EL VY
Return To The Moon
Disco di strana chimica, Return To The Moon. Un lavoro nei ritagli, dentro i vuoti e nelle pause delle carriere di Matt Berninger (The National) e Brent Knopf (Menomena, Ramona Falls).
Messa a nudo di solite instabilità; e, al contempo, modo per sfuggire dal burnout di tour estenuanti (Trouble Will Find Me), pescando nella solitudine di camere dalbergo liriche autobiografiche; e linee vocali, seguendo la ricerca pop e le sovrapposizioni di pattern di Knopf.
È, "Return To The Moon, home recording bilanciato per incastro d'identità e di estetiche messe in gioco. Il crooning di Berninger anima il proprio sé passato (i suoi anni di formazione, nell'Ohio) in un percorso di scoperta della propria storia (<<"Return To The Moon" is my most personal record, the most Ive ever dug into my own past to try and figure out why Im the way I am>> da NME), ficcandoci Cincinnati dentro pensieri persi, nei luoghi e negli ascolti ("I could hear / Husker Du and The Smiths / The Sluggos, The Cramps, go bup bup bup inside"), e in stati d'abbandono disperati ("Sitting outside the Jockey Club / crying in my 7-UP" da Paul is Alive).
Si canta il senso di perdita ("I'd never been so alone / till I read that the Minutemen were dead" da "It's A Game"; "Didi / if you leave / I'll cling to your sleeve" da "Careless"); si canta Didi (immaginando il disco come un musical punk rock, ma in scia Greese, in onore del defunto leader dei Minutemen) come fosse lo specchio di Berninger ("Didi I just saw the wildest thing / watched the sun just walk into the ocean / nothing I could do / gone before I knew" ancora "It's A Game").
C'è poi Knopf, che lo insegue su traiettorie art (le pieghe di riff distorti, "Sad Case", "Happiness Missouri" e "Need A Friend"; le ballate di raccoglimento, "No Time To Crank The Sun", "It's A Game" e "Careless"; le mutazioni compositive entro i pezzi, "Paul is Alive") e con umori eterogenei (le dimensioni più aggressive a erigere strutture e groove, quelle emotive le aperture e le melodie del disco: il tutto, bilanciato per gestalt); tendendo, nella ricerca, ad una forgia dalla fattezza assolutamente pop.
Un pop conciso e compatto, anche (eccelsa, in questo senso, la title track); così come di tagli (a rievocare, in certi riff di chitarra + basso, i Talking Heads) e fratture ritmiche, però incastrati pienamente con brillanti moti melodici (la tastierina di Sleeping Light, in cui è presente ai cori Ural Thomas, figura di spicco per la scena soul di Portland; la chitarra spezzettata di "Paul Is Alive"; il theme e l'intensa chiusa di "No Time To Crank The Sun"), a riversarsi a volte in un'elegante solitudine, altre in uno disorientamento apatico ("I can't move / I can't talk / I can't sleep / I can't walk"; ) e in uno scazzo esistenziale ("I'm the Man to Be", tra Pavement e spasmi funk: I'll be the one in the lobby / in the green collared fuck me shirt / the green one) in cui fingere benessere ("I'm peaceful cause my / dick's in sunlight") affogare tormento e derive di distruzione ("I'm drinking Malin and Goetz / under the bed").
Riesce il tentativo degli EL VY di non canalizzare le composizioni sotto l'egida dellepica National (la quale, nella sua decadenza, sfiora inevitabilmente certi pezzi, dando loro lineamenti senza tempo: No Time To Crank The Sun, apice); e riesce altresì ad essere compiuto, "Return To The Moon", nell'ottenere invece un proprio sound. Così come una, non proprio scontata in partenza, ragion d'essere anche per il futuro.
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