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R Recensione

8/10

Cymbals Eat Guitars

LOSE

Puntualmente finisco per fare l’opposto di quello che dico. Del tipo: “Meglio le more” ed eccomi con una bionda, “No le pizze bianche le odio” per poi scoprire immancabilmente di averne ordinata una… e via dicendo. Se provate a chiedermi, in musica: “Inghilterra o States?”, la mia risposta sarà sempre favorevole alla perfida Albione. Eppure, eppure... ultimamente gli artisti a stelle e strisce si stanno appropriando di sempre più pezzetti del mio cuore. Il meglio offerto dal menù americano degli ultimi tempi (Local Natives, Smiths Westerns, Cloud Nothings, Girls, Real Estate… Lasciamo stare gente tipo National che è semplicemente di un altro pianeta) va che è una meraviglia nelle mie cuffie.

Ed eccomi di nuovo pronto ad incensare un altro lavoro made in USA, dopo aver abboccato all’esca tesa dal singolo “Jackson”. I Cymbals Eat Guitars sono una creazione di Joseph D'Agostino, giunta dopo vari cambi di formazione al terzo disco, dedita ad un indie rock dalla matrice più classica (Built To Spill, Pavement) ma contemporaneamente vicina ai nomi più disparati della scena attuale. Affinato il senso pop e messe da parte alcune lungaggini inconcludenti del precedente “Lenses Alien”, “LOSE” è un disco che se ha un difetto, è quello di contenere tanta roba al suo interno, pur non in maniera strabordante e che quindi può lasciare un po’ interdetti ai primi ascolti, soprattutto durante le prime tracce.

Dicevo del singolo apripista “Jackson”: ai primi secondi sembra di sentire la dolcezza art-folk dei Local Natives sublimarsi in sfoghi chitarristici, fino a che non interviene un cantato dalle ascendenze emo, adattatosi per l’occasione ad una ballata. I riff di chitarra disegnano traiettorie malinconiche, pulitissime, prima di aprirsi nel finale, rincalzate dagli ottoni. Scuola canadese. Si passa subito (un po’ senza grazia) ad una cavalcata stile Japandroids come “Warning” ed al folk punk scalcinato di “XR” (armoniche scatenate e basso in fuga).

I Cymbals Eat Guitars piazzano a corrente alternata dei pezzi tirati più per le lunghe, costruzioni come “Places Names” le cui visioni lisergiche lasciano presto il posto ad un alt-rock di chiaro stampo novantiano. “Laramie” è un pastiche incredibile di generi: è una ballata retrò nella quale D’Agostino sfoggia un falsetto soul, è gli Smiths Westerns sparati nello spazio, è i Manic Street Preachers era "Generation Terrorists", incredibilmente. A ben ascoltare la sezione ritmica resta spesso salda a stilemi wave (che prendono il sopravvento nel singolo “Chambers”, a metà fra revival e i Peace).

Child Bride” è una ballata delicata, di scuola Pavement, dove però l’inserto del pianoforte (ancora una volta sentori di Local Natives) e certi accorgimenti in produzione evitano l’effetto revival. Basso pulsante e voce sbilenca aprono il power-pop di “Lifenet”. Ancora, in chiusura, contaminazioni soul (come dice il titolo stesso “2 Hip Soul”, memore di certo pop anni ‘70, ma, ancora meglio, delle atmosfere di un album come “Father, Son, Holy Ghost” dei Girls.

Non ce l’ho fatta ad evitare il track-by-track questa volta, ma la carne al fuoco è tanta, i nomi tirati in ballo anche. Però, per essere corretti bisognerebbe dire che quando si devono fare tanti riferimenti le cose sono due: o il disco è un minestrone o è un capolavoro. Qui siamo decisamente più verso il secondo. A ben vedere poi, buona parte dei nomi che ho fatto all’inizio sono saltati di nuovo fuori durante la recensione; ovvio che questo disco mi sarebbe piaciuto, no?

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Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 5 voti.
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JetBlack 7,5/10
Santi 7,5/10
REBBY 6/10

C Commenti

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salvatore alle 14:28 del 29 settembre 2014 ha scritto:

Vedo Vito, vedo l'otto: ascolto! E la dolcezza dei primi secondi di "Jackson" mi rapisce. Ma poi mi accorgo che rapisce dal primo all'ultimo secondo Bella dritta, Vito. E citi bene i Pavement, tanto più che anche nel cantato (con una voce che sembra un po' "buttata lì") li ricordano parecchio. Simpatico l'incipit (della recensione) in cui mi rivedo parecchio

Jacopo Santoro alle 17:32 del 29 settembre 2014 ha scritto:

Basta l'apertura di "Jackson" (Local Natives, ma sbaglio a sentirci anche gli Smashing Pumpkins?) per far comprendere lo spessore del disco. Tuttavia, la voce di Joseph D'Agostino proprio non mi garba, non c'è niente da fare. Ho come l'impressione che un altro personaggio, al microfono, avrebbe elevato ancor di più questo bel lavoro.

Sor90, autore, alle 20:47 del 29 settembre 2014 ha scritto:

Grazie del passaggio, "Jackson" è proprio il loro asso, ma ce ne sono altre sparse nel disco, di perle ("Laramie", "Chambers" tanto per dire). @salvo, tanta fiducia mi onora @Jacopo, come dice indirettamente Salvo sta anche li la bellezza di queste canzoni (la voce che si inserisce perfettamente negli episodi più "hard" ma che rappresenta una peculiarità in quelli più dolci, a mio modo di vedere) certo, questione di sensibilità personale. Ma forse perderebbero un po' di personalità non trovi? Per certi versi vedo D'Agostino un po' come il cantante dei Peace (anche lui a volte criticato). Gli Smashing Pumpkins, non so, forse più qualche apertura post-rock (per gli echi nelle distorsioni) o alcuni episodi dei Mew. Di "sbagliato" però in musica non si può parlare

hiperwlt (ha votato 6 questo disco) alle 19:54 del 30 settembre 2014 ha scritto:

Ascoltato, non mi dice granché. Sulla voce mi trovo assolutamente d'accordo con Jac. Comunque: diamo fiducia (soprattutto a Vito ) per qualche altro ascolto

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 11:30 del 6 febbraio 2015 ha scritto:

A mio parere più affini agli Smashing pumpkins che ai Mew (quelli di No more stories ..., che peccato purtroppo il titolo pare sia profetico...). Jackson ha almeno due tre marce in più rispetto agli altri brani.

target alle 14:38 del 6 febbraio 2015 ha scritto:

Rebby, no. Nessuna autoprofezia. I Mew sono tornati: il singolo nuovo, "Satellites", lo trovi sul tubo. Album nuovo il 27 aprile. Chiusa parentesi.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:09 del 6 febbraio 2015 ha scritto:

Questa si che è una bella notizia! ascoltato e letto (il nuovo album uscirà + o - il 27 aprile)

L'importante è che non esca il primo d'aprile eheh

Sor90, autore, alle 15:36 del 7 febbraio 2015 ha scritto:

Diciamo che entrambi sono due riferimenti un po' fuorvianti, rispetto al disco nella sua interezza. Qualche sprazzo di entrambi in "Jackson" ce lo si può sentire, ma rilancio la discendenza dall'asse Pavement/Built To Spill/Indie americano.

Sapevo che i Mew sarebbero tornati, grazie della notizia Targ!