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R Recensione

6,5/10

Blank Realm

Grassed Inn

Agli austrialiani piace strano, e pischedelico. In questo caso, il quartetto (tutto in famiglia Spencer) di Brisbane al quarto album frulla una strana miscela di alternative americano (Sonic Youth su tutti), Velvet Underground e un po’ di isteria glam, mischiati a un gusto per il vintage tutto australiano. Dei Toy meno spaziali e più disarticolati, se vogliamo. Il risultato è un pop sbilenco dove il suono acidulo della chitarra si intreccia a synth caotici e organetti giocosi.

Il cantato, spesso a due voci in rimando ai Pixies, è volutamente sciatto: per scelta estetica, ma anche per necessità dato che le doti canore di Daniel Spencer, che deve vedersela al contempo con la batteria, non sono eccelse (e a volte diviene veramente disallineato, sentire l’intro di “Baby Closes The Door”).

Le canzoni rotolano (per una durata media di 5 minuti) su riff circolari e pattern caleidoscopici che a volte prendono la via della fuga. “Bulldozer Love” ad esempio, travolge coi suoi otto minuti (non tutti indispensabili) di mantra circolare a due voci su di un riff riecheggiante (i Temples che si danno alla jam session?) prima di tuffarsi in una coda rumoristica.

Oppure imperversano divertenti motivetti accattivanti come in “Falling Down The Stairs” contagioso baccanale a ritmo di organetto dotato di una subdola capacità di ficcarsi in testa.

Lo schema è chiaro: la chitarra disegna una struttura incalzante e spigolosa (vedere l’iniziale “Back To The Flood” dove la fa da padrone) e gli altri strumenti si inseriscono festosamente a rincorrersi mentre la sezione ritmica macina in quarti. Fa eccezione l’epica wave disturbata di “Violet Delivery”, coi synth che cazzeggiano sullo sfondo.

Il problema è lo sfruttare così tanto gli elementi costitutivi delle canzoni che appesantisce l’ascolto. Se negli episodi più tirati la formula funziona comunque (“Reach You On The Phone” ripercorre “Bulldozer Love”) lo stesso non si può dire di quelli più lenti (lo stomp sporco di “Even the Score” che ricicla lo stesso arpeggio per 5 minuti alla ricerca di un effetto Velvet Underground). Questo fa sì che servano svariati ascolti per distinguere bene le canzoni, il che non può che essere un demerito. Tuttavia, i momenti migliori restano impressi, per la loro vivacità ed esuberanza cromatica, facendo meritare ai Blank Realm un posticino in quel fermento di band nate lì, nella terra dei canguri.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 3 voti.
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Cas 6,5/10

C Commenti

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benoitbrisefer (ha votato 7 questo disco) alle 12:16 del 6 marzo 2014 ha scritto:

Questo disco non mi è dispiaciuto... certo a volerne trovare di difetti ce ne sono in abbondanza, ma queste nenie psichedeliche un po' sbilenche e a tratti più noise mi fanno venire in mente vecchi eroi ormai (quasi scomparsi): dai conterranei go-betweens, ai tanti gruppi del glorioso paisley underground (rain parade, green on red etc.) fino ai leggendari television (si veda la bella violet delivery). Questo disco non mi è proprio dispiaciuto!

Cas (ha votato 6,5 questo disco) alle 12:42 del 6 marzo 2014 ha scritto:

gli australiani sono fissatissimi con questo sound DIY "spiaggioso" sporco e sghembo (in particolare quelli legati all'etichetta Bedroom Suck)... a breve dirò la mia sui "vicini" Full Ugly.

piacevoli e non di più, sono in linea con la rece di Vito