Local Natives
Hummingbird
Sono tornati. Ma è come se fosse passata una generazione. Gorilla Manor, il debutto dei Local Natives, è ormai datato 2009, ma era bastato per inquadrare una band capace di riassumere a dispetto di tutto il concetto di indie e di folk. Quello che ci si aspettava da un album come Hummingbird non era quindi cosa facile da inquadrare. Bisognava di certo virare altrove e mantenere alta l'elitarietà che un gruppo come i Local Natives ha ben rappresentato, confrontandosi con suoni come quelli già sperimentati negli echi vocali dei Fleet Foxes e nei viluppi acustici dei Grizzly Bear. E ci sono riusciti.
Quello che abbiamo di fronte con Hummingbird è un lavoro maturo. La produzione si è allargata e i concetti si sono estesi, diventando più seri, melanconici e meditabondi, concetti che nel lavoro precedente rappresentavano solo una potenza mai giunta all'atto. La risultante può essere scioccante, tanto da dire che si è aperta per la band losangelina una stagione completamente nuova.
Un'apertura che già ha del vissuto e dell'onirico con You & I, per spostarsi sui toni acustici di Ceilings. Il sentiero è questo, versatile, inaspettabile (si pensi alla caotica Wooly Mammoth e al rallentamento respiratorio di Three Months e Columbia, dove il pianoforte compete solo con le esplosioni vocali e l'arricciarsi barocco degli strumenti in fila indiana uno dopo l'altro). Si punta direttamente a strappare tutti gli organi interni, immobilizzati in Black Spot e dichiarati deceduti in grande stile.
E' un gioco coraggioso quello dei Local Natives, che può essere accettato o meno. Pochi sono i problemi incontrati nel tragitto, tra cui forse una presenza poco massiva del batterista Matt Friezer, che in Gorilla Manor aveva dato rare prove di maestria, facendo fremere le ossa con innegabile gusto creativo. Si tratta di una passeggera crisi di identità? Di un cambio di percorso ormai deciso? Che i Local Natives abbiano perso la grinta e la vitalità di quattro anni fa non è un dato di fatto per chi considera Hummingbird come il palese tentativo di una giovane band di puntare, con gestualità acrobatica, verso l'alto.
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