Carpacho!
La Fuga Dei Cervelli
Esordio autoprodotto circolante dallo scorso anno, cresciuto con il passamano tra gli appassionati di indie tricolore, vede ora la luce grazie alla Sleeping Star questo La Fuga dei Cervelli dei romani Carpacho!: album vagamente alternativo di derivazione anglosassone e condito di italianismi vari.
La partenza è un pochino traballante: Intro Sensazionale sarebbe un gustoso strumentale a là Decemberists dal piano quasi honky tonk e le chitarre post punk se non fosse per una voce irritante che gigioneggia troppo dalle parti dei tricolori Velvet
Molto meglio la successiva Progetti Supersonici, dove la linea vocale si fa più impostata e si poggia con gusto su una solida sezione ritmica e ghirigori tastieristici finemente vintage, salgono ancora le quotazioni con la terza traccia, C.a.r.p.a.c.h.o.: partenza simil techno pop di profumo Bluvertigo ed incursioni nei Blur dei primi anni '90.
Liriche sempre pungenti e ironiche obbligano ad un ripetuto ascolto, su tutti lo spassosissimo testo di Maledetto Il Trucco, che insieme a Polso, musicalmente, pagano pegno all'album d'esordio dei Baustelle, pur senza raggiungere i talentuosi guizzi e la maniacale cura dei particolari della band toscana: l'attitudine dei Carpacho è sottilmente free form, ed il gran finale lo testimonia: Bossa Draga è uno pseudo valzer da avanspettacolo e la voce colma di schizofrenia a là Faust'o crea un vortice di inebriante follia spezzata da interludi psichedelici per solo piano e organo che fanno rivivere Battiato e i Beatles nebbiosi di Blue Jay Way in un sol colpo, una vera delizia. I nove minuti di Arabesque con continui cambi di direzione, in un abile frullato di citazioni, concludono il disco in crescendo.
Un esordio non sempre perfettamente a fuoco, in cui a tratti il gioco di rimandi e citazioni si fa ingombrante, ma le idee e intuizioni interessanti non mancano: la stoffa cè, aspettiamo con ansia nuovi sviluppi.
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