V Video

R Recensione

6/10

The Strokes

Comedown Machine

Rolling Stone, checché se ne dica, la più famosa rivista di musica al mondo, ritiene che in mezzo a Yankee Hotel Foxtrot dei Wilco e Kid A dei Radiohead ci sia Is this it dei The Strokes. Mi riferisco ai primi tre posti della loro classifica dei migliori album degli anni 2000. Io le classifiche generalmente le odio ma ricordo che questa mi colpì e per quanto opinabile e perfettibile, la trovavo (e continuo a trovarla) quantomeno molto interessante.

 

All’epoca dell’uscita di Is this is ero poco più che ventenne e  la mia esperienza circa la musica non convenzionale e fuori dai riflettori che contano era pressoché nulla. Non c’era internet, o perlomeno non come oggi, e la musica nuova era, per me, principalmente una questione di Mtv o VideoMusic. Su una delle due (non ce ne erano molte altre ai tempi nel mero tubo catodico) ho quindi avuto il mio primo incontro con Last night. Un video che sembrava girato in un tempo che non mi apparteneva, un’accordo bicorde ripetuto con ossessione da una chitarra “fumante”, la voce sbiascicata da un pazzo all’apparenza appena uscito da un manicomio criminale, ruvida, in una fedeltà così bassa che sembrava uscisse dalla cornetta di un telefono a gettoni. Un ritmo semplice e scarno di basso e batteria presto riempiti da un motivetto fresco e accattivante. Per me quello fu ciò che gli anglofoni definirebbero un breakthrough. Una svolta. Una delle prime cose che mi portò, di lì a poco, ad impelagarmi irreversibilmente in quel pozzo senza fondo di musica senza barriere o confini predefiniti, spesso nascosta tanto bene che per trovarla devi battere sentieri generalmente poco affollati. Non fu poi questo il caso dei The Strokes che, a prescindere dalle mie pulsioni, divennero un fenomeno planetario, osannato ovunque nel mondo ma soprattutto in terra britannica, dove la loro fama arrivò a rivaleggiare seriamente con quella degli Oasis.

 

Sono passati 12 anni e questo Comedown Machine è il quinto album in studio dei The Strokes. Che si sia di fronte ad un album dal sapore 80’s ci vuole poco a capirlo. La copertina è come la RCA l’avrebbe fatta 30 o 40 anni fa ed il sound è perlopiù imperniato su sintesi di suoni analogici e drum machine, come si usava fare al tempo d’oro degli Orchestral Manoeuvres in the Dark (il riferimento non è a casuale, ascoltare One Way Trigger per credere). La nostalgia anni 80 non è cosa del tutto nuova nella musica dei The Strokes, ma mai come in quest’album si era deciso di assurgerla a leitmotiv di un intero LP. C’è quindi un pò di quella techno, a tratti minimale (la stupenda 80’s countdown machine, Happy ending e Chances, quest’ultima al limite della chillwave di massa), c’è della disco music (Tap Out, Welcome to Japon), c’è del sano rock in lo-fi dal sapore brit (All the time), ci sono momenti più energici, quasi hard rock (50/50) altri più math pop (Slow animals) ed altri ancora più tipicamente Strokes (Partners in crime).

 

Non è Is this it, ma non è neanche un album da ripudiare completamente. Non c’è un singolo che sarà capace di far sognare come fecero Last night o You only live once, ma in compenso, specie se il raffronto è fatto con First impressions of earth, c’è una discreta qualità media di un buon numero di tracce (All the time, 80’s countdown machine e Tap out su tutti), una manciata di ciofeche vere (Chances, 50/50 e Partners in crime), ed un generale, più o meno riuscito, (l’ennesimo), esempio di rivisitazione del versante elettro ludico degli anni '70/ ‘80. Cosa è ormai rimasto, di questi ottanta?  Poco, credo che a breve arriverò pure ad odiarli, tanto continuano ad essere spolpati da una massa indefinita di artisti. Spero vivamente che al prossimo giro, tutti, The Strokes compresi, sappiano guardare avanti, che il futuro, almeno nel mondo delle 7 note, non è poi così male.

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Voto degli utenti: 5,1/10 in media su 14 voti.
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lizarking 7,5/10
zagor 4,5/10
mavri 6/10
ThirdEye 0,5/10

C Commenti

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Lezabeth Scott (ha votato 3,5 questo disco) alle 10:59 del 25 marzo 2013 ha scritto:

Come disse la mia amica Cate la prima volta che li ascoltammo insieme: "Chi sono questi?" - "Strokes" - "Stronzi? Perchè stronzi, come fai a saperlo?" (locale finto alternativo, musica assordante, non si sentiva bene) - "No, non stronzi, Strokes, si chiamano così". Forse però, col senno del poi, aveva ragione lei.

zagor (ha votato 4,5 questo disco) alle 21:06 del 25 marzo 2013 ha scritto:

Pessimo.

fab uni (ha votato 9 questo disco) alle 16:06 del 26 marzo 2013 ha scritto:

Favoloso... Stop

whiteblack alle 20:09 del 26 marzo 2013 ha scritto:

incredibile come, nel giro di soli due album da first impression, abbiano completamente smarrito la strada...è una cosa di cui fatico a capire la motivazione. First è un disco bellissimo, in cui il loro suono è arrivato a maturazione completa, sia dal punto di vista musicale che da quello vocale...e poi...si sono fatti abbagliare dal ritorno in auge di sonorità anni '80...sarebbero potuti diventare una vera band rock, l'unica vera indie-rock band, avrebbero surclassato i tanto decantati black keys...e invece se ne escono con angles prima e 'sta roba ora...quanto talento sprecato, altro che gascoigne

zagor (ha votato 4,5 questo disco) alle 20:50 del 26 marzo 2013 ha scritto:

"First" era un buon disco, con alcuni pezzi veramente belli ( tipo la nirvaniana "juicebox" o la velvettiana "ask me anything" con quell'effetto à la viola-di-john-cale), però il debutto era un'altra cosa.

bill_carson (ha votato 3 questo disco) alle 0:26 del 27 marzo 2013 ha scritto:

First era buono per le prime 6 canzoni. dalla 6 in poi poca ispirazione e tanta noia. certamente troppo (e inutilmente) lungo.

ma almeno denotava una precisa identità musicale. ora sono diventati la caricatura di loro stessi

REBBY alle 8:14 del 10 giugno 2013 ha scritto:

A mio parere in questo album di rimarchevole c'è solo la (quasi) title-track. Per il resto a volte sono irriconoscibili, altre volte suonano una brutta copia di precedenti loro canzoni, in entrambi i casi quasi sempre prendendo spunto dagli anni '80 più "sempliciotti".

pennaluca (ha votato 7 questo disco) alle 11:48 del 14 giugno 2013 ha scritto:

Non è Is this it; d'accordo. Ma non è certo un passo falso per gli Strokes, anzi direi una digressione riuscita per la band che fa in questo lavoro un uso massiccio dell'elettronica. Direi che essendo cresciuto negli '80 non riesco ad essere proprio neutrale sul giudizio da dare al disco. Ci sono momenti meno riusciti ma nel compesso direi buona prova. L'elettronica non turba e quando se ne sente un pò in più come in One Way Trigger (pezzone per uno come me che adora i pezzi che gasano) non guasta. Posso affermare, dopo tanto meditare, che anche in questo caso le tastiere riescono a dare più colore al rock e spesso lo completano.

Rorschach (ha votato 4 questo disco) alle 17:05 del 14 giugno 2013 ha scritto:

Proprio proprio brutto questo qui...