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R Recensione

7/10

Margareth

Fractals

Sono davvero interessanti i Margareth, band veneta giunta al secondo disco dopo l'esordio White Lines del 2010. Fractals è un viaggio avventuroso ed inedito per le linee musicali abituali alla nostra penisola. Uno spettro si aggira infatti per tutto il disco: quello dei Radiohead. Si capisce quanto sia pericoloso ed elevato il termine di paragone. Eppure il confronto regge, e l'ispirazione al modello, pur molto forte, non arriva a degenerare nel turpe scopiazzamento. Prendiamo Daylight: partiture orchestrali che riprendono le atmosfere languide di Ok Computer, spogliate però degli scatti nervosi e chitarristici; immerse piuttosto in un fiume fiabesco e dreamy che si concilia meglio con gli umori di Hail to the thief.

Rosemary Calls invece, melodia che riprende certo Strawberry fields forever dei Beatles, sembra una cover soft realizzata da un Johnny Greenwood in modalità svacco. Con Beautiful Witch si affacciano perfino i Radiohead più “sperimentali” che uniscono effettistica dubstep ad un cantato stralunato ed evocativo. E poi brani come They Say, Staring At Stores e Mind Eyes, in cui è evidente il richiamo alla grana vocale di Thom Yorke, con un canto un po' disturbante, etereo e soffuso.

Naturalmente non mancano altre influenze stilistiche di qualità altrettanto solida. Tra gli ultimi brani citati (aggiungendo al lotto Flakes) si fanno largo melodie leggere, una psichedelia delicata a luci spente, chitarre svolazzanti e orpelli vari che riportano alla mente il folk dreamy dei Mojave 3, certi squisiti percorsi dei Mercury Rev (timbro vocale a parte, of course), e in caso estremo, un gradevole incontro tra le circolarità dei Warlocks e le tinte folk bucoliche degli Akron Family (Shadows Come).

Fractals più che un disco estivo, è uno di quei poemi che ascolti ad autunno inoltrato guardando la pioggia cadere dalla finestra davanti ad una tazza di thè caldo. Un'impressione che raggiunge il suo apice con It Will Be Alright con i suoi tappetini synth e l'andatura teneramente slow-core. Il tutto senza che manchino nell'album dilatazioni in intrecci sonori vigorosi, aggiungendo quel tocco di carisma e vigore che non guasta, anzi, stuzzica il palato in vista di possibili nuove strade da percorrere per il futuro.

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