggiungi gli altri 9. Tra l'altro per me la 'triplet' migliore la fanno i pezzi 5-6-7. Obiettivamente un po' minore rispetto al precedente rimane (il primo, invece, continuo a trovarlo non granché), perché gli manca la sua sovrabbondanza di trovate e di teatralità, e in questo senso il 7 di Fab è giusto. Ma noi amiamo esageratamente, quindi...

target (ha votato 8 questo disco) alle 11:44 del 21 luglio 2011 ha scritto:

per alcuni aspetti è superiore al precedente

E per quali altri aspetti è inferiore? Fab, volevo l'8 anche qua! Anzi, 10! 9,4! Dobbiamo pompare anche noi!

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:54 del 21 luglio 2011 ha scritto:

Ma na sola è una fregatura in romano, a Torino che è? Avevo capito che il riferimento ai Kiss non era denigratorio, ti conosco mascherina eheh Per alcuni aspetti superiore al precedente dici, ma allora perchè gli hai dato meno? Si vado di sicuro Targ ed ora anche con più fiducia.

fabfabfab, autore, alle 15:56 del 21 luglio 2011 ha scritto:

RE:

No no no no l'8 non si può dare, altrimenti poi sembra che su questo sito "gli otto volano come le foglie in autunno o come le bestemmie in campo". A quello precedente avevo dato otto perchè ero appena arrivato e volevo tirarmela un po'... se vogliamo (@targ) quello era più "divertente", più eccentrico, era "barocco senza sordina". Reb sei una sola lo stesso ma hai ragione dunque, sono due dischi che come voto finale si equivalgono, ma SDM oggi è un sito molto più professionale, un 8 è un 8.

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 17:19 del 21 luglio 2011 ha scritto:

Eh si un 8 è un 8, una sola è una sola e meglio sola che male accompagnata ()(°_°)()

salvatore alle 23:29 del 21 luglio 2011 ha scritto:

RE:

Dopo una giornata di mXXXa, torno a casa, leggo una frase del genere e mi torna il sorriso... Grande Rebby! Certo però che quella su within &without era ancora meglio!

Il disco non l'ho ancora ascoltato ma lo farò di certo visto che qualche anno fa - non leggevo ancora i brutti ceffi di questo sito - a certain feeling mi fece impazzire. Vediamo che succede qui...

Charisteas (ha votato 8 questo disco) alle 19:42 del 24 agosto 2011 ha scritto:

Il primo ancora non l'ho ascoltato, ma questo è sicuramente incantevole!

I Polyphonic Spree nei cori si sentono eccome, mentre degli Arcade Fire hanno più l'attitudine musicale che lo stile.

fabfabfab, autore, alle 20:13 del 24 agosto 2011 ha scritto:

RE:

Se ti piacciono i Polyphonic Spree allora "A certain feeling" fa per te...

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 10:18 del 14 novembre 2011 ha scritto:

che coppia: una sola, ma ben accompagnata

E' come dice Fabio e potrebbe essere confuso col precedente (che era, diciamo così, più "progressive") solo per la copertina (occhio in A certain feeling ci sono anche le gambe, oltre alle mani), ma senza dubbio questi sono bravi anche da "calmi". Ascoltato hi-fi è disco delizioso, non proprio come il precedente, ma quasi (insomma concordo con Target). Un 8 dovevi dare, maledetto tirchio, eheh.