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R Recensione

8/10

Baustelle

La Malavita

La Malavita” è l'album per eccellenza dei Baustelle. Non solo perché segna il loro passaggio ad una major (la Warner) o perché è con questo che iniziano a circolare nel mainstream (nel giro di pochi anni finiranno al Primo Maggio come headliner e agli Mtv Days), ma perché segna anche le scelte stilistiche definitive del gruppo senese.

Difatti, durante le registrazioni si allontana gradualmente Fabrizio Massara, tastierista artefice della bella amalgama fra indie ed elettronica dell'esordio (“Sussidiario Illustrato Della Giovinezza”, 2000) e soprattutto della seconda opera della band, “La Moda Del Lento”, ricchissima di effetti e richiami dance ed elettronici. Il buon Massara finirà per uscire dal gruppo dopo la pubblicazione dell'album, segnando effettivamente la supremazia di Bianconi nel complesso.

Non a caso si avverte anche una decisa svolta cantautoriale, avvertibile non solo attraverso le musiche, come vedremo più avanti, ma anche nei temi: Bianconi abbandona il carattere personale dei pezzi dei Baustelle, che ancora richiamava la post-adolescenza nel disco del 2000, e si getta su temi esistenziali. Filo conduttore dell'album è infatti il montaliano male di vivere (da qui il titolo). Abbonda il pessimismo: su 11 brani, due parlano di un suicidio (il singolo trainante “La Guerra È Finita e “Perché Una Ragazza D'Oggi Può Uccidersi?”), mentre altri si dedicano all'osservazione quasi deandreiana dei derelitti della società. Così, “Sergio parla della figura dello scemo del villaggio, già presente in “Un Matto”, mentre ne “Il Corvo Joe il volatile diventa metafora degli esclusi. Il tutto è servito su un piatto di citazionismo musicale che mescola l'indie rock di partenza alle musiche d'atmosfera. Ne è massimo esempio “Cronaca Nera”, omaggio ai poliziotteschi anni '70, ma anche “Revolver”, dove la talentuosa Rachele Bastreghi riesce a dominare la voce asservendola a un ritmo ansiogeno e al tempo stesso disperato.

La vera perla del disco rimane comunque “I Provinciali”, perfetto connubio fra elementi orchestrali e rock che denuncia la noia e la scarsità di interesse che si può vivere in provincia; dall'altro lato, “Un Romantico A Milano invece chiarisce lo smarrimento della figura del romantico nella grigia metropoli settentrionale. Il brano è, come ha confessato lo stesso Bianconi, dedicato a Bianciardi, il cui romanzo La Vita Agra era già citato in “Cinecittà”.

Gli arrangiamenti, sempre ben elaborati e lontani dall'essere barocchi (anzi, in “Perché Una Ragazza D'Oggi Può Uccidersi? la natura quasi spoglia della canzone è un pregio in più), ci conducono verso il finale pieno di speranza di “Cuore Di Tenebra”, lampante citazione di Conrad, in cui, forse banalmente, Bianconi ci suggerisce che il miglior antidoto al male di vivere di cui ha narrato finora è l'amore.

Per concludere, “La Malavita è un ottimo disco di canzoni pop rock ben fatte e dai temi affascinanti, forse il più genuino della rock band di Montepulciano, che si perderà fra tematiche e musiche sempre più complesse nei successivi “Amen”, I Mistici Dell'Occidente”, FantasmaUna pietra miliare del panorama indie italiano del decennio scorso.

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nebraska82 (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:12 del 6 novembre 2013 ha scritto:

il disco della maturità per Bianconi e soci, come il sussidiario era stato l'affresco degli ardori giovanili. "il corvo joe", i "provinciali" e "cronaca nera" il meglio qui presente,

salvatore (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:52 del 6 novembre 2013 ha scritto:

Gran bel cd! Inferiore, a mio avviso, solo ai primi due. Il più semplice e lineare della loro carriera. I brani che più mi piacciono: "il corvo joe", "i provinciali" e la meravigliosa "sergio". Peccato per "un romantico a milano" che trova una melodia vincente nella strofa e la perde un po' nel ritornello banalotto. Tutte le canzoni, però, si ascoltano con estremo piacere.

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:41 del 6 novembre 2013 ha scritto:

Amen gli è un gradino sopra, per complessità e coesione, ma nulla da ridire se lo trovi il loro migliore. Brani come I Provinciali e Il Corvo Joe non li hanno più imbroccati... Ed è stato un gran peccato. Un po' sfilacciato in coda, per me, e i pezzi interpretati dalla sola Rachele non sono i migliori (in Amen farà ben altro figurone e si denoterà...), ma rimane un gran disco.

Dr.Paul (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:45 del 6 novembre 2013 ha scritto:

salvatore, anche io preferisco (di gran lunga) i primi due dischi (e forse Amen) ma....anche questo è un grande album. si perde un pochino di qualità dalla traccia 8 fino alla 10, cmq grande talento questi tuscanian boys!

Sor90 (ha votato 7 questo disco) alle 22:19 del 6 novembre 2013 ha scritto:

Due ottimi singoli, (Un romantico a Milano" fra le melodie pop più ricercate che abbia mai sentito senza per questo perdere un filo di accessibilità nè di smalto con gli ascolti) e altre belle canzoni (Sergio, Revolver, Il Nulla, I Provinciali). Ma in generale trovo che non sia completamente a fuoco il mix fra nuovi arrangiamenti orchestrali e linee di synth (queste si ficcanti) come invece avverrà in Amen.

Sor90 (ha votato 7 questo disco) alle 22:20 del 6 novembre 2013 ha scritto:

Mmm ad Amen ho dato un 9, quindi potevo anche darlo 7,5 in effetti... Comunque bella recensione, ottimo inizio!

Simone Giorgio, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 22:27 del 6 novembre 2013 ha scritto:

ti ringrazio

forever007 (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:42 del 7 novembre 2013 ha scritto:

E' un album davvero forte e passionale, così come il tema che trattano i vari brani che si susseguono..a me dei Baustelle solo La moda del Lento e i Mistici non hanno molto colpito, quindi quando sento un album lineare e diretto come questo mi viene la pelle d'oca. Secondo me tra i brani migliori sicuramente Il corvo Joe(che non a caso mi fece commuovere al primo ascolto, tempo fà), ovviamente i Provinciali (anche se è troppo breve a mio avviso) Romantico a Milano e Cuore di Tenebra, nonostante anche gli altri siano strepitosi.

mendustry (ha votato 8 questo disco) alle 12:20 del 30 novembre 2013 ha scritto:

Ultimo grande disco dei Baustelle. Dopo di questo la band toscana s'è complicata la vita nel cercare una maestosità orchestrale che spesso risulta ridondante e superflua. Il "Sussidiario" e la "Malavita" restano i più fulgidi esempi di nuovo cantautorato italiano (e ci metto pure la "Spiaggia deturpata" delle Luci, ovviamente).