Kaiser Chiefs
Off With Their Heads
Annunciato e strombazzato ai quattro venti “Off with their heads “ e’ il terzo disco dei Kaiser Chiefs, attesi aa un rilancio dopo gli alti e bassi del precedente “Yours truly, angry mob “ (che comunque ha dato modo alla band di Leeds di esibirsi anche con sir. Paul Mc Cartney e nei maggiori festival europei).
Bisogna riconoscerlo: la band ha il gusto per la melodia e riesce a giocare sul matrimonio tra i riff e le filastroccate strofe di Ricky Wilson, che parte in quarta con “Spanish metal “ dove a far la differenza sono le chitarre dal sapore appunto “Spanish”, condotte verso il classico schema musicale della band: strofa – ritornello, che diventa pungente in “Never miss a beat “ elettrizzata da un trascinante ritmo brit degno dei migliori Kaiser Chiefs: quelli che abbiamo apprezzato in “I predict a riot”.
Ovvio che in tutto il disco si punti molto sull’orecchiabilità, e sarebbe un peccato d'altra parte se non losi facesse: si ascoltino pezzi come “ I like too much “, che dondola malinconicamente ubriachi verso la strada di casa , o il pizzico di elettronica che contorna le ritmiche sempre mantenute alte e ballabili di “ Can’t say what i mean “ e della scanzonata “ Good days Bad days “.
Pochi i momenti nostalgici: spicca “Tomato in the rain “, che guarda agli anni '70 e ad uno stile retrò propiziato dalla presenza dell' organetto di rito, che si diluisce in maniera perfetta nell’atmosfera sognante creata dal pezzo. Poi ancora tanto indie brit non lontano dai primi Blur in “ Always happens like that “.
Per farla breve “Off with their heads” e’ un disco che mostra i limiti musicali della band ma riesce a colmarli in parte con l’orecchiabilità’ dei pezzi e con uno stile che diventa sempre piu’ riconoscibile: non sara’ questo il miglior disco della band ma qualche buona canzonetta c’è. Il resto scivola via senza far troppo la differenza.
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