Glasvegas
Glasvegas
Si è detto di tutto sugli scozzesi Glasvegas, in Inghilterra hanno parlato ovviamente di “next big thing”, si è parlato del loro “wall of sound“ stile Phil Spector, il loro esordio è stato definito "l’apice del revival anni ’80". Tutte cose più o meno sensate, ma cosa rimane di questo debutto a quasi un anno dall’uscita dell’8 Settembre 2008 ?
Rimane un ottimo disco, non un capolavoro, ma un’opera ancora potente ed emozionante, anche se forse non completamente genuina. Infatti si sente pesante la mano di Rich Costey, già inventore di Muse e Franz Ferdinand, nell’attuale suono dei Glasvegas, questa trovata di mischiare armonia doo-wop, ritmi noise indie pop e riverberi alla Jesus and Mary Chain non sembra essere solo farina di James, Rob,Paul e Caroline.
Comunque sia, il tutto funziona e anche alla grande, Mr Allan ha tutte le doti ed il carisma di cui un leader necessita e cosa fondamentale: sa cantare !.
Infatti non tutte le miriade di indie/band che affollano le classifiche possono vantare un frontman del genere e cosa ancora più importante, non tutte queste band possono contare su di un disco d’esordio pieno zeppo di brani sopra la media come l’album in questione. Basta ascoltare la prima traccia, “Flowers & Football Tops”, per rimanere colpiti dalla potenza del “Glasvegas sound”: ritmica serrata e netta, chitarre ruvide e dilatate che incorniciano il cantato tragico e potente di Allan. Il pezzo si chiude sulla prima esplicita citazione d’annata…
Segue “Geraldine”, uno dei gioielli del disco per capacità di sintesi e commistione. Non è difficile infatti riconoscere nel brano il classico incedere in stile (new) new wave di gruppi come Killers ed Editors mischiato ad un particolare gusto per la melodia proprio del pop targato ’80. Prima di ascoltare “It's My Own Cheating Heart That Makes Me Cry” non avrei mai creduto che dall’unione tra Beach Boys e Jesus and Mary Chain potesse uscire qualcosa di ascoltabile, eppure, che sia genuino o meno, il risultato è una canzone affascinante ed incredibilmente emozionante.
Stesso discorso per la breve ma intensa “Lonesome Swan” che si avvale di un riff semplice ed efficace che ricorda gli inglesi Doves. Altro discorso merita invece la sorprendente “Go Square Go”, canzone dal sapore tradizionale sporcata dalla ruvidezza delle chitarre elettriche e da un ritornello di una carica incredibile. Gli anni '80 tornano potentemente in auge con “ Polmont on my mind” tipico brano dal sapore invernale dove la voce di Allan si alterna ad un riff ammiccante che s'insinua fin da subito.
“Daddy's gone” è probabilmente il brano che resterà nel tempo. Ad uno sporco intro che ricorda maliziosamente lo stile dei fratelli Reid, segue una melodia che si evolva e sembra viaggiare a ritroso fino ai dolci coretti sixties che, impattando con la durezza dei suoni elettrici, crea una disarmonia straniante ed affascinante. Passando attraverso la presuntuosa e prescindibile “stabbed” seguono “S.A.D. Light” e l'eterea “ ice cream van “ che senza impressionare tengono comunque alto il livello qualitativo del disco.
Un'opera che trae tutta la sua forza dall'omogeneità di un suono non originale ma molto personale che, se ripresentato in futuro, perderà inevitabilmente l'impatto attuale. Il secondo disco ci dirà veramente chi sono i Glasvegas, saranno ancora capaci di stupirci con effetti (quasi) speciali ?
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