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R Recensione

4/10

Bloc Party

Four

A quatto anni da “Intimacy”. Disco numero quattro. Quattro di nuovo i Bloc Party dopo che Kele sembrava ‘uscito dal gruppo’. Quattro i cerchi (ancora!) in copertina. Il titolo dell’album non poteva che essere quattro. E il voto pure.

Perché “Four” è, con pochi dubbi, il peggior album dei Bloc Party. “A Weekend in the City” era la versione moscia del loro apice, “Silent Alarm” (quello sì un gran disco), ma era tenuto a galla da qualche pezzo uscito dalle pieghe del predecessore. “Intimacy” era una contaminazione coraggiosa con le armi dell’elettronica, tra qualche caduta e molti bei momenti. “Four” vuole essere un ritorno al rock. Un ritorno in pompa magna. Uno di quelli che si facciano notare. E inosservato, purtroppo, non passa.

Se nella sua versione indie-rock la forza della band erano le stilettate nervose di chitarra, qua dominano i chitarroni caciaroni. Si cerca l’epica pacchiana, da band di provincia ‘che a noi ci piacciono i Muse’ ("So He Begins To Lie", “3x3”), o da gruppetto per pub ‘che noi siamo cresciuti col metallo e con lo stoner’ (“Kettling”), mentre dove si cerca di ricalcare le orme dell’esordio si finisce in pezzi orecchiabili, ma nel complesso inoffensivi (“Octopus”, “Truth”, “Real Talk”, con estrazione dal cappello persino di un banjo). Kele annaspa, e non riesce a far decollare le ballate (“Day Four”, sciapissima). La sezione ritmica, lungi dai dinamismi epilettici dei bei tempi, stagna in figure reazionarie, tirandosi dietro assoli di chitarra wannabe-grungettoni che Lissack avrà imparato dalla sua recente militanza negli Ash. L'effetto finale è un disordinato album da band epigonica.

Alla fine non si salva quasi niente. E ciò che si salva sta proprio verso la fine, da “V.A.L.I.S.” a “The Healing” (ritmo piazzato, archi, bel dialogo di Kele con le chitarre effettate e liquide, quasi dreamy, ben lontane dalle ruvidezze gratuite del resto del disco). Di certo non si salva “Coliseum”, che però vale la pena (letterale) di essere ascoltata quanto meno per l’incipit che plagia “Loser” di Beck (poi il pezzo svacca in machismo rockenrolle con urli ad minchiam).

Contare fino a quattro e passare oltre.

V Voti

Voto degli utenti: 4,8/10 in media su 6 voti.
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hiperwlt 3,5/10

C Commenti

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rdegioann452 alle 1:15 del 21 agosto 2012 ha scritto:

ancora non lo voto con sicurezza, ma siamo comunque sopra il 7. se proprio si vuole bocciare qualcosa almeno si argomenti come si deve. recensione inutile, nonostante sia un "contraddittorio", non mi dice nulla di più.

target, autore, alle 9:30 del 21 agosto 2012 ha scritto:

Dicci tu, allora, perché il disco è sopra il 7. Alcune spiegazioni per il mio 4 (quelle richieste da una recensione e non da un saggio scientifico), se leggi, le ho date.

hiperwlt (ha votato 3,5 questo disco) alle 9:59 del 21 agosto 2012 ha scritto:

sì, quasi nulla si salva Fra: disco semplicemente brutto

luin alle 10:04 del 21 agosto 2012 ha scritto:

Gli echi di Loser in Coliseum ci possono pure stare, ma il vero plagione è quello di En Papier dei These New Puritans in V.A.L.I.S.

target, autore, alle 23:56 del 21 agosto 2012 ha scritto:

Cosa mi tiri fuori! Sì, i 'ritornelli' si somigliano assai.

rdegioann452 alle 10:24 del 21 agosto 2012 ha scritto:

sinceramente la recensione non mi piace per come inizia, giocando banalmente sul numero quattro. poi il disco soggettivamente può piacere o meno. per esempio day four x me è la migliore. a me sembra oggettivo il fatto che i bloc party avrebbero potuto fare tutti i dischi come il primo (non dico al suo livello, ma senza cambiare sonorità). io oltre alla musica di per sé apprezzo i cambiamenti "scomodi", perché molti fan amano le minestre riscaldate. poi c'è chi boccia a priori qualsiasi percorso stilistico.

target, autore, alle 10:36 del 21 agosto 2012 ha scritto:

Mi pare di aver parlato discretamente bene di "Intimacy", disco per me da 6,5. I cambiamenti scomodi piacciono anche a me. Sono i Bloc Party che, con questo disco, hanno cercato di tornare indietro.

Voltaire (ha votato 4 questo disco) alle 11:31 del 21 agosto 2012 ha scritto:

E' rimasto solo il nome della band.. non mi è piaciuto

Randolph_Carter (ha votato 6,5 questo disco) alle 15:40 del 21 agosto 2012 ha scritto:

Certamente hanno perso buona parte della carica iniziale, e ripetono abbastanza quello fatto nei dischi precedenti, ma per me alcune canzoni vivaci, un singolo che funziona (Octopus) e la bella voce di Kele portano il voto oltre il sei!

Il punto forse è nella frase della recensione "si finisce in pezzi orecchiabili, ma nel complesso inoffensivi". Per me pezzi orecchiabili, ben prodotti, ben cantati, la sufficienza la valgono!

MASSIMO74 alle 13:31 del primo settembre 2012 ha scritto:

Per quanto mi riguarda sto' ascoltando ripetutamente questo nuovo cd dei Bloc Party...lo trovo decisamente migliore del precedente e al livello del loro ottimo primo lavoro. Quindi non capisco questi commenti negativi anche se gusti son gusti...le tracce migliori e che preferisco sono: Real Talk e Truth...

luin alle 21:36 del 5 ottobre 2015 ha scritto:

Non so se a qualcuno importa ancora dei Bloc Party nel 2015, ma notizia non recentissima è che l'attuale formazione (Tong e Moakes hanno abbandonato) comprende nientepopodimeno che Justin Harris dei Menomena al basso!