Baustelle
La Malavita
La Malavita è l'album per eccellenza dei Baustelle. Non solo perché segna il loro passaggio ad una major (la Warner) o perché è con questo che iniziano a circolare nel mainstream (nel giro di pochi anni finiranno al Primo Maggio come headliner e agli Mtv Days), ma perché segna anche le scelte stilistiche definitive del gruppo senese.
Difatti, durante le registrazioni si allontana gradualmente Fabrizio Massara, tastierista artefice della bella amalgama fra indie ed elettronica dell'esordio (Sussidiario Illustrato Della Giovinezza, 2000) e soprattutto della seconda opera della band, La Moda Del Lento, ricchissima di effetti e richiami dance ed elettronici. Il buon Massara finirà per uscire dal gruppo dopo la pubblicazione dell'album, segnando effettivamente la supremazia di Bianconi nel complesso.
Non a caso si avverte anche una decisa svolta cantautoriale, avvertibile non solo attraverso le musiche, come vedremo più avanti, ma anche nei temi: Bianconi abbandona il carattere personale dei pezzi dei Baustelle, che ancora richiamava la post-adolescenza nel disco del 2000, e si getta su temi esistenziali. Filo conduttore dell'album è infatti il montaliano male di vivere (da qui il titolo). Abbonda il pessimismo: su 11 brani, due parlano di un suicidio (il singolo trainante La Guerra È Finita e Perché Una Ragazza D'Oggi Può Uccidersi?), mentre altri si dedicano all'osservazione quasi deandreiana dei derelitti della società. Così, Sergio parla della figura dello scemo del villaggio, già presente in Un Matto, mentre ne Il Corvo Joe il volatile diventa metafora degli esclusi. Il tutto è servito su un piatto di citazionismo musicale che mescola l'indie rock di partenza alle musiche d'atmosfera. Ne è massimo esempio Cronaca Nera, omaggio ai poliziotteschi anni '70, ma anche Revolver, dove la talentuosa Rachele Bastreghi riesce a dominare la voce asservendola a un ritmo ansiogeno e al tempo stesso disperato.
La vera perla del disco rimane comunque I Provinciali, perfetto connubio fra elementi orchestrali e rock che denuncia la noia e la scarsità di interesse che si può vivere in provincia; dall'altro lato, Un Romantico A Milano invece chiarisce lo smarrimento della figura del romantico nella grigia metropoli settentrionale. Il brano è, come ha confessato lo stesso Bianconi, dedicato a Bianciardi, il cui romanzo La Vita Agra era già citato in Cinecittà.
Gli arrangiamenti, sempre ben elaborati e lontani dall'essere barocchi (anzi, in Perché Una Ragazza D'Oggi Può Uccidersi? la natura quasi spoglia della canzone è un pregio in più), ci conducono verso il finale pieno di speranza di Cuore Di Tenebra, lampante citazione di Conrad, in cui, forse banalmente, Bianconi ci suggerisce che il miglior antidoto al male di vivere di cui ha narrato finora è l'amore.
Per concludere, La Malavita è un ottimo disco di canzoni pop rock ben fatte e dai temi affascinanti, forse il più genuino della rock band di Montepulciano, che si perderà fra tematiche e musiche sempre più complesse nei successivi Amen, I Mistici Dell'Occidente, Fantasma. Una pietra miliare del panorama indie italiano del decennio scorso.
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