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R Recensione

7/10

Altre di B

Sport

Non ho voluto indagare sull’origine del loro nome, Altre di B, perché mi piace troppo l’idea che mi sono fatto e non vorrei fosse tradita. “Altre di B” erano i risultati dati in modo veloce e residuale, dopo aver letto i risultati delle partite importanti, quelle della serie A e quelle della serie cadetta inseriti in schedina, quindi automaticamente assurte a livello di incontri di cartello. Cose che interessavano solo ai tifosi di quelle squadre, ai fanatici, ai troppo appassionati, ai nerd del calcio, che però mi portano oggi alla memoria i vari Paolo Valenti, Maurizio Maffei, Giampiero Galeazzi, Tonino Carino (da Ascoli), la cui memoria (non tutti sono morti, si fa per dire) già immagino simboleggiata dall’“artismo” di strada hipsterico dei nostri giorni, nei quartieri radical cool delle nostre grigie città. Hipsterismo dal quale non possono quindi ritenersi immuni neanche loro, questi cinque giovani ragazzi di Bologna, che dell’amarcord sportivo o parasportivo anni ’80 fanno il leitmotiv di questo loro album, Sport, e della loro stessa ragione sociale.

Ma non basta certo il nome di una band, per quanto originale e azzeccato, per farmi parlare di un disco. La freschezza e l’attitudine ironica o comunque non seriosa, di chi fa musica senza prendersi troppo sul serio, alla ricerca di un risultato semplice ma dalle chiare coordinate artistiche e spazio-temporali. Questo è un altro serio motivo per parlarne. Spazio: l’Inghilterra indie-art-alt-math di Foals, Arctic Monkeys, Everything Everything, WU LYF, con qualche capatina nell’ emo-screamo sempre inglese (Crash of Rhinos) ma soprattutto italico (Fast Animals and Slow Kids e Gazebo Penguins), per quanto loro si preferiscono oltreoceano citando band come Tokyo Police Club e i Presidents Of The USA (e pure questo ci sta). Tempo: oggi, più o meno.

Sport è il loro secondo album, dopo There's a million better bands disco autoprodotto che li aveva fatti conosce in giro per lo stivale e pure fuori (hanno suonato in vari festival internazionali, incluso lo Sziget),  ed è una raccolta delle cose sfornate in questi ultimi tempi di esistenza musicale. Un risultato alla fine piacevole, preciso, fatto con serietà e giusta dose d’ispirazione che in vari episodi (Kasparov,  soprattutto, e poi 1998, Rolland Garros, Sherpa) raggiunge un buon livello, pronto per l’esportazione.

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