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R Recensione

7,5/10

Local Natives

Hummingbird

Sono tornati. Ma è come se fosse passata una generazione. Gorilla Manor, il debutto dei Local Natives, è ormai datato 2009, ma era bastato per inquadrare una band capace di riassumere a dispetto di tutto il concetto di indie e di folk. Quello che ci si aspettava da un album come Hummingbird non era quindi cosa facile da inquadrare. Bisognava di certo virare altrove e mantenere alta l'elitarietà che un gruppo come i Local Natives ha ben rappresentato, confrontandosi con suoni come quelli già sperimentati negli echi vocali dei Fleet Foxes e nei viluppi acustici dei Grizzly Bear. E ci sono riusciti.

 Quello che abbiamo di fronte con Hummingbird è un lavoro maturo. La produzione si è allargata e i concetti si sono estesi, diventando più seri, melanconici e meditabondi, concetti che nel lavoro precedente rappresentavano solo una potenza mai giunta all'atto. La risultante può essere scioccante, tanto da dire che si è aperta per la band losangelina una stagione completamente nuova.

 Un'apertura che già ha del vissuto e dell'onirico con You & I, per spostarsi sui toni acustici di Ceilings. Il sentiero è questo, versatile, inaspettabile (si pensi alla caotica Wooly Mammoth e al rallentamento respiratorio di Three Months e Columbia, dove il pianoforte compete solo con le esplosioni vocali e l'arricciarsi barocco degli strumenti in fila indiana uno dopo l'altro). Si punta direttamente a strappare tutti gli organi interni, immobilizzati in Black Spot e dichiarati deceduti in grande stile.

E' un gioco coraggioso quello dei Local Natives, che può essere accettato o meno. Pochi sono i problemi incontrati nel tragitto, tra cui forse una presenza poco massiva del batterista Matt Friezer, che in Gorilla Manor aveva dato rare prove di maestria, facendo fremere le ossa con innegabile gusto creativo. Si tratta di una passeggera crisi di identità? Di un cambio di percorso ormai deciso? Che i Local Natives abbiano perso la grinta e la vitalità di quattro anni fa non è un dato di fatto per chi considera Hummingbird come il palese tentativo di una giovane band di puntare, con gestualità acrobatica, verso l'alto.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 11 voti.
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Cas 8/10
loson 5/10
salvatore 8,5/10
mavri 7/10
Sor90 8,5/10
plaster 5,5/10
REBBY 7,5/10

C Commenti

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Cas (ha votato 8 questo disco) alle 11:30 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

Bellissimo lavoro! Vicinissimi alla proposta dei Darcys, i Local Natives riescono ad essere più incisivi e concisi. La proposta, mutuata da gente come Maccabees, Foals, Wild Beasts, nelle mani di Kelcey Ayer e soci converge verso un pop raffinato, sofisticato, austero. Ma mai freddo o inespressivo. Strutture pop levigate, geometriche, dove la sapienza in fase di arrangiamento (gli incastri traslucidi -ora sullo sfondo ora in primo piano in un gioco di saliscendi- tra patterns di chitarra effettata, gli intrecci vocali, la precisissima sessione ritmica) va di pari passo alla brillantezza melodica (Heavy Feet, Ceiling, la stupenda Three Months). Insomma, unire cervello e cuore per un album pop sopraffino.

salvatore (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:51 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

"Colombia" è uno spettacolo, come tutto il disco...

Tornerò per qualche considerazioncina

Sor90 (ha votato 8,5 questo disco) alle 19:49 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

L'hai detto salvatore! Secondo me superiore anche a quello dei Foals

salvatore (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:52 del 22 febbraio 2013 ha scritto:

Con i Foals sono ancora ai primi ascolti. Per il momento, però, la penso come te. Questo dei Local Natives è un lavoro sicuramente più vicino ai miei gusti

nebraska82 (ha votato 7 questo disco) alle 14:08 del 22 febbraio 2013 ha scritto:

Molto ben fatto a un primo ascolto.

salvatore (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:47 del 24 febbraio 2013 ha scritto:

Fino ad ora avevo aspettato a votarlo, pur avendolo ascoltato tantissime volte nelle ultime settimane, perché incerto sul voto. E' un album che mi ha svelato subito la sua bellezza e temevo calasse sulla lunga distanza. Fortunatamente ciò non è avvenuto (anzi, se possibile, è ulteriormente salito)... Mi piace perché è semplice, ordinato (la sezione ritmica, che sembra invisibile, fa un lavoro eccelso), elegante, pulito (le chitarre (ri)splendono), geometrico (come dice giustamente Cas), punta tutto sulle melodie (e fa bene, perché sono la carta vincente dell'album) e riesce a fondere perfettamente classe inglese e appeal americano. Il gioco delle influenze potrebbe farsi lunghissimo, ma io lo riassumerei nel quadrato che porta ai suoi vertici Grizzly Bear e Fleet Foxes da una parte e Coldplay e Wild Beasts dall'altra. L'ascolto più bello di questo inizio anno grazie ad almeno 7 canzoni su 11 che fanno centrissimo : Colombia, Ceilings (forse la mia preferita, con un testo bellissimo), You and I, Heavy Feet, Breakers, Three Months, Mt. Washington. Credo rimarrà a lungo sul mio lettore Mp3...

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 11:26 del 12 marzo 2013 ha scritto:

faccio miei i commenti di Sal e Matteo; aggiungo anche qualche eco National (specie nella sessione ritmica: "heavy feet" su tutte) e una produzione raffinata e insieme incisiva (aaron deesner). "colombia", "you and I" (wild beasts + maccabees?), "ceiling" da lasciare senza parole da tanto sono belle.

Sor90 (ha votato 8,5 questo disco) alle 19:23 del 4 aprile 2013 ha scritto:

Già disco dell'anno

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:25 del 23 maggio 2013 ha scritto:

Davvero un ottimo lavoro, senza grossi buchi: timbro vocale notevole, creatività, giusta mescolanza tra ritmo e pacatezza, eclettismo. Meravigliosa la doppietta iniziale "You & I" e "Heavy Feet". Altrettanto belle "Breakers" e "Three Months" e, più tardi, "Colombia". Sono finalmente riuscito ad approfondire un disco che inaspettatamente cresce ascolto dopo ascolto.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 18:56 del 5 giugno 2013 ha scritto:

eh be'...

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 19:37 del 7 giugno 2014 ha scritto:

Dopo un buon debutto un ottimo sofomoro ghgh

Ai californiani tender le orecchie verso Albione fa sempre bene eheh