R Recensione

9/10

Clap Your Hands Say Yeah!

Clap Your Hands Say Yeah!

É inevitabile. Un disco così in un anno lo devi trovare. Un disco così maledettamente cùl in un anno deve saltare fuori, chissà da dove, e autoinfilarsi nello stereo, con la prospettiva di non uscire per, diciamo, parecchio tempo. E, aspettando i Franz Ferdinand, in questo 2005 tocca a questo strano esordio. Clap Your Hands Say Yeah! si chiama. Così come il nome della band che lo ha forgiato. Clap Your Hands Say Yeah!. Uno slogan. Uno stile di vita. Insomma, un gran disco a dirla tutta.

Autoprodotto nel silenzio è poi esploso ringraziando calorosamente il passaparola dei bloggers di mezzo mondo. "Clap Your Hands Say Yeah" ha tutte le carte in regola per piacere a tutti e per non piacere a nessuno. Perchè in fin dei conti, la storia, alla prima passata, può sembrare sempre la stessa. Il solito alternative new wave che piace tanto adesso. Ma sotto sotto c'è qualcos'altro. Qualcosa di country, ok, condito da quella certa dose new wave, che ci dev'essere, e ricoperto di vaghi richiami ai Modest Mouse.

Se poi ci mettiamo che sopra ci sta la voce di uno che probabilmente cantare non sa neanche cosa significhi, la cosa prende tutta un'altra piega. La voce è sgraziata, invadente, stonata, fuori dalle righe, ipnotizzante, irresistibile, contagiosa, emozionante. Ok, qualcosa forse non vi sarà chiaro. Ma provate a credermi. É così, non c'è altro da dire.

Perchè se l'album è quello che è, ossia un opera originale, profonda e leggera al tempo stesso e soprattutto emozionante, gran parte del merito è di questa voce, le cui stonature così intonate risultano essere quel tratto in più che ci fa ricordare l'album, che ce lo fa tenere lì dentro lo stereo in perpetua rotazione. Sarà anche per le melodie, quelle semplici semplici, fatte anche con strumenti che qui in Italia etichetteremo come Bontempi, e chissà che non lo siano sul serio, ma che ti entrano in testa fin da subito, te la liberano la testa, e te la fanno ballare, insieme al resto del corpo.

"The Skin Of My Yellow Country Teeth", è quasi epica. É sconvolgente, quando la voce dà il peggio di sè, in strazianti urla da cinghiale smarrito. Eppure non riesci a dire che non sia bella. Anzi. Premi parecchie volte tante volte ancora il tasto play. Ed in fin dei conti è proprio bella. Mistero o no, la cosa succede anche con "In This Home On Ice", ma in tutto e per tutto, non c'è un episodio che demeriti.

"Clap Your Hands Say Yeah!" provoca dipendenza. Ed è commovente.

 

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 9 voti.
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Vikk 9/10
REBBY 7/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Vikk (ha votato 9 questo disco) alle 14:28 del 2 novembre 2007 ha scritto:

piccolo capolavoro indie

Grazie al web ho conosciuto la band nel "lontano" 2004 quando ancora l'album non era disponibile in Europa; uno dei miei album preferiti di sempre da una band che potenzialmente potrebbe bissare quanto fatto dai R.E.M. negli anni 80/90.

Viti due volte dal vivo, bravi ma non possono suonare solo poco piu' di un ora!!

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 14:17 del 5 gennaio 2010 ha scritto:

Bello, ma a risentirlo a distanza di qualche anno meno epocale di quanto sembrasse al primo ascolto: troppo autocompiacimento? Troppi talking heads? Non so, ma accanto a brani capolovoro (come Details of the war) altri stentano a (ri)decollare....